Pisa – L’ict non è roba da donne? E’ il titolo provocatorio del convegno che si terrà venerdì 9 novembre a Pisa, organizzato dal dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’Università.
Arriveranno scienziate da ogni parte d’Italia e saranno la smentita vivente di questo luogo comune. Parleranno del loro lavoro nel campo della robotica, radar, ingegneria informatica pura, automazione. E’ una generazione di donne fra i quaranta e i cinquanta anni che vuole raccontare la propria esperienza e aiutare a colmare il gender gap che purtroppo esiste nel campo delle nuove tecnologie.
“Siamo sensibili da tempo a questa tematica – dice Lucia Pallottino, una delle organizzatrici del convegno, docente di robotica -, l’idea ha preso corpo in seguito a un progetto di Ateneo che ha analizzato le carriere accademiche di uomini e donne”. Non c’è discriminazione, dicono le docenti. E questo è assodato.
Tuttavia le donne che lavorano in ambito scientifico sono poche. “A medicina, ad esempio, partono in tante, ma poi non fanno carriera e ai massimi livelli del percorso professionale ci sono solo poche mosche bianche. A Ingegneria dell’informazione va molto peggio: le donne iscritte sono scarsissime. E non è solo un dato italiano. A livello mondiale le donne che scelgono il nostro iter di studi universitari sono appena il 3%”. Eppure non è così nell’arco di tutta la vita. Certe statistiche americane dicono che le bambine fra i 6 e i 12 anni coinvolte in attività scientifiche o tecnologiche sono più dei maschi: circa il 66% di coloro che si dedicano a queste discipline. Ma già in fase adolescenziale, fra i 13 e i 17 anni, la percentuale cala drasticamente al 32%, per poi crollare letteralmente in fase di scelte universitarie: le donne rappresentano appena il 4% degli iscritti alle università tecnico-scientifiche”.
Perché le ragazze scelgono altri mondi culturali? Forse perché le professioni future sono difficili o non consentono di conciliare gli impegni familiari: “Consideri che nel settore della robotica cinque o sei mesi ‘persi’ per una gravidanza, equivalgono a un anno e mezzo di know how da recuperare, tanto sono veloci i progressi della ricerca”. E poi ci sono altri punti dolenti: la disparità di stipendio, la bassa presenza femminile nei centri decisionali. C’è un indicatore sintetico che misura l’uguaglianza di genere in questi ambiti: 1 equivale alla perfetta parità, zero l’assoluta discriminazione: “Il nostro Paese si colloca intorno allo 0,6/0,7: siamo terz’ultimi a livello europeo”.
Su questi temi si interrogano, e continueranno a interrogarsi per anni, i sociologi. “Noi non vogliamo affrontare questi argomenti, vogliamo invece mostrare i risultati scientifici ottenuti da donne che lavorano nell’ambito Ict”. Dal punto di vista occupazionale è un settore che offre enormi opportunità. Laureati e laureate che escono da Ingegneria dell’informazione hanno già in tasca un contratto di lavoro. Questo Convegno vuol dire alle donne: noi ce l’abbiamo fatta, venite anche voi.
Info: https://www.dii.unipi.it/news/events/lict-non-%C3%A8-roba-da-donne