Schiaffi alla Francia: perché maltrattare i cugini d’oltralpe?

Firenze – E’ un espediente  di antica data trovare un “nemico” esterno per  mascherare le difficoltà interne. Si è provato a dare all’Europa la colpa di tutti i nostri problemi ma lo spread e i mercati ci hanno costretto a fare retromarcia. E allora, quale bersaglio migliore della  Francia, storica rivale dell’Italia  fin dai tempi dei Vespri siciliani ? Nella nostra memoria storica c’è il ricordo di Pier Capponi, della disfida di Barletta ma un certo Vercingetorige  potrebbe a sua volta lamentare i soprusi dei colonizzatori romani.

Nel 1881 ci fu la disputa coloniale per la Tunisia passata alla storia come  “Lo schiaffo di Tunisi”  in quanto i francesi anticiparono gli italiani nell’instaurare un protettorato. E la nostra infelice alleanza  con   l’Austria –Ungheria e la Germania (la Triplice Alleanza poi ribaltata nel 1915, con conseguenti accuse di “tradimento”) fu stipulata in funzione antifrancese.

Tralascio le rivendicazioni del ventennio con tanto di “a chi la Corsica? A noi!”, dimenticando che  la Corsica non era stata conquistata ma venduta alla Francia e tralascio anche le sciagurate vicende del 1940 con l’aggressione alla Francia già  sconfitta  e alla successiva ritorsione di De Gaulle che nel 1945 rivendicò  territori italiani.

Nel dopoguerra, per fortuna,  i conflitti sono stati soprattutto calcistici ( una vittoria sulla Francia  è sempre la più gradita), ma anche economici.  Se un’azienda italiana  viene acquistata da americani,  arabi, indiani  ci sono commenti di soddisfazione se lo fanno i francesi …. apriti cielo!  Arrivano articoli con titoli del tipo  “ci portano via tutto”.

E allora perché non fare leva su queste spinte emozionali su un’opinione pubblica disposta ad accoglierle ?

Ecco che arriviamo ai fatti di questi giorni.  Certo la Francia non sarà molto contenta del diniego alla Torino – Lione quando si troverà con una linea ferroviaria inutilizzabile. Ma conoscendo l’orgoglio transalpino,  l’incontro con i gilet gialli considerato interferenza in affari interni appare un vulnus intollerabile. L’Ansa (Parigi richiama l’ambasciatore Ansa 8 febbraio)  sottolinea che il richiamo dell’ambasciatore è un provvedimento grave che non avveniva dal  1940.

E non credo che getti acqua sul fuoco Di Battista (che  mi sembra sempre più quello che detta la linea nella maggioranza di governo) quando dichiara che  “più che l’ambasciatore in Italia, suggerisco a Macron di richiamare i dirigenti francesi che dettano ancora legge nelle banche centrali africane”…    ritornando  fino alla noia sulla vicenda del franco FCA nonostante sia stata smentita da autorevoli economisti  e politologi….

Che le migrazioni dei disperati siano provocate dalla valuta francese è una tesi difficile da sostenere  ma serve a rinfocolare una polemica che trova ben disposta  la “pancia” di una certa opinione pubblica.

Però ad ogni azione  corrisponde una reazione.  Come  stupirci allora dell’ironia  del portavoce del governo  francese Benjamin Griveaux che “Le «battute» di Luigi Di maio e Matteo Salvini sulla Francia «non hanno evitato all’Italia di entrare in recessione»

Machiavelli diceva che cum parole non si mantengono li Stati.  Con le battute, ancora meno. Si possono vincere le elezioni a forza di slogans ma in Europa è difficile trovare spazio e si finisce per  essere emarginati.

Tra l’altro, i nostri partners europei sono più abituati ai fatti che alle parole e  questo tira e molla  tra mosse ostili e dichiarazioni che i rapporti non sono in discussione e poi con Salvini che dice che non ha più guance da porgere e detta condizioni per incontrare Macron, non fa certo una  favorevole impressione in Europa.

Ma allora se l’obiettivo dell’Italia è di isolarsi e poi di uscire dall’Europa è bene che Di Maio e Salvini lo dicano apertamente nella prossima campagna elettorale

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