Scheletri nell’armadio: la grande Joséphine ammirava l’Italia fascista

Parigi – Gli scheletri nell’armadio spesso colgono di sorpresa. Del tutto inattesi sollevano lembi di  realtà ben tenute celate  o curiosamente rimosse. Come nel caso di Joséphine Baker, la celebre artista che per meriti di resistenza durante la seconda guerra mondiale è da poco entrata al Pantheon. Nel novembre del 2021, a 47 anni dalla sua morte,  la travolgente ballerina é stata infatti premiata per il ruolo svolto non solo nella lotta contro i nazisti ma anche per la sua battaglia contro il razzismo  e l’emancipazione dei neri col diventare la sesta donna e la prima di colore  a figurare nel  « tempio »  che celebra  chi ha onorato la Francia. Una celebrazione, voluta dal presidente Emmanuel Macro, pienamente giustificata da questa artista che, nata negli Stati Uniti, tanto aveva  rischiato durante la guerra per la  sua nuova patria, quella Francia che le aveva aperto le porte del successo e della popolarità, con attività di spionaggio.

Si è però non poco perplessi scoprire, sulle pagine del settimanale satirico Le Canard enchainé, uno sconcertante capitolo della sua vita. A scriverlo, nel lontanto 1935, è Henri Jeanson, giornalista e grande sceneggiatore, cui non sono passati inosservati i commenti di Joséphine Baker sulla guerra coloniale che l’Italia sta sferrando in Etiopia. «  Siamo ben costretti a constatare che il conflitto italo-etiopico sta entrando in una fase seria dal momento che Joséphine Baker ha preso posizione nel dibattito » ironizza Jeanson . « In effetti dalle pagine del Journal la celebre étoile nera si rivolge ai suoi fratelli di colore per far causa comune con l’Italia per abbattere i selvaggi etiopi » scrive riportando che la ballerina che aveva rivoluzionato il music hall parigino aveva dichiarato « Non penso alla danza, penso all’Abissinia e ai miei fratelli d’America. E intendo fare un grande manifesto per tutti i neri del mondo perché si schierino non dalla parte del Negus ma con l’Italia ».

La ballerina, precisa, è appena tornata dall’Italia  in compagnia del marito Pepito Abatini .. e non avendo potuto vedere il papa « ha visto Mussolini ». Secondo Jeanson insomma Baker « parte in guerra » per «schierarsi arditamente a favore della civiltà ». Una presa di posizione che certo, alla luce della sua poi tanto affermata solidarietà contro le discriminazioni razziali, lascia a dir poco sconcertati.

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