Scava che ti riscava, spunta una vecchia chiesa

Via Ariosto a Reggio: mentre le ruspe lavorano per il progetto nazionale del Ducaro Estense, affiorano i resti della chiesa di San Leonardo

Nel corso dei lavori di riqualificazione di via Ariosto – opere di restauro e valorizzazione della Passeggiata Settecentesca, previste dal Progetto nazionale Ducato Estense – sono emerse, a una profondità di circa 40 centimetri sotto il livello attuale della strada, alcune tracce di strutture, quasi certamente riferibili alla chiesa di San Leonardo, risalente al XIII secolo e oggi scomparsa.

Si tratta dei perimetri delle tre absidi, quella centrale e le due laterali, dell’edificio, rinvenute al centro della strada.

Dell’edificio rimangono tracce delle fondazioni in pietra delle absidi, orientate liturgicamente verso Oriente, assieme ai primi filari delle murature in mattoni e alcuni frammenti di intonaci bicromi, in bianco e rosso. Inoltre sono stati rinvenuti alcuni lacerti di pavimento in cotto, di epoca molto più recente, risalenti probabilmente al XVIII secolo. Secondo le ricostruzioni storico-archeologiche, e come si desume anche dalla pubblicazione ‘Arte e storia nelle chiese reggiane scomparse’ di Elio Monducci e Vittorio Nironi (1976), la chiesa di San Leonardo venne rasa al suolo con ogni probabilità alla metà del Settecento, per far posto all’area di pertinenza del monastero di Sant’Ilario, che veniva costruito nella zona oggi occupata dalla Casa del Mutilato e da largo degli Alpini, a sua volta scomparso.

Dopo il rinvenimento e la pulizia dei reperti, nei prossimi giorni si svolgeranno rilievi topografici e tridimensionali, per meglio georeferenziare le strutture e realizzare una adeguata documentazione, dopodiché esse saranno conservate sul posto e ricoperte. Gli accertamenti archeologici si concluderanno prevedibilmente la prossima settimana.

Le operazioni di rilevamento e tutela archeologica non modificheranno l’andamento temporale del cantiere in corso.

Gli accertamenti di carattere archeologico avvengono sotto la direzione scientifica di Annalisa Capurso, funzionaria archeologa della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, e con l’intervento dell’archeologo Nicola Cassone del Comune di Reggio Emilia.

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