Solo a Reggio avrebbe potuto capitare che l’azienda multiutility dell’acqua Iren fosse costretta a giustificare in Commissione consiliare il recente accordo con l’israeliana Mekorot (azienda super avanzata che rifornisce d’acqua Cisgiordania, Giordania a Gaza), come fosse responsabile di chissà quale violazione dei diritti umani. Ma nonostante il blitz di quelli di Aq16 negli uffici Iren, con fumogeni e urla belluine rivolte ai dipendenti e la meno movimentata ma non meno ideologizzata manifestazione delle Donne in Nero reggiane, il sindaco di Reggio Luca Vecchi ha difeso l’accordo a spada tratta. Dando prova di uno scatto di dignità liberale e democratica che si credeva archiviata.
Anche perché, mentre quelli di Iren ed il primo cittadino rispondevano in Commissione ai contenuti assai discutibili presenti nell’ordine del giorno di Lucia Piacentini, cattodem che, forse sull’onda della schleinizzazione del partito, gettando il cuore oltre l’ostacolo è arrivata a definire la Mekorot “cobelligerante” (neanche fosse la milizia Wagner che da mesi in Ucraina tira bombe e granate contro le case popolari dei civili inermi), in sala Tricolore andava in scena il voto della maggioranza per la cittadinanza onoraria di Assange.
Ma il sindaco Vecchi questa volta si è stufato della retorica anti-israeliana un tanto al chilo sbottando in Commissione come la stessa Iren nella persona del Responsabile internazionalizzazione Enrico Pochettino, il quale ha smentito radicalmente la vulgata secondo cui la Mekorot sarebbe colpevole di assetare i Palestinesi. Al contrario, dicevamo, rifornisce d’acqua quei territori anche oggetto di contesa. Israele rimane infatti fino a prova contraria, l’unica democrazia compiuta in un Medio Oriente popolato tuttora da macellai alla Assad e da fanatici come i miliziani di Hamas ed Hezbollah. Ma da qualche tempo anche i piddini che un tempo accoglievano Renzi a Reggio come il nuovo Messia, girano indossando l’eskimo ed il Manifesto sottobraccio come il ragionier Ugo Fantozzi dopo l’incontro col mitico Folagra.
Un bravo dunque al primo cittadino reggiano: promuovere una politica di dialogo in un’area dove l’odio la fa da padrone (Reggio ha un patto di gemellaggio con la cittadina palestinese di Beit Jala, dunque l’accordo Iren-Mekorot va in questa direzione) è innanzi tutto un atto di buon senso. Ma a Reggio può inimicarti per sempre minoranze sempre più minoritarie chiassose e di estrema sinistra convinte che in Terra Santa il torto sia tutto degli Israeliani e la ragione stia tutta dalla parte dei Palestinesi. Che nel frattempo farebbero meglio a trovarsi rappresentanti più presentabili rispetto ai miliziani di Hamas, tipacci che quanto a rispetto dei diritti umani, dei gay e delle donne sono ancora fermi non al Medio Evo (che sarebbe già qualcosa) ma all’Età della Pietra.