Firenze – Un bianco scalone si inerpica fra quanto è rimasto della campagna fiorentina, fra ville storiche e dolci alture, all’interno del villaggio dell’European University Institute “EUI Flat”, situato a pochi metri, sulla via Faentina, dalla prima casa del borgo Ponte alla Badia. Un bianco, sfolgorante scalone che serve, almeno così appare ai cittadini che lo hanno segnalato, a insegnanti e studenti del villaggio, per accedere per via pedonale alle aule dislocate fra ville e giardini.
Allora cosa cè di male? “Non vogliamo fare polemiche di retroguardia sull’uso del territorio – dicono i cittadini che hanno segnalato l’opera alla redazione di Stamp Toscana – non vogliamo ricordare che l’operazione del villaggio ha stravolto ettari e ettari di campagna fiorentina, ma una cosa vogliamo dirla: al di là della necessità dello scalone, almeno si poteva decidere di costruirlo in materiale meno impattante e invasivo, rispettoso del territorio”.
Ecco, il problema, al di là della “colonizzazione” della collina, è proprio questo: almeno, cercare di rendere le opere meno impattanti e il più possibile contigue al paesaggio intorno. E quella lunga scala bianca che splende al sole fra olivi e cipressi e prati, proprio non lo è.
“La scalinata che sale verso la Badia Fiesolana partendo dal parcheggio a destra del borgo, è privata ed è molto, anzi troppo, evidente e disturbante anche per chi sale velocemente in macchina – segnalano i cittadini – è una striscia bianca che contrasta con l’uliveto all’interno del quale è stata costruita (… che dire poi del parcheggio a lato? Enorme! Anche qui avranno certamente demolito un terreno coltivato). E’ stata venduta mezza Firenze e questo bottino ormai privato non è in mano a mecenati illuminati. I pezzi di territorio “rimodernati” sono sfruttati per scopi speculativi. La città con i suoi abitanti non ha nessun riscontro se non la perdita della memoria di ciò che era”.
Concludono i cittadini: “Non si riesce a capire perché la Sovrintendenza abbia dato il consenso a questa costruzione, comunque se proprio si voleva dare il permesso si poteva costruire con altro materiale”.