Saverio Marconi torna in scena come attore con un personaggio che emoziona e sorprende, scegliendo il testo di Schmitt, già straordinario successo di pubblico e critica in Europa. Il titolo dell’opera fa riferimento a Enigma Variations, composizione del musicista inglese Edward W. Elgar, quattordici variazioni su una melodia che sembra impossibile da riconoscere, così come Schmitt sembra concepire il rapporto tra gli esseri umani come qualcosa che possiamo solo intuire. Per mettere in scena questo spettacolo è stato scelto un luogo esclusivo del Teatro Verdi di Firenze, la Sala della Musica all'interno dell'Hotel Relais Santa Croce, nel centro storico di Firenze.Marconi ha collaborato con Eric Emmanuel Schmitt per l’edizione francese del musical Nine diretta alle Folies Bergère. Le Variazioni enigmatiche è stato già straordinario successo di pubblico e di critica in Europa, in Francia è stata interpretata da Alain Delon, in Inghilterra da Donald Sutherland.
Il titolo dell’opera fa riferimento a Enigma Variations, composizione del musicista inglese Edward Elgar, quattordici variazioni su una melodia che sembra impossibile da riconoscere, così come Schmitt sembra concepire il rapporto tra gli esseri umani come qualcosa che possiamo solo intuire. Un testo mai prevedibile, che alterna sentimenti con drammatici colpi di scena, in cui l’ironia più tagliente si trasforma in commozione, la tenerezza in folle crudeltà. È la storia del confronto disperato fra due uomini, Abel Znorko, misantropo, Nobel per la letteratura che si è ritirato a vivere da eremita in un’isola sperduta del mare della Norvegia, vicino al Polo Nord, ma conserva un intenso rapporto epistolare con la donna amata, e Erik Larsen, sconosciuto giornalista cui lo scrittore concede un’intervista. L’incontro, tra ferocia e compassione, si trasforma in una sconvolgente scoperta di verità taciute e dell'illusione in cui i due si sono calati.
Saverio Marconi, 63 anni, attore cinematografico e teatrale, e regista teatrale. Inizia studiando alla scuola di recitazione della grande attrice Dory Cei, a Firenze. Nel 1970 Garinei e Giovannini gli danno la prima scrittura nazionale in una produzione di prosa. Dagli anni Ottanta è il re indiscusso del musical italiano.
Il nostro Franco Mariani ha intervistato per noi il regista-attore.
Marconi come si diventa primi nel proprio settore? “Beh, guarda, si tratta di saper fare il proprio lavoro. Esistono due modi di lavorare: uno con cui si vuole affermare il proprio ego; l'altro che consente di soddisfare i propri desideri. Io adopero il secondo! Ho tanti desideri, ho sempre amato il musical e quindi lavoro per soddisfare i miei desideri, sono un drogato! Quando mi accorgerò che devo lavorare per routine, smetterò”.
La Compagnia della Rancia e Saverio Marconi, un binomio di successo che continua da 28 anni? “La Compagnia è stata fondata nel 1983 e riconosciuta solo tre anni dopo, ma già tre anni prima avevamo fondato la scuola di recitazione. Nel 1988 abbiamo cominciato a fare musical con personaggi come Edy Angelillo e Giampiero Ingrassia che, allora, non erano delle star. Poi ho fatto ‘A Chorus Line’. Quando nel 1996 ho realizzato la prima edizione di ‘Cantando sotto la pioggia’, Raffaele Paganini è stata la mia prima vera star. Io ho cominciato nel 1988, a 40 anni. Lavorare con una star è difficilissimo, non è che tu chiami la star e quella viene. Io mi sono costruito la mia carriera e sono stato onesto con me stesso e con gli altri”.
Ma Saverio Marconi frequenta il mondo del teatro ? “No,non ne vedo. Io sono molto pigro. Amo molto stare a casa mia, non abito né a Roma, né a Milano, quindi appena posso mi godo il fine settimana, che per me è sacro! Quelle rare volte mi informo sempre molto bene, perché se per caso non è bello, non voglio andare a salutare dietro le quinte gli attori dicendo cose che non penso realmente”.
Come vive Saverio Marconi? “Io vivo molto alla giornata e d'altra parte questa è un po' la situazione del teatro musicale italiano. Sono vicino alla pensione”.
Come ricorda la sua Firenze ? “Ho vissuto a Firenze prima e dopo l'alluvione fino ai primi anni 80. Ho studiato al liceo artistico in piazza San Marco e poi all'Accademia per tre anni, scenografia. Ho fatto il teatro in vernacolo con personaggi come Dory Cei, che mi ha insegnato tutto, e a cui devo tantissimo, Wanda Pasquini, il Nannini. Ci lavoravo il sabato e la domenica e l'estate tutti i giorni. Il teatro era sull'Arno”.
Sono diversi da quelli di un tempo i ragazzi che si presentano oggi ai provini? “A volte non so chi scegliere. Quelli di oggi hanno un energia, e poi sanno ballare e recitare. Ricordo ancora i provini di ‘A chorus line’, quando arrivava un ballerino intonato facevamo i salti di gioia. Adesso selezioniamo per il timbro di voce”.