Firenze – Primarie o non primarie, la prova di folla che ieri sera ha incoronato la candidata ufficiale del Pd Sara Funaro, fa saltare tutti i dubbi e riduce simbolicamente al silenzio i “pasionari” della scelta dal basso. Perché mille posti pieni dentro e circa 600 persone fuori dal Palacongessi impossibilitate ad entrare per esaurimento posti, rappresentano politicamente il primo dato: il Pd si muove con una candidata non solo credibile ma condivisa dalla base, anche se la base non ha potuto votarla. Ma stasera sono lì, cittadini e cittadine, nella prima sera di freddo glaciale di questo mese, un vento che taglia col coltello, ad ascoltare e applaudire “la Sara”. “Avevamo detto che era la scelta giusta”, già gongola qualcuno, mentre con gli occhi cerca di individuare amici e sodali fra la folla.
Inizio in ritardo, qualcosa ricorda un po’ troppo forse lo stile Leopolda, stacchetti musicali, video, giovani e meno giovani protagonisti di start up, un giovane e blasonato artigiano, una grande e comunicativa Manu Lalli (Venti Lucenti) che tesse le lodi dell’amministrazione fiorentina, nel campo delle proposte per la formazione scolastica attraverso il teatro.
In realtà, tuttavia, ciò che la sala sta aspettando è sentire lei, la Sara. Che non delude, e lancia le sue priorità, per Firenze, la città “che amo, in cui sono voluta tornare e rimanere, dopo l’esperienza bellissima in Brasile accanto agli operatori per l’infanzia, nelle favelas”. Una necessità quasi fisiologica, quella di occuparsi degli ultimi, del sociale da dove la candidata ha mosso i primi passi, dalle deleghe alla casa (necessità primaria, dice, ricordando le politiche abitative della giunta e in particolare la conversione verso l’edilizia sociale), fino a quelle del welfare, all’emergenza freddo, alla necessità di riprendere il filo della questione dei lavoratori poveri, del massacro della classe media, coloro che mai avrebbero pensato di non riuscire a trovare un l’affitto pur essendo in grado di onorare la pigione. D’infilata, negli interventi preliminari, anche la grande questione del ritorno indietro sulla questione delle esternalizzazioni, tematica affidata a Rossella Teodori, storica rappresentante del personale delle mense, che esplicitamente chiede a quando la reinternalizzazione e che ottiene una risposta abbastanza generica, ma che si conclude nel segno di un trend che avrebbe al suo apice il ritorno del servizio “in house”.
Al di là della massiccia presenza di vecchi e nuovi militanti super convinti (presente anche Laura Biagiotti scomparsa dal palcoscenico politico e riapparsa nella serata di trionfo della Funaro) la definizione più lapidaria è quella di uno sconosciuto cittadino che fra musica video e applausi ritmati, mentre la candidata ufficiale del PD con la voce leggermente appannata dall’emozione saluta la folla (molti cittadini, quasi 600, rimasti fuori all’addiaccio, dentro sala gremita, posti esauriti, almeno mille le prenotazioni), dice sorridendo, “Sara ha il profilo giusto per Firenze”.
E così “Sara”, come la chiamano tutti stasera, si prende il palco, dopo il breve video di presentazione, si scusa per il ritardo (“tanta gente è rimasta fuori sono andata a salutarli”) poi subito la parola chiave che risuonerà tutta la sera, “insieme”. Si racconta, chiama in causa la famiglia, il nonno sindaco, ringrazia il sindaco uscente, giunta, Eugenio Giani, consiglieri regionali e comunali, il partito tutto presente con tutti i vertici dal segretario regionale on. Emiliano Fossi al segretario cittadino Andrea Ceccarelli,, le associazioni, i cittadini, la coalizione. Presente il sindaco di Sesto, Lorenzo Falchi, ma anche l’esponente del Movimento di Azione Laburista Andrea Puccetti, braccio destro di Valdo Spini, che oggi scrive su Fb; “Portiamo il nostro apporto alla coalizione di centro sinistra formatasi attorno alla candidatura di Sara Funaro. La cifra che ha sempre contraddistinto la nostra presenza alle amministrative è quella di riportare a Firenze i residenti che hanno abbandonato la città in cerca di migliori condizioni abitative e di migliori servizi. Questa impostazione ci sembra pienamente accolta da Sara Funaro” . Ci sono anche gli altri, Verdi, Volt, +Europa, Azione. Non erano presenti i socialisti fiorentini.
Tutti insieme, attorno alla candidatura di Sara. Sulla base del concetto “insieme”, si parte da “un’idea semplice, Firenze vuol essere la città di chi la vive, di chi l’ha scelta e continua a sceglierla”, al di là e contro “certe tesi striscianti che tornano ad inquietare i sogni del nostro paese e dell’Europa. non si è fiorentini per diritto di sangue, ma se si vive a Firenze e la si ama, a partire dai bambini e dalla bambine che vivono le nostre scuole ai tanti lavoratori che hanno scelto di rendere la nostra città più ricca”. In concreto, ” quando dico che la nostra Firenze sarà dei cittadini, sarà la città di chi la abita, intendo di tutti, nessuno escluso”.
Il tema dell’inclusione che nasce da una tensione ideale che vede “Firenze come faro di un nuovo Umanesimo, apripista e modello della comunità del futuro. Esempio di come una città possa e debba evolvere per dimostrare che si può crescere senza lasciare nessuno indietro. Che non c’è contraddizione tra solidarietà e sviluppo, e che anzi è proprio la dimensione comunitaria l’unico argine alla destra che vuole dividere le nostre comunità e non dà risposte ai bisogni”. Attacco al governo Meloni: “Vi rendete conto che il governo
Meloni ha tagliato 2 milioni all’Istituto degli Innocenti, ha azzerato il fondo per il contributo affitti e non ha messo neanche un euro sulla legge per la non autosufficienza? Noi abbiamo una visione diversa”, che non esclude il merito, l’eccellenza, ma che non considera la solidarietà una zavorra e “l’inclusione un lusso”.
Inclusione fa rima con casa, e la ” casa è un tema centrale e per me una priorità assoluta”, dice la candidata del Pd. Un tema che non riguarda solo i cittadini più fragili, ma anche le famiglie con redditi medi, conseguenza del paradosso che ad oggi anche chi lavora non può sovente permettersi un tetto sulla testa con le sue sole forze. “Se accettiamo questo come un dato immodificabile, crolla il senso della nostra società, perché lo spopolamento di una città non è un destino. Così come l’ingiustizia di chi lavora ma non 0riesce a garantirsi un tetto non è una maledizione cui non si possa sfuggire. Ci sono cose che possiamo fare, e che quindi dobbiamo fare, politiche da correggere, innovazioni da attivare”. Così, oltre a rivendicare i provvedimenti già presi (“investimenti sul social housing anche per gli anziani, nuove regole sugli affitti brevi0”), giungono altri messaggi. “Dobbiamo pensare a modi nuovi 0per riportare residenti nel comune, creando nuove opportunità abitative, soprattutto per i più giovani”. Dichiarazione d’obiettivo: “Vorremmo che Firenze nel 2030 avesse almeno 20.000 residenti under 40 in più”, il che significa ” lavorare sulla presenza di servizi per i cittadini, scuole e presidi sanitari, sulle opportunità di lavoro, sull’offerta di formazione e attività di ricerca, sulle infrastrutture digitali e tecnologiche”.
Firenze cara, carissima, escludente per i costi dell’abitare, abbisogna “anche di case a prezzi possibili. In città ci sono case e immobili inutilizzati perché oggetto di fallimenti, un’idea concreta che realizzerò è che il Comune acquisti questo nuovo patrimonio immobiliare per convertirlo in edilizia sociale, da mettere a disposizione di famiglie e cittadini. Per farlo si possono utilizzare anche i fondi provenienti dagli oneri di urbanizzazione”.
Dopo la casa, la sicurezza, tema emblematico per il centrodestra, su cui si incentra tutta la per ora sottotono campagna elettorale de la Droite. “E’ necessario parlare di sicurezza in termini sociali, concreti e non propagandistici, il che significa occuparsi della
prevenzione, investire con convinzione nel lavoro difficile, lungo, ma cruciale, sulle dipendenze dalla droga”, oltre alla necessità di riempire le piazze di iniziative culturali durante tutto l’anno. Altri temi cruciali toccati e ragionati, il rilancio del salario minimo per quanto riguarda il lavoro sull’esempio di Livorno, mobilità pubblica, cambiamenti climatici, ambiente, lotta alle isole di calore, parcheggi alberati, comunità energetiche, e poi, ma bisogna vedere in quali zone, la messa a disposizione dei cittadini i i tetti degli edifici pubblici per installare impianti fotovoltaici. Ancora, un piano straordinario per lo sport con trasporto dei ragazzi e tato altro, con il lancio delle passeggiate per Firenze, iniziativa che porterà la candidata a visitare i quartieri cittadini in compagnia dei residenti (“Con Sara per Firenze”). Si parte sabato 3 febbraio dall’Isolotto. Musica, ovazioni, la proposta è lunga, complessa, copre tutti i bisogni. “Tutto bello – dice un signore anziano che applaude – ma non è mica stata all’opposizione in questi anni, o mi sbaglio?”. Un principio di gelo, nessuno risponde. Qualche posto più in là: “Bisogna vedere cosa ne pensa la coalizione …”. Quale coalizione?” chiede un altro, provocatorio, mentre prende il cappotto. Perché il pensiero recondito è: cosa ne penserà Italia viva, alias Saccardi, alias Renzi? “Se la Stefania non avesse fatto il salto, non c’era storia”, brontola qualcuno. Ma stasera è la serata di Sara.
Del resto, nelle ultime novità della politica fiorentina non può non pesare la presenza, oltre a Saccardi, di Cecilia Del Re con la sua lista civica in rottura con l’establishment. Sì, ma le trattative di cui trapela qualcosa fra IV e Pd sembrerebbero togliere acqua al peso che pure resta alla ex assessora silurata da Nardella, che ha incassato le ambigue parole della candidata Saccardi, che ha tenuto a precisare che ama molto il suo ruolo di assessore regionale all’agricoltura. D’altro canto, con Sinistra Italiana che è corsa a ingrossare le fila degli alleati del Pd, aggravata dalla defezione di Montanari sulla candidatura Palagi, con la sua lista 11 Agosto e le voci del suo avvicinamento a Del Re, mostrano un fronte ben poco unito della gauche. Quanto al centrodestra, l’infinito rinvio di Schmidt alla decisione di diventare il candidato ufficiale della destra non può non preoccupare la coalizione anche se, come fa notare qualcuno, è molto difficile che il “tedesco” di Firenze possa, ogni giorno che passa, dire no, abbiamo scherzato. A 2meno che nel cilindro non ci sia qualche nome capace di rimpiazzare il popolare direttore degli Uffizi senza rimpianti. Magari qualche ex poliziotto in pensione. Ma tutto ciò rimane ad oggi sulle ginocchia di Giove.
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