Firenze – Fino a poco tempo fa la predella conservava ancora i segni dell’alluvione del ’66 che inondò la Basilica di Santa Croce dove l’acqua e il fango superarono i quattro metri di altezza mettendo a rischio opere d’arte come il Crocifisso di Cimabue divenuto simbolo in tutto il mondo della tragedia fiorentina; oltre a questo, rimaneggiamenti e traumi dovuti a smontaggi e rimontaggi avvenuti nei secoli, ridipinture, sporco e nerofumo delle candele al punto che era necessario intervenire al più presto. Parliamo della Pala di Giovanni della Robbia, una Madonna col Bambino e Santi realizzata nel 1501 per il convento di Santa Lucia in Camporeggi e dai primi anni dell’Ottocento conservata in Santa Croce nella Cappella Pulci Berardi dove ancora oggi si trova.
E’ grazie alla Fondazione non profit Friends of Florence che l’opera robbiana è stata sottoposta ad un intervento di restauro conservativo sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Prato e Pistoia che è stato presentato nei giorni scorsi nel Cenacolo di Santa Croce alla presenza di Padre Eugen Rachitenau della Comunità dei Frati Francescani Conventuali di Santa Croce, Ludovica Sebregondi consigliere segretario dell’Opera di santa Croce, Claudio Paolini funzionario di zona per la Soprintendenza, Simonetta Brandolini D’Adda presidente di Friends of Florence e i due restauratori Mattia Mercante e Filippo Tattini. “ Di fronte alla bellezza di quest’opera che è nuovamente tornata a farsi raccontare in tutto il suo splendore – ha affermato Simonetta Brandolini d’Adda presidente di Friends of Florence – siamo felici di aver reso possibile un altro progetto candidato al nostro premio biennale e di aver collaborato con l’Opera di Santa Croce e con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Prato e Pistoia a un restauro così bello e affascinante. Ringrazio i donatori Mary Sauer, Robert Doris e la figlia Annie, i restauratori Mattia Mercante e Filippo Tattini e tutti coloro che a vario titolo hanno reso possibile l’intervento perché ci hanno permesso di aggiungere un altro tassello importante alla nostra missione: la conservazione e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico di Firenze e della Toscana per noi e per le generazioni future”. “Il restauro di questo assoluto capolavoro – ha commentato Irene Sanesi Presidente dell’Opera di Santa Croce – apre una finestra sulla storia stessa della città di Firenze e oggi restituisce una luce straordinariamente nuova alla cappella trecentesca affrescata da Bernardo Daddi. E’ stato questo un altro importante ritorno alla penombra del passato reso possibile dall’entusiasmo generoso di Friends of Florence e della sua Presidente”.
Nella composizione la Madonna è affiancata da Giovanni Evangelista e da Maria Maddalena, nella parte superiore gli angeli sostengono la corona e al di sopra la colomba dello Spirito Santo, alla base del trono la prima parte del Regina Caeli e al centro della predella la Vergine e l’Angelo annunciante a sinistra i santi Domenico e Lucia e a destra Tommaso d’Aquino e Caterina d’Alessandria. Attualmente l’opera misura 250 cm. X 182 cm. Ma è probabile che in passato avesse dimensioni maggiori, forse nel tempo è stato privato di un coronamento perimetrale a festoni. Quello che è certo è che l’importante restauro eseguito, a cui si è unito lo studio scientifico con l’acquisizione digitale mediante scanner 3D, hanno permesso oltre a una ritrovata lettura dell’opera nei suoi colori originali, caratterizzati dall’ampia policromia della bottega di Giovanni della Robbia, oltre al bianco, l’azzurro e il verde, in particolare l’uso del giallo e del bruno, un’opera di consolidamento necessaria per la conservazione della cinquecentesca pala d’altare.