La barca di Orietta va ancora di gran carriera e l’audience (in tandem con la critica) la lascia andare volentieri, verso mari inesplorati, calmi o agitati poco importa, per lei non è un problema, ma una sfida in cui buttarsi con coraggio ed entusiasmo.
Lei è reggiana, piedi per terra ed orgoglio d’Emilia, è una decana della canzone italiana (77 anni), e per ben 12 volte ha partecipato al Festival di Sanremo (la prima volta nel ’66 con “Io ti darò di più”); loro quest’anno lo hanno vinto, sono giovanissimi e il genere, per non dire il sound, è molto diverso da quello della Berti. Suor Sorriso (l’acqua santa) e i “diavoletti” di un glam rock condito con vestiti vistosi e trucco pensate in viso. Un amalgama dirompente, sarebbe un successo globale.
Appunto. Dio li fa, Ama-deus li invita, il pubblico li acclama e qualcuno vorrebbe pure “accoppiarli” (come da proverbio). Nel senso che il desiderio di molti appassionati di musica, che hanno fatto le ore piccole nei giorni scorsi davanti alla tv, è quello di vederli esibirsi insieme sul palco dell’Ariston il prossimo anno, in gara con una canzone che sappia rendere al meglio la loro presenza canora e scenografica. “Sono fortissimi, sarebbe davvero una formula esplosiva, dovrebbero incidere un intero album” è il pensiero di chi ha seguito da vicino le loro diversissime performance nella Città dei Fiori.
Se tanto ci dà tanto, i fan dei Maneskin sono d’accordo coi fan di Oretta, e viceversa. Fenomeni trasversali (transgenerazionali), icone universali (con linguaggi complementari), artisti a tutto tondo capaci di far impazzire le piazze e le cucine, le radio e i social network. Già, e loro? Diranno sì all’appello? Accetteranno Per ora è un sogno da pregustare, che anche noi vorremmo vedere e vivere, e chi vivrà siamo sicuri che vedrà. Incrociamo le dita e preghiamo gli dei dello showbiz.