Il diritto alla salute sancito dalla Costituzione Italiana, che nell’articolo 32 parla non di diritto in quanto cittadini ma individui, in tempo di crisi e di tagli al sistema sanitari, deve essere sempre monitorato attentamente. I Governi che si sono succeduti nel nostro paese, per abbassare le spese generali hanno colpito duramente il sistema sanitario. I tagli lineari che hanno costretto le Regioni ad una revisione generale non hanno tenuto però conto di ciò che, in materia di ristrutturazione e riduzione della spesa, alcune Regioni avevano già attuato. Domandarsi se oggi siamo tutti uguali nel diritto alla salute è un quesito che apre varie ed interessanti riflessioni.
I territori quindi si interrogano e, pur non fermando il loro lavoro, guardano a Regione e Governo per ottenere linee guida chiare che permettano loro di operare al meglio nei prossimi anni.
Per confrontarsi sul tema ieri il Pd di San Miniato (PI) ha riunito esponenti politici che operano nel territorio, insieme all’ On. Federico Gelli membro della Commissione Sanità della Camera dei Deputati, davanti ad un folto pubblico nel Circolo Arci La Serra.
La domanda che tutti si pongono è se sarà possibile, e come lo sarà, mantenere la qualità dei servizi offerti. I tagli devono essere necessariamente accompagnati da una precisa programmazione e non possono essere fatti senza un distinguo come ha sottolineato Cristina Filippini Responsabile Sanità della Federazione del Pd di Pisa, per la quale, occorre anche un “cambio di mentalità” sia di medici che pazienti perché è ancora troppo alta la spesa per esami diagnostici di cui non ci sarebbe effettivamente bisogno.
Per il dott. Nedo Mennuti, Direttore della Rete Territoriale dell’ASL 11 e Direttore della società della Salute dell’Empolese Valdelsa, la risposta ai bisogni deve avvenire sul territorio. “L’ospedale – dice Mennuti – deve essere rivolto sempre più ai problemi sanitari acuti”, ricordando che un giorno di degenza costa al sistema circa 900 euro. La necessità è quella di creare nei territori un luogo riconoscibile dal cittadino, un luogo dove rivolgersi e trovare sicura risposta come La Casa della Salute: dovrà essere presente in ogni comune della Toscana mentre con due strutture sono previste per i comuni sopra i 25.000 abitanti. La sanità deve essere uguali per tutti ma oggi, recitano le statistiche, le aspettative di vita tra chi ha un reddito alto e chi non lo ha, registrano ben 17 anni in più per chi può permettersi cure adeguate. Migliore organizzazione quindi, riduzione della spesa mettendo in “comunicazione” i professionisti che operano nei territori, auto mediche attrezzate e formazione degli operatori sono le necessità di un sistema che deve contare su risorse sempre più ridotte.
Il Sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, nonché Presidente della Società della Salute del Valdarno Inferiore, nell’ottica della discussione, ha dato la notizia che nel suo comune il 24 sarà firmato un protocollo d’intesa per l’apertura della prima Casa della Salute del territorio e ha ricordato che le richieste fatte al Governo dall’ANCI, se disattese, porteranno ad una rottura.
L’on. Gelli, a cui erano affidate le conclusioni è stato invece molto critico. Dopo aver ascoltato con attenzione tutti gli interventi ha posto l’accento sull’uguaglianza dei servizi offerti con la domanda: il nostro sistema basato sulla fiscalità è equo? “Certo – ha detto Gelli – confrontando la Toscana con altre realtà la nostra situazione risulta migliore, ma vi assicuro – ha ribadito – che anche nella nostra Regione ci sono situazioni difficili dove non si può parlare di uguaglianza nel servizio.” A causa del sistema inefficiente di altre regioni nelle nostre strutture ospedaliere, come in quelle Emiliane e Lombarde, arrivano un gran numero di pazienti da fuori e questo crea un circolo vizioso: il loro sistema sanitario si impoverisce e il nostro deve affrontare più spese erogando maggiori prestazioni. Ciò che deve essere fatto, secondo Gelli, è cambiare il sistema, non resistere su posizioni che rigide, “ripensare alle scelte fatte” come quella di affidare solo il 3-4% a strutture private che erogano servizi per conto del sistema sanitario regionale mentre in altre regioni come l’Emilia Romagna la percentuale è del 30-40%. E’ necessario fare “autocritica anche a livello di partito”.
Su tutto emerge il fatto che da oltre due anni si attende dalla Regione il piano integrato del sociale. Oggi molte delle politiche necessarie, si trovano a metà tra mondo sanitario e assistenza sociale e forse il suggerimento dell’On. Gelli sulla creazione di un unico Assessorato che si occupi di sanità e sociale potrebbe essere un passo verso una possibile soluzione.
Critico anche sulle società della salute e soprattutto sull’indecisione della Regione su questo tema, e sulla questione del 118 per il quale Gelli individua una possibile soluzione su una centrale operativa unica.
“Parlare di sanità è complicato – ha concluso – ricordiamoci che il sistema sanitario coinvolge nella nostra Regione circa 50.000 persone.” Una grande azienda, aggiungiamo noi, che va mantenuta in salute senza indecisioni e ritardi.