Firenze – La grande riforme della sanità toscana si farà in due tempi, con due proposte di legge. La prima presentata oggi dall’assessore al Diritto alla Salute Luigi Marroni indica le linee essenziali del percorso, individua le nuove strutture organizzative e gestionali, rende chiari gli obiettivi finali. La seconda, che verrà presentata a ottobre, dunque al Consiglio regionale che uscirà dalle elezioni di primavera, metterà in pratica “in materia compiuta” le linee di indirizzo illustrate nella precedente.
La domanda che si è posta l’opposizione di Centrodestra riguarda dunque i motivi che hanno spinto la Giunta Rossi a spezzare in due atti la grande riforma, che secondo l’esponente di Forza Italia Stefano Mugnai sono dettati da considerazioni di consenso elettorale perché essa è stata lanciata agli sgoccioli della legislatura. La cosa certa è che Enrico Rossi e i suoi vogliono accelerare il più possibile una riforma “epocale” in modo tale da poterla chiudere entro l’anno. Nell’ipotesi, ovviamente, che Rossi sia confermato governatore, cosa che appare molto probabile.
Ma andiamo nel merito della proposta illustrata da Marroni, che risponde “alla necessità di una base più ampia della dimensione aziendale per la produzione di efficienti servizi sanitari, alla tendenza di un aumento esponenziale dei costi per l’arrivo di farmaci e tecnologie sempre più costosi” e ai tagli imposti dalla legge di stabilità che prevede per quest’anno e per i prossimi anni “una fortissima riduzione dei finanziamenti”.
Ecco il nuovo assetto che risulta dall’accorpamento delle Asl e da un coordinamento della programmazione nelle tre aree vaste nelle quali si articola l’operatività sanitaria. In ogni area vasta ci sarà un’unica Asl e dunque ne rimarranno solo tre delle 12 che erano, come è già stato annunciato. Le tre Aou, le tre aziende ospedaliere, resteranno anche perché lo vogliono leggi nazionali, ma, con l’eccezione dell’ospedale pediatrico, entreranno in un sistema molto stretto di programmazione e coordinamento insieme alle sorelle ospedaliere. Per riassumere ciascuna area vasta avrà una Asl e una Aou che saranno coordinate da un coordinatore dell’area, mentre dovranno impostare la loro programmazione anche al livello di dipartimento.
Attenzione, però, quello che decideranno dovrà passare sempre dalla Giunta regionale. Resta confermato (e valorizzato, ma non si sa come) l’attuale assetto di governance con la conferma del ruolo delle conferenze dei sindaci e delle società della salute, la concertazione con i sindacati, il rapporto con l’Università: “Il direttore di area vasta verrà infatti nominato dal presidente della Regione sentiti il Rettore e la conferenza dei sindaci”, ha precisato Marroni.
Intanto si apre un periodo transitorio nel quale le Asl restano, ma sono commissariate per cominciare a preparare il percorso di fusione tutt’altro che semplice dal punto di vista amministrativo e gestionale. Ci sarà un unico commissario per l’area vasta e tre vicecommissari a dirigere le tre Asl che si devono fondere. Mentre “anche le aziende ospedaliere devono intraprendere un percorso di revisione dell’organizzazione per prepararsi al futuro coordinamento”.
“Tutto questo sembra un po’ macchinoso – ha concluso Marroni – ma sono certo che questa soluzione può garantire un efficace lavoro a livello di area vasta. Cercheremo di mettere insieme che avrebbero la tendenza a non stare insieme. Insomma l’impalcatura è giusta e ha una visione unitaria in grado di far fronte agli eventi che ci stanno incalzando”.