Sanità privata, 350 lavoratori reggiani oggi a Roma per protestare contro i ritardi nella ratifica del rinnovo del contratto nazionale

Mobilitazione da Reggio per il mancato rinnovo del contratto (una trattativa ormai arrivata al fatidico “ultimo miglio”: manca solo l’ok definitivo, di ratifica). Tra loro infermieri, personale tecnico-sanitario, operatori socio-sanitari e amministrativi di Villa Verde, Villa Salus, Centro Medico Privato L. Spallanzani e Casa Madonna dell’Uliveto. Sindacati spazientiti: “Dopo tre anni di trattativa e una preintesa sofferta, rivendichiamo lo stesso salario del pubblico”
Grande soddisfazione per la raggiunta “preintesa”, poco meno di due mesi fa. Poi la delusione per i ritardi sul via libera definitivo

“Questo è un ulteriore danno a lavoratori della sanità privata, che durante l’emergenza Covid sono stati definiti unanimemente eroi, mentre ora vengono, ancora una volta, umiliati e danneggiati”, così commenta Fabio Bertoia, segretario generale Fp Cisl Emilia Centrale con riferimento alla mancata ratifica da parte dell’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (Aris) e l’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) del rinnovo del contratto nazionale di lavoro della sanità privata. Per questo le categorie di Fp Cgil, Cisl Funzione pubblica e Uil Fpl hanno promosso per oggi, 5 agosto, un presidio di protesta a Roma. Il motivo è la mancata firma definitiva sulla preintesa del contratto, sottoscritta il 10 giugno.

A Reggio Emilia sono interessati i lavoratori delle strutture sanitarie, accreditate e non con il Servizio sanitario nazionale: Villa Verde, Villa Salus, Centro Medico Privato L. Spallanzani, Casa Madonna dell’Uliveto. Si tratta di 350 addetti complessivi tra infermieri e personale tecnico-sanitario, operatori socio-sanitari, amministrativi (è esclusa la dirigenza medica).

«Dopo 14 anni di mancato rinnovo, tre anni di trattativa e una preintesa molto sofferta – dettaglia Cristian Villani, sindacalista della Cisl Funzione pubblica Emilia Centrale – Aiop e Aris si sono sottratte alla firma definitiva. È un danno che riguarda oggi lo stipendio e domani la futura pensione. È evidente che serva un intervento della Regione, alla quale chiederemo una revisione degli accreditamenti. Continuiamo la nostra rivendicazione per chi svolgendo lo stesso lavoro del pubblico merita il medesimo salario».

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