Sanità, Anna Maria Celesti: “Le scelte giuste per la salute”

Pistoia – È sempre perfetta: abbigliamento, trucco, accessori, tutto è curato nei minimi dettagli. Da farla sembrare antipatica, se non la conosci. In realtà, dietro questa sua compostezza va letto il rispetto che ha per gli altri, atteggiamento che manifesta in molti modi, a cominciare dal porsi agli altri con lo stesso decoro che si impegna per far riconoscere a ogni individuo.

Abbiamo incontrato Anna Maria Celesti nella sua stanza al Palazzo Comunale di Pistoia, la stanza della Vicesindaco, nonché Assessore con deleghe alle “Politiche di tutela e promozione della salute, Politiche sociali, Problematiche abitative ed edilizia residenziale pubblica, Pari opportunità, Tutela degli animali”. Aggiungiamo che è Presidente della Società della Salute Pistoiese, e ci stupiamo che tutto ciò sia concentrato in una donna che sulla propria statura ironizza definendosi alta “un metro e un barattolo”: similitudine che è appunto ironia, dal momento che diventa un concentrato di energie, capace di macinare quantità e qualità di lavoro gigantesche.

Su di lei molto ci sarebbe da raccontare, a cominciare dalla professione di medico ginecologo, che continua a svolgere, e di vaccinatrice volontaria che ha svolto durante il Covid nelle hub. Molto c’è da dire anche sul fronte del sociale, dove è attiva praticamente da sempre, schierata al fianco dei più deboli: e proprio da qui partiamo per intervistarla. 

Se consideriamo i vari fronti sui quali è impegnata, il suo concetto “di genere” va letto oltre le solite righe, aperto come a voler abbracciare tutte le persone che hanno bisogno di sostegno: è così?

Il “genere” è qualcosa che rappresenta non soltanto l’identità biologica ormonale di ciascuno di noi, cioè l’essere donna o uomo, ma si compone di tutti quei fattori – ambientali, sociali, economici… – che costituiscono nel loro insieme il vissuto di una persona. Di conseguenza, farsene carico significa curarla non soltanto da un punto di vista sanitario, nel senso abitualmente inteso, ma vuol dire fare di tutto per garantire la sua “salute”. E essere in salute vuol dire star bene in senso più ampio: vuol dire vivere in una città con un arredo urbano adeguato, con un piano del traffico giusto, con un progetto di smaltimenti rifiuti idoneo a rispettare l’ambiente… Cioè, vivere bene significa avere tutta una serie di garanzie che si possono realizzare attraverso politiche degli enti locali che determinano la salute con scelte adeguate, consapevoli che vanno a modellare il benessere psicofisico della persona. Tutto questo fa parte della presa in carico di una persona a 360°, significa cioè avere attenzione al suo vissuto.

Quindi il suo ambiente economico, il suo ambiente sociale, il suo ambiente lavorativo sono tutti fattori che, nell’insieme, dobbiamo sempre tener presenti quando facciamo politiche di inclusione e coesione sociale.

È in questo senso che va letta la modifica dell’accordo di programma con ASL e Regione a proposito delle aree ex Ceppo, che sul piano socio-sanitario ha previsto la realizzazione di una casa della salute nel vecchio padiglione Cassa di Risparmio?

La casa della salute era un obiettivo, ma siamo riusciti ad andare ancora oltre. Avvantaggiati dal fatto che la struttura è già predisposta, il nostro vecchio Ceppo diventerà Ospedale di Comunità, uno dei pochi in Toscana. Sulla base dei requisiti previsti alla Missione 6 del PNRR – relativa appunto alla sanità – abbiamo candidato, ed è già stato accettato, il progetto del Ceppo non solo come hub, e quindi casa della salute complessa, ma anche come Ospedale di Comunità. Ciò significa che al suo interno ci sarà la concentrazione di tutti i servizi adesso sparsi sul territorio, e che diventerà finalmente l’epicentro della salute e sanità territoriale, perché inclusivo sia della prevenzione che della cura con percorsi socio sanitari e socio assistenziali.

Il Covid ha ulteriormente messo in evidenza la carenza di posti letto, rispetto a un ospedale che ha avuto una sua evoluzione come struttura per acuti, eliminando quindi letti e riducendo i giorni di degenza. In questi ultimi 20 anni, di fatto, non si è investito sul territorio, quindi nel momento in cui il Covid ha avuto la massima espressione di aggressività, all’interno dell’ospedale ci siamo trovati in seria difficoltà. Da qui l’importanza delle USCA – Unità Speciali di Continuità Assistenziale – attivate in aprile 2020, e le cure intermedie al Ceppo attivate nel periodo maggio-luglio 2020: aperte inizialmente con 36 posti letto al vicolo Santa Caterina, e successivamente nel padiglione con 72 posti letto di cure intermedie, proprio a compensare l’ospedale, facendo sì che i malati di Covid e anche i no Covid potessero arrivare alle cure intermedie e terminare il percorso di malattia.

Il Ceppo diventerà dunque un punto di riferimento dove avremo i  medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, gli specialisti del territorio gli assistenti sociali e socio sanitari, il che significa che tutti i servizi di prevenzione e cura saranno accentrati con una presa in carico del paziente 24 ore su 24.

Abbiamo la fortuna di avere un ospedale che, da quando fu costruito a fine del Tredicesimo secolo, ha avuto questa vocazione che è rimasta nella cultura dei pistoiesi. Oggi, attraverso il nuovo accordo di programma sottoscritto da questa amministrazione con ASL Toscana Centro e Regione Toscana, sta riprendendo il proprio ruolo e presto tornerà a essere il cuore pulsante nel centro storico della città.

Torna ciò che spiegava all’inizio, fa parte del “genere” pistoiese. Però, facendo riferimento specifico alle donne, si è trovata in prima linea a svolgere attività concrete contro la violenza: anche durante il suo mandato di consigliere Regionale, diversi anni fa.

Sì, la principale è la legge 59 del 2007, che porta come prime firmatarie me, rappresentante di Forza Italia, e la allora Consigliera Regionale DS, e oggi senatrice, Alessia Petraglia. Riuscimmo a coinvolgere tutte le donne del Consiglio, di ogni appartenenza politica, e presentammo due proposte di legge – io realizzai la parte più legata all’aspetto socio sanitario e socio assistenziale, mentre Alessia si occupò della parte più generale, riguardante i percorsi di presa in carico e di sostegno fino all’autonomia – formulate in modo che potessero confluire in un unico testo, integrandosi fra loro perfettamente.

Il risultato fu un forte messaggio di orientamento e attenzione al problema della violenza su donne, minori e più in generale sul genere, e in Commissione tutte noi donne consigliere – tutte, tengo a sottolinearlo, di maggioranza e di opposizione – ottenemmo come risultato di avere la legge, frutto dunque di una determinazione e di una volontà che è andata oltre ogni appartenenza politica, superando qualsiasi ostacolo.

La sua vita è fatta di molti capitoli, tutti intensamente vissuti. Che peso hanno avuto le sue competenze amministrative e professionali negli ultimi 5 anni, quando l’esperienza e i ruoli – quindi Vicesindaco, Presidente SdS Pistoiese, Assessore con deleghe di competenza e, non ultimo, medico – l’hanno messa nella condizione di dover tenere forte la barra del timone, nelle inquiete e inquietanti acque della pandemia.

Tengo a premettere che negli ultimi 5 anni è stato per me un onore mettere la mia esperienza e il mio percorso di vita, sia professionale che politica e personale, al servizio della comunità pistoiese.

Altrettanto devo riconoscere che l’onere è stato davvero intenso, in parte perché l’età incombe, ma soprattutto perché il Covid ha generato nuovi impegni insieme a grandi difficoltà, anche personali: penso a tutte le persone che se ne sono andate, morte sole e sofferenti, fra le quali alcuni amici cari. Pensiamo a tutto quello che è stato in questi ultimi due anni di vita collettiva, vissuta da una parte come emergenza sanitaria, ma anche come crisi sociale ed economica. Quindi è stato ed è un periodo di grande complessità, ma credo che l’onore che mi è stato dato sia la più grande ricompensa per una persona come me che – ripeto, sebbene non più giovanissima – ha avuto l’opportunità di impegnarsi lanciando il cuore oltre l’ostacolo.

Vorrei chiudere con una riflessione, scaturita da queste sue ultime affermazioni: alla faccia dell’età anagrafica, l’entusiasmo per la vita e la gentilezza con cui lo rende disponibile ci permettono di collocarla fra le persone “evergreen”, come si dice in inglese, quelle che non si fanno condizionare da ciò che appare ai più, ma che sanno andare oltre il convenzionale. Una persona che per competenze e capacità, sa stare un passo avanti rispetto a tutto il resto. E questo pensiero, esternatole al momento di salutarci, in risposta ha visto l’immancabile rossetto rosso trasformarsi in affabile sorriso.

Foto: Anna Maria Celesti

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