Ogni volta che il prezzo del carburante aumenta in Italia, a San Marino i benzinai fanno affari d’oro.
E’ dal primo di gennaio che dalle province confinanti di Rimini e Pesaro Urbino gli automobilisti italiani affrontano lunghe file per fare il pieno a San Marino dove il prezzo medio per litro si è fermato ad 1,50 euro.
Come riporta la stampa locale, il pellegrinaggio verso i benzinai del Titano è costante da giorni e anche questa mattina c’erano lunghe fila alle stazioni di rifornimento più vicine al confine. E’ una situazione temporanea perché come già successo ad esempio nel 2016, il Governo sammarinese presto adeguerà i prezzi e le accise. La differenza resterà ma minima e dovuta alla differenza di Iva, in Italia al 22 a San Marino al 21%.
(ANSA)
Con il nuovo anno arriva anche una raffica di rincari per le famiglie italiane, con effetti stimati fino a 2.400 euro per il 2023 dalle associazioni dei consumatori. Dopo l’aumento dei pedaggi autostradali e della benzina scattano i rialzi anche nel trasporto pubblico locale, col ritocco del prezzo dei biglietti per bus e metro. Nel dettaglio, rileva Assoutenti, dopo Napoli (dov’era già a 1,20 euro) a Milano il biglietto dal 9 gennaio costerà 2,20 euro, 20 cent in più. A Parma l’aumento è di 10 centesimi, da 1,50 euro a 1,60 euro, a Ferrara di 20 centesimi (arriva a 1,50 euro), mentre a Foggia da marzo costerà 1 euro (+10 cent).
Circa l’eliminazione del taglio alle accise sui carburanti, Assoutenti stima un aggravio di spesa in media pari a +366 euro annui a famiglia e Staffetta quotidiana fa notare che il costo di benzina e gasolio è salito di circa 20 centesimi al litro rispetto al 30 dicembre. “Il 2022 si è chiuso con un rialzo dei listini” e il 2023 si è aperto con “l’aumento delle accise su benzina, gasolio e Gpl, tornate al livello normale del 21 marzo 2022”, scrive il quotidiano che si occupa di fonti di energia. “Sui trasporti gli italiani andranno incontro ad una vera e propria stangata nel corso del 2023”, afferma il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi. “La cosa peggiore è che si tratta di rincari del tutto ingiusti, con i consumatori chiamati a pagare il conto della crisi economica in atto”, sottolinea il presidente, spiegando quindi che “la scelta del governo Meloni di non prorogare il taglio delle accise è sbagliata, perché gli aumenti dei listini alla pompa produrranno rincari a cascata per beni e servizi in tutti i settori”. Ed infatti il Codacons, mettendo in fila i rincari di prezzi e tariffe, stima una stangata di +2.435 euro a famiglia per l’anno che si è appena aperto. “Cifra che non tiene conto dei possibili aumenti delle bollette di luce e gas”, avverte l’associazione dei consumatori.