Una grande performance quando ancora questo concetto moderno di espressione artistica ancora era ben lontano dall’essere definito. Caroline Duchatelet (artista visiva), Yannick Haenel (scrittore) e Neville Rowley (storico dell’arte) hanno ritrovato, studiato e riprodotto il mistero luminoso dell’Annunciazione che il Beato Angelico affrescò nel convento di San Marco intorno al 1440. L’artista realizzò l’opera in modo che i primi raggi di luce del mattino colpissero fisicamente nelle figure e nei colori per rappresentare il momento in cui si compiva il miracolo del concepimento di Gesù. Un effetto che si ripete ogni anno intorno al 25 marzo, festa religiosa dell’Annunciazione che i fiorentini celebravano come il primo giorno dell’anno.
La scoperta della grande invenzione artistica del frate pittore ha esaltato il talento transalpino dello spettacolo “sonnes et lumières”, presentato ieri e riproposto oggi 26 marzo all’Istituto Francese di Firenze, dove in questo caso il suono è la sua totale assenza, un silenzio assoluto, rotto solo dalla lettura in chiave “gregoriana” del testo di Haenel , e le luci sono quelle crescenti dell’alba che con una intensità progressiva svelano l’ispirazione artistica.
La performance dura circa 40 minuti e tocca il culmine con l’esplosione luminosa di un raggio di sole che colpisce l’angelo. Gli spettatori vengono guidati a gruppi di 15 nel teatro dell’Istituto. Sullo schermo il video della Duchatelet ci fa vivere l’alba del 25 marzo: la sensazione è quello di trovarsi su un colle in una notte buia in attesa dell’aurora che fa emergere dall’oscurità prima il portico, poi l’angelo e infine la Vergine: “Lo spazio è impregnato di dolcezza – scrive Haenel – E’ immerso in un chiarire lento. Si apre dall’interno: ecco il volto della Vergine che esce dalla notte. Nasce man mano dalla parola che la sveglia: è illuminato”.