Samsung esce dai guai giudiziari ed è pronta a investire sull’AI

La Corte di Seul ha assolto il presidente Lee Jae-yong dalle accuse di frode contabile

Samsung, il possente colosso sudcoreano che grazie a cellulari e chips genera il 20% circa del PIL del paese,  è entrato in una nuova fase di tregua con il potere giudiziario, dopo anni di scandali, processi e condanne che ne hanno portato dietro le sbarre addirittura  i vertici.

La corte centrale del distretto di Seul ha infatti assolto il suo presidente Lee Jae-yong dall’accusa di aver orchestrato nel 2015 una frode contabile da 3,9 miliardi di dollari per facilitare la fusione di due unità  del conglomerato e così spianare la via alle operazione di successione al gruppo tanto influente da far ribattezzare la Corea« Repubblica Samsung »

Fusione che era  già costata a Lee, nipote del fondatore del gruppo e 278/mo uomo più ricco del mondo, una prima condanna di carcere per corruzione.  Graziato » nell’agosto del 2021, dopo solo 18 mesi,  in nome « dell’interesse nazionale  affinché assicuraresse la governance del gruppo, rimasto senza timoniere per la malattia del padre ,  Lee può ora dedicarsi a tempo pieno alle sfide tecnologiche del futuro e a risanare i conti di un bilancio che nell’ultimo anno ha accusato un  calo di utile(-73,4%) e fatturato (-3,8%).

Samsung, fondata nel 1938 dal nonno Lee Byung-chul,  era diventato il colosso da 300.00O dipendente grazie a suo padre, il visionario Lee Kun-hee, anche lui non rimasto immune da traversie legali che avevano profondamete scosso un paese che nei confronti el gruppo oscilla tra fierezza nazionale e inquietudine nei confronti una dinastia iperpotente da metodi spessi non cristallini.

Per le nuove accuse – manipolazione del corso delle azioni, abuso di fiducia e frode contabile – Lee rischiava fino a 5 anni di carcere. Li aveva chiesti il pubblico ministero convinto che le manovre varate dall’allora vicepresidente Lee nel 2015, in vista della fusione, tra Samsung C&T e Cheil Industries per assicurarsi una successione senza problemi,  avrebbero danneggiato gli azionisti. Secondo l’accusa Lee avrebbe  « deliberatamente »  truccato  le azioni di una delle due filiali in ballo per la fusione.

La Corte ha invece deciso che queste accuse non erano provate e che « consolidare il controllo di Lee Jae-yong e assicurare la sua successione non era l’unico obiettivo della fusione ». Il verdetto «  che dimostra chiaramente che la fusione era legittima » si sono subito rallegrati gli avvocati di Lee che dal canto suo ha voluto sottolineare che « nessun interesse personale » aveva motivato la fusione e che si trattava solo di normale business.  La decisione della tribunale non ha soddisfatto tutti. Secondo la Ong Citizen’s coalition for economic justice ritiene infatti che Lee era stato assolto perché delle prove non erano state raccolte secondo la dovuta procedura. Altri, come Park Sangin, professore di Economia alluniversità di Seul,  lo ritiene un « verdetto scioccante » che, come ha dichiarato al Financial Times, « potrebbe avere ripercussione sula fiducia degli investitori stranieri ».

Tutti si aspettano ora che Lee si investa pienamente nei futuro del gruppo che, per ridecollare alla grande,  intende ora far leva sull’AI anche per ridetronizzare Apple da re mondiale del cellulare, rango conquistato l’anno scorso, e vincere la corsa con il cinese Huawei per il primo telefonino Tri-fold.

Per ridare lustro a una dinastia che non è passata sempre indenne tra tanti scandali e anche « alleggerire » la fatura della successione che si aggirerebbe attorno ai 10 miliardi dolllari, Samsung ha intanto deciso di creare a Seul un nuovo hub artistico. Grazie a una colossale donazione,  nel 2027 il « Muse Lee Kun-hee » ospiterà le 23.000 opere collezionate dal padre di Lee, da capolavori di impressonisti e stampe tradizionali coreane.

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