Firenze – E’ dalla Toscana, da Palazzo Vecchio cuore di Firenze e di mille snodi, che Matteo Salvini lancia l’assalto alla Regione. Lo fa con stile misurato, in giacca e cravatta, con un linguaggio che solo a tratti tradisce l’antico fuoco. Perché qua non si scherza: vincere in Toscana non sarebbe solo un risultato storico, ma anche il segnale che il centrosinistra, vale a dire il Pd, ha perso finanche la sua storia.
Partita dunque epocale, che si appunta in buona sostanza su tre punti: le parole d’ordine della campagna elettorale, il rapporto con Italia Viva che non significa necessariamente un confronto ma qualcosa con cui fare i conti, in Toscana, almeno, sì, a quanto dicono i sondaggi, e soprattutto il nome. Perché al di là del nominativo puro, sarà importante vedere a chi sarà affidata la corsa verso una delle mete più difficili che si sono palesate ad ora al Carroccio. E se è vero, come ripete Salvini in vari punti del suo discorso, che la squadra è la squadra e la vittoria è della squadra, però il nome è il nome e quello di colui a cui verrà assegnato l’onere e l’onore di capeggiare il centrodestra in questa impresa, sarà senz’altro indicativo, di alleanze e accordi ed equilibri di potere perlomeno.
Temi concreti, primo punto. Dunque, sanità. Buco nero dice Salvini, una volta eccellenza, ora pronta pronta a sprofondare e a fermarsi in un clamoroso tilt. “Liste di attesa infinite” cita, anche, Salvini. Trasporti, da paura, secondo il senatore, che sembra non curarsi della sbandierata “cura del ferro” di cui si è fatta paladina la Regione del governatore Enrico Rossi, tant’è vero che, parlando proprio dei treni, ricorda che nella maggior parte transitano su binario unico. Da qui all’aeroporto il passo è corto. Stadio, “siamo al cinema”, dice ancora Salvini, ricordando le varie fasi che hanno visto la struttura protagonista del dibattito politico fiorentino. Persino sull’Erp il senatore interviene rispondendo a domanda, dicendo che in questo caso “la politica della Lega non cambia, prima gli italiani”. Del resto, il concetto non è sconosciuto neppure nell’ultima legge sull’Erp regionale, ovvero la 2/2019, dove, per accedere al bando, sono richiesti 5 anni di residenza nel Comune, continui. Sicurezza, idee come al solito chiare: ripristino zone rosse bocciate dal Tar e volute dal Prefetto Lega, nuove videocamere (il rapporto fra videocamere e residenti è, a Firenze, fra i più alti delle città italiane), più forze dell’ordine.
Ma il tema, seppur sfiorato, quello vero, è tutto sommato un altro. Salvini dice che il centrosinistra non sa più neppure cos’è la città. Lo dice, a dire il vero, Federico Bussolin, capogruppo del gruppo comunale, parlando di Firenze e degli attuali amministratori in carica. Ma è Salvini a ribadirlo, dicendo “noi siamo fra la gente, si parte dal basso”. La sinistra non ascolta più la gente: “Ho avuto modo di parlare con imprenditori, professionisti, cittadini – dice Salvini – noi ascoltiamo, stiamo in mezzo alla gente, ascoltiamo le sue richieste, i suoi bisogni”.
Italia viva, ovvero Renzi. “Non mi interessa Renzi e neppure la sinistra, cambi di casacca, andate e ritorni – dice Salvini – mi sembra che ad ora l’unico ruolo di Italia Viva sia mettere i bastoni fra le ruote a Conte e Zingaretti. Lunga vita a Italia Viva. Per il resto, non mi interessa. Io e Renzi siamo agli antipodi”. Insomma, sembra dire fra le righe, la sinistra è troppo occupata a farsi del male da se’ per preoccuparsene.
E allora, il nome? Matteo Salvini non lo dice, ma mette insieme almeno tre caratteristiche del candidato: intanto deve nascere dal basso e dall’accordo del tavolo del centrodestra; può anche non avere la tessera in tasca, dunque può essere un candidato “civico”; in fine, “mi piacerebbe fosse un amministratore locale”. Un sindaco? Ma i isndaci sono ormai un buon numero e tutti vantano “risultato”. E se qualche voce indicasse Vivarelli Colonna, altri fanno notare che è già stato “utilizzato” due volte dal centrodestra. Altri invece sono primi cittadini di territori forse troppo marginali e dunque poco significatvi nel contesto toscano. Perché alla fine, si sa, i numeri bruciano e la sonora sconfitta di Firenze è ancora fresca: da Firenze deve ripartire il gioco. E dunque, forse, il candidato a sorpresa.
Ma il gioco è ancora lungo, e strada facendo le carte verranno scoperte. Intanto, assicura Salvini, “mi vedrete presto in città”; almeno il 30 novembre, quando si preannuncia una cena di oltre mille persone. E a quel punto, dice il senatore, “mi piacerebbe presentare il governatore che guiderà la Regione per i prossimi 10 anni”. E magari la squadra.