Salario minimo e Sanità: il PD lancia la sfida d’autunno al Governo Meloni

Intervista a Emiliano Fossi segretario dem della Toscana

La pausa agostana sta giungendo al termine mentre maggioranza e opposizione si preparano al confronto per un autunno che appare tutt’altro che tranquillo. Peggiorano le prospettive di crescita mentre si avvicina la scadenza per il ritorno del Patto di stabilità modello tedesco. Sui fondi del PNRR infuriano le polemiche fra gli enti locali e il governo che è alla ricerca di risorse per far tornare i conti della manovra 2024. Sull’altro fronte il Partito Democratico ha sfruttato le settimane estive per tenere alto il grado di mobilitazione di militanti e simpatizzanti sui temi del lavoro povero, della sanità, del sostegno alle categorie più deboli. La campagna per l’introduzione del salario minimo si è intensificata, così come la difesa di un sistema sanitario pubblico e universale è tornato al centro del programma del partito di Elly Schlein. Su questo temi Thedotcultura ha intervistato Emiliano Fossi, segretario del PD della Toscana, uno dei personaggi più influenti fra i nuovi dirigenti del principale partito di opposizione.

La raccolta firme per istituire il salario minimo ha avuto un grosso successo in Toscana e ora si è estesa a tutto il territorio nazionale. Questa forma di pressione popolare può avere successo anche nel rilanciare l’interesse degli elettori nei confronti del Pd?

Nelle piazze, nelle strade e nelle spiaggie percepiamo grande entusiasmo e voglia di allearsi per la creazione di un Paese più equo e giusto. Molte persone vengono direttamente da noi, ai nostri banchini, per raccontarci la propria esperienza di sfruttamento, per firmare e ringraziarci di aver elaborato una proposta che restituisce dignità al lavoro.
In Italia sono oltre 3 milioni i lavoratori e le lavoratrici povere, 100mila solo nella nostra Regione. È un tema che tocca la carne viva delle persone ed è evidente anche dalle oltre 200mila sottoscrizioni raccolte online in così pochi giorni.
Questo nuovo PD ha intercettato un’esigenza giusta e possiamo fare molto di più. Penso che le persone stiano percependo il cambio di passo.

In ogni caso per il momento il governo resta chiuso e tende a “diluire” il problema del lavoro povero e dei diritti dei lavoratori soprattutto dei più giovani.

Che queste fossero le intenzioni del Governo era evidente già dal DL Lavoro, che hanno annunciato in occasione di una festa importante come quella del 1° maggio, e ancor prima dal discorso di Meloni alle Camere: c’erano ideologia e politica, nessun programma, solo ideologia della peggior destra. Preferiscono fare la guerra ai poveri, in questo caso ai lavoratori poveri.
Il loro provvedimento aumenta la precarietà, reintroduce i voucher e rende il lavoro meno stabile, meno pagato e meno tutelato. Frenando, prendendo tempo e non offrendo alternative al salario minimo confermano le loro intenzioni.

Si accelera il processo che va verso una sanità privata (in Lombardia è stato realizzato un pronto soccorso privato). Come si può invertire la marcia, ovvero come difendere la sanità pubblica considerando i tagli fatti al PNRR e in generale alle risorse pubbliche per la sanità.

Quello che il Governo dovrebbe considerare è che la sanità è un diritto, non un privilegio di chi può permetterselo. In Toscana ne siamo convinti ed è per questo che manteniamo un livello altissimo di sanità pubblica.
Pubblica, universale e territoriale: sono queste le tre parole chiave che dovremmo usare quando parliamo di sanità. Non è normale che ora ci troviamo a parlare della difesa di questo diritto sacrosanto delle persone, eppure. La sanità pubblica, quindi, si difende non definanziandola.
Il Governo, a fronte di Regioni di ogni colore politico che chiedono almeno 5 miliardi per garantire la tenuta del SSN, risponde elargendone 2. A livello di finanziamento in relazione al PIL assistiamo a una discesa: dal 7% del 2022 con il Ministro Speranza, passiamo a 6,7% nel 2023 con il Governo Meloni e un 6,2% per gli anni successivi.
È chiaro che con scelte simili il sistema sanitario pubblico non regge e Regioni come la Toscana o l’Emilia Romagna ne soffrono maggiormente. Qui abbiamo dato avvio ad una mobilitazione politica e comunicativa a tutti i livelli, dalla Regione ai Comuni, e con tutti gli interlocutori, dal Parlamento, ai consigli regionali e comunali, fino ad arrivare alle persone, perché vogliamo salvare la sanità pubblica. Uno dei punti su cui ci battiamo, in particolare, è l’introduzione di una norma che imponga un finanziamento pari o superiore al 7,5% del PIL, a prescindere dal colore politico del Governo in carica.

Anche in Toscana sta prendendo piede il privato. Giani ha dato 4mila m quadrati alla manifattura tabacchi per la diagnostica. Ora che è stata approvata la delibera sulla riforma dei consultori con una riorganizzazione territoriale. Come si potrà realizzarla considerando i tagli ai finanziamenti del PNRR? Come governare un privato che abbia le stesse caratteristiche del pubblico?

Come dicevo prima, territoriale rientra tra le parole chiave per parlare di sanità pubblica. Con le revisione del PNRR, stanno tagliando il 30% dei fondi previsti sulla sanità territoriale, quindi case della comunità, ospedali di comunità, centrali operative territoriali.
Faremo una battaglia contro il governo nazionale che non sarà certo amico della sanità pubblica e universalistica e dovremo fare, già nel prossimo futuro, scelte coraggiose come amministrazione regionale su come rilanciare e rafforzare la sanità Toscana. Anche nel modo in cui recupereremo le risorse per un servizio così fondamentale per la vita delle persone, dovremo pensare ad un modello che privilegi i meno abbienti.

Caro benzina, ovvero taglio delle accise, ovvero uno dei grandi temi della propaganda meloniana alle elezioni in cui venne eletta dai cittadini a presidente del consiglio. Qualcosa non va come doveva, stando ai continui rincari. Cosa imputi al governo, e come si dovrebbe procedere?

Ha fatto il giro del web il famoso spot di Meloni in cui, alla guida della sua auto, si ferma al distributore per fare 50 euro di benzina e, di questi, 35 vengono presi dallo Stato. Aveva promesso che una volta arrivata al Governo avrebbe abolito le accise, ma con un capolavoro di incoerenza la prima cosa che ha fatto è stata quello di eliminare la riduzione delle accise fatta dal Governo Draghi.
Per decenni ha soffiato sulla rabbia delle persone, accusando i vari esecutivi di non fare nulla per ridurre il caro carburanti. Ora la tendenza al rialzo del prezzo medio della benzina non rallenta e il suo Ministro Urso dichiara anche che, se si toglieressero le accise, il prezzo industriale del carburante sarebbe inferiore a quello degli altri Paesi europei. Sta quindi ammettendo che la colpa è del Governo? Che sono loro gli speculatori?
Caro benzina, caro prezzi, caro vacanze… Un governo caro che intanto tra accise e IVA dell’esodo e del controesodo estivo ha fatto recuperare allo Stato 2,2 miliardi di euro. Un capolavoro di incoerenza e strategia.

Un vecchio tema, che non è mai stato davvero affrontato dal centrosinistra e che sembrava anch’esso ormai appannaggio di certa Destra sociale, ovvero la questione della casa, è invece non solo ignorato, ma anche continuamente eroso da questo governo. Penso all’annullamento dei fondi per morosità incolpevole e contributi affitto, ma anche all’assenza totale di un dibattito nella compagine della destra-destra su questi temi. Tuttavia, il problema dell’abitare è penosamente mancato anche nella riflessione del centrosinistra, che ha teso, anche in questa regione, a spostarlo nel campo dei servizi sociali da un lato e in quello dell’ordine pubblico dall’altro. Ora che il tema è ormai non più rimandabile, avete già immaginato gli strumenti da mettere in campo a livello centrale?

È vero che ci sono stati errori anche da parte del centrosinistra sul tema della casa, tema che ora esige una grande svolta. Il nostro Paese attende da decenni un nuovo Piano, visto che l’ultimo passo significativo in materia risale a Fanfani, e la questione è stata a lungo ignorata, demandandola al semplice gioco della domanda e dell’offerta.
Con i mutui che aumentano, l’inflazione che cresce e il costo delle case e degli affitti sempre più alto, il Governo Meloni ha aggravato la situazione scegliendo di non rifinanziare il Fondo sostegni affitti e quello per la morosità incolpevole che ha condannato in Toscana circa 22mila famiglie a non godere del proprio diritto all’abitare.
Come Partito Democratico presentiamo un nuovo Piano nazionale casa e nelle Regioni e nelle città proviamo a dare quelle risposte che dal Governo non arrivano, elargendo ad esempio i soldi dei contributi tagliati.

In foto Emiliano Fossi

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