Rsu comunali: “Personale insufficiente,organizzazione inesistente, amministrazione sorda”

Firenze – Il presidio è partecipato, le Rsu del Comune di Firenze vogliono dare u segnale forte agli amministratori cittadini. I dipendenti comunali infatti da tempo stanno sollevando questioni che, oltre a quelle storiche, stanno diventando sempre più urgenti e da risolvere, pena l’allentarsi dei servizi ai cittadini. Proprio così, dal momento che, come spiegano i lavoratori, “il problema è che quando gli uffici sono perenneamente sotto organico e tanto più se a livello organizzativo regna l’insicurezza e il caos, ad andarci di mezzo, oltre a noi, sono i cittadini, che vedono un’erogazione dei servizi di cui hanno diritto sotto il livello di qualità a cui siamo abiuati a corrispondere. A tutto ciò corrisponde anche un problema di relazioni sindacali”. Al di là delle parole, insomma, la protesta di stamane mette in luce due cose: la pandemia non ha fatto che aggravare problemi già esistenti, dal sottorganico cronico alla questione della riorganizzazione della PA, che, “senza direttive certe e una linea precisa”, sta gettando nella confusione anche quel manipolo di “coraggiosi” rimasti. Non solo. “Cosa più grave – dicono all’unisono tutti i rappresentanti sindacali, dai sindacati CGil, Cisl e Uil ai Cobas alla nutrita schiera dell’Usb – è il problema della mancanza di relazioni sindacali”. A parte la rarefazione degli incontri, dicono i rappresentanti delle Rsu, “il sistema che sembra ormai adottato dal Comune è quello di presentare pacchetti già decisi, senza interlocuzione reale, spesso proposti senza nemmeno mettere a conoscenza i rappresentanti dei lavoratori dei contenuti”. Ma se il Comune dovesse rispondere picche, dopo la proclamazione dello stato di agitazione, sarà sciopero?

“Ad ora non abbiamo fatto un’ora di sciopero nonostante la situazione – risponde il coordinatore Rsu Roberto Bologni – per cui, chi paventa qualcos’altro, mente sapendo di mentire”. Anche se, da mercoledì, se non cambiasse niente, tutto rimane possibile, nonostante la procedura per accedere allo sciopero sia lunga.

“Ciò che continua a scandalizzarci – dice Miriam Amato, Usb – è il fatto che continuiamo a essere definiti come fannulloni, dal momento che comunque abbiamo continuato nell’emergenza a mandare avanti tutti i servizi in smart working, non ci sono stati cali effettivi dati alla mano, e siamo stanche perché manca la ianificaizone, l’organizzazione, il personale. Siamo sotto organico e continuiamo a garantire gli stessi servizi essendo sempre di meno. Le nuove assunzioni sono gocce nell’oceano”. L’esempio lampante del caos è il sistema green pass. “Nonostante siamo sotto organico ovunque – spiega Amato –  le nostre P.O. sono costette tutti i giorni a spostarsi dalle loro sedi per controllare una manciata di green pass sparse nelle varie zone della città”. Sottraendo dunque forza lavoro. Non solo, il problema è anche lo smart working come concepito. “Le nuove linee del decreto sullo smart working prevede 11 ore di disconnessione – continua Amato – e anche che si deve usare la linea internet del Comune di Firenze. Tutto ciò rende di fatto impossibile lo smart working”.

“Il momento storico è senz’altro di cambiamento – conclude – ma avere dirigenze ad interim significa sottovalutare completamente il valore delle dirigenze”.

“Per capirsi sull’organizzaizone – interviene Roberto Bologni, coordinatore Rsu, Cgil – la disposizione Brunetta stabilisce che le varie forme di smart working devono esserev iste come singolo contratto, ovvero che ogni lavoratore dovrà fare un contratto. Bene, ancora nessuno ce l’ha fornito. Inoltre, il lavoratore non avrà un telefono di servizio, avrà il suo telefono. dunque, dove va a finire il diritto alla disconnessione? Stacco il telefono, penalizzando le mie relazioni private? no, dobbiamo avere il diritto a un telefono che sia dell’amministrazione, perché la mia vita privata è una cosa, quella lavorativa un’altra. Siamo a questi punti. Un piano di organizzazione, un modello che sia quello del Comune di Firenze, deve prevedere che da martedì (lunedì è il primo novembre) si possa partire a determinate condizioni. Che non è solo il lavoro agile, è illivello organizzativo che possa fornire serivizi all’utenza, che riguarda sia chi è in ufficio che chi è a casa. A chi dice che si fa il concorso e ci saranno tremial assunzioni nei prossimi tre anni, non tiene conto che il problema dei dipendenti è domani, è oggi, era ieri. Tremila poi, per chi, per l’ente? Per tutta l’area metropolitana? Di cosa si sta parlando? Del tempo determinato? I veri dati sono quelli sul piano occupazionale dove si parla di 77, sarano 80 si si hanno i 4 della polizia municipale forse in mobilità da ispettore, facciamoli diventare 90. I mille di cui si è parlato spero sia stata una battuta non compresa bene, perché altimenti sarebbe un’offesa per chi in questo ente ci sta”.

“In difficoltà per carenza di personale sono un po’ tutti i settori – continua Bologni – abbiamo un problema sul sociale, dai cimiteri, dove il problema non è il green pass, dal momento che è nromale che se c’è un dipendente comunale, qualsiasi accadimento sfortunato gli occorra il cimitero non apre; l’ufficio casa, i servizi demografici. La norma prevede che per il lavoro agile (che vuol dire lavorare in sicurezza, dal momento che il Comune, in questi sei mesi, non ha modificato il piano del personale, così ci ritroviamo nello stesso ufficio magari in 4) non ci deve essere arretrato. Ma cos’è l’arretrato? L’arretrato è il lavoro che mi spetta che non sono riuscito a evadere. Diversamente, quello che non avevo in carico in quanto non presente al lavoro non può essere considerato lavoro arretrato”.

Si parla dunque di un problema organizzativo e nel tempo. Il covid non ha fatto altro che renderlo ancora più evidente. Il problema è dunque di sistema.

“Quando si parla di organizzazioni grosse e complesse come il Comune di Firenze – interviene un altro ccordinatore Rsu- non è che ci si possa alzare la mattina e metterci d’accordo su cosa fare. Se l’organizzazione a monte non si siede e non programma, come abbiamo chiesto come sindacato, non se ne viene fuori”. Ma se le problematiche, come dicono i coordinatori e i dipendenti, vengono svilite, che si fa? “Inutile nascondersi dietro l’informatizzaione in corso – dice una dipendente – sono stati spesi molti soldi per acquistare mille computer portatili nel’ambito del Pola (progetto di lavoro agile ordinario, che dovrebbe entrare in funzione nell’anno nuovo) che in questo momento sembra debbano essere messi in cantina, perché in realtà, cone le nuove regole che sta proponendo Brunetta, sembra che tutto ciò che è stato messo in campo precedentemente, debba essre cancellato con un colpo di spugna”. Insomma, fra contratti indivudali, incidenti come quello descritto e via dicendo, secondo i lavoratori, dal momento che stiamo ancora fronteggiando la pandemia, il lavoro in smart working dovrebbe essere riorganizzato, ma non messo in discussione. Almeno fino alla fine dell’anno.

“Siamo qui, dopo anni – dice Stefano Cecchi, Usb – a parlare sempre di carenza di personale. servono almeno mille assuznioni. L’età media del Comune è ancora alta, bisogna procedere. La scelta alternativa, è quella delle esternalizzaizoni. I servizi devono andare avanti e se non c’è personale interno, si procede a esternalizzare. La scelta deve essere chira”.

“C’è un altro tema che è a monte di tutto questo – dice il sindacalista Giuseppe Cazzato – che è il fastidio che ha questa amministrazione per quanto riguarda le relazioni sindacali. Da questa estate fino ad oggi ci hanno visto una volta, un’ora, a luglio, e una volta, per un’ora a fine settembre. abbiamo un sacco di vertenze aperte, come dimostra la presenza ad esempio dei lavoratori delle biblioteche, con un appalto in scadenza, promesse di reinternalizzazione, ora sembra cisia un nuovo appalto. ci mettono sempre davanti al fatto compiuto e questo è inaccettabile”.

“Dispiace che non ci sia nessuno dell’amministrazione in questo momento – dice Dmitrij Palagi consigliere comunale – il Comune funziona grazie alle lavoratrici e ai lavoratori. Nel comune di Firenze c’è una situazione di sofferenza che viene da lontano, è più di un anno che che vengono promesse nuove assunzioni. il problema è di programmazione e organizzaizone”.

Nicola d’Urso, segretario generale della funzione pubblica della Cisl, che partecipa ai tavoli di trattativa. “il fatto che il Comue consideri il momento del confronto sindacale come un qualcosa di doveroso, un passaggio burocratico, è svilente. Le convocazion arrivano spesso il giorno prima per il giorno dopo,  quasi, con convocazioni alle 17 del pomeriggio. Non è dignitoso, non va bene. Il confronto è importante: che proposte fate? Le proposte possono giungere solo se c’è una controparte che in qualche modo ascolta, e che dev mettere a disposizione strumenti conoscitivi: non siamo ig rado di fare valutazioni se non ci vengono dati”. Lasciando da parte i vari focus aperti, come l’ufficio dei serfizi demografici. “Già quando ci incontrammo con l’assessore Meucci, ai servizi demografici mancavano 40 persone. Non ne è arrivata neanche una”.

Sempre sui focus particolari, biblioteche. “Siamo in attesa di un incontro con la nuova dirigenza – dice Gabriella Falcone, delle biblioteche – abbiamo avuto nuvo affidamento fino a fine aprile, in attesa, pare, del nuovo appalto. rimane in sospeso la questione della reinternalizzazione, tramite concorso, di cui parlava l’ex assessore Sacchi. a questo punto, qualcuno prenderà il testimone? si parla di un nuovo appalto, lungo, breve, è tutto saltato? Non si sa”.

“Il problema fondamentalmente è quello delle relazioni sindacali – chiude Cazzato, Cobas – le criticità che sono sul tavolo ci sono da decenni e sono sempre le solite. Quella della carenza di personale è decennale, da quando, col blocco del turn over si passò da quasi 8mila dipendenti a meno della metà. Questo ha creato disservizi e carenze in tutti gli uffici. In parte, a questo è stato sopperito con le esternalizzazioni dei servizi, cosa a cui noi siamo sempre stati contrari. Mancano delle decisoni unvicohe da parte della’mministrazione, che andrebbero affrontate a un tavolo di trattativa. cosa che ci stanno negando. il modus oprandi dell’amministrazione è quello di metterci di fronte al fatto compiuto. i problemi dei singoli uffici hanno forti ricadute sulla cittadinanza. blocco degli sfratti, bando Erp che non si fa da 4 anni, un bando per il contributo affitti che ha visto il 60% delle domande respinte, con dieci giorni per avanzare ricorso, cosa del tutto insolita che impedirà a molti cittadini di giungere in tempo. Anagrafe, mancanza di 42 persone. L’ultimo report, portato in consiglio comunale dal consigliere Conti, parla di 21mila cancellazioni dal 2017 a oggi. Tutto questo, non ottmperando  a quelle che sono le disposizioni di legge, quindi il Comune è inadempiente su una funzioone che non è sua propria ma è delegata dallo Stato, e che pone nel nulla migliaia di cittadini. La situazione è questa, se qualcuno si stupisce della nostra protesta, allora mi stupisco del suo stupore”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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