Rsa San Giuseppe, Cub e Adina: “Controlli lenti, il contagio è esploso”

Firenze – Un caso che rischia di essere emblematico, quello della Rsa “San Giuseppe”, a Firenze. Intanto, la vicenda: dopo il verificarsi del caso di un’ospite riconosciuta positiva e sintomatica, il 30 marzo,  è scattata dalla struttura la richiesta per mettere in atto quanto previsto dall’ordinanza 21 della Regione Toscana, ovvero l’effettuazione del tampone orofaringeo “a tappeto”, sia su operatori che sugli utenti. Intervento avviato, al fine anche di procedere all’isolamento dei casi positivi. Procedura interrotta dopo l’ordinanza 23 (3 aprile scorso) della stessa Regione, che prevede esami sierologici su ospiti e operatori, mentre i tamponi sono svolti su ospiti sintomatici o operatori in malattia. Sia come sia, attualmente sembra che su 46 ospiti della struttura, siano solo sei a risultare negativi, altri 7 sono in struttura in attesa del risultato del tampone, mentre fra gli operatori, a cui non è stato fatto il tampone se non a coloro che sono a casa in malattia o a coloro che mostrano sintomi, o ancora a chi è risultato positivo al test sierologico, ancora i numeri non sono definiti. Ma sembrerebbero in aumento. Fra i 10 ospiti positivi, stasera dovrebbero essere trasportati in 4 a Montedomini e sei ai Fraticini o in un ospedale. Il trasferimento è avvenuto in queste ore. Nella struttura, che è sotto il limite dei 50 letti, non esiste infermiere notturno.

Tirando le fila, il problema che prospettano operatori, sindacati e Adina è il fatto che non sia stato possibile avviare velocemente le procedure sanitarie di sciurezza previste dalle ordinanze regionali. Infatti, i tamponi nella prima fase sono stati fatti a rilento, stoppati (almeno quelli a tappeto) nella seconda, mentre anche sul piano dei dispositivi sanitari per operatori e pazienti, nonostante la tempestiva richiesta da parte della gestione, le risposte non sembrano essere state soddisfacenti  in tema di masherine e camici. Inoltre, la struttura della Rsa non essendo in grado di assicurare l’isolamento delle persone positive, la lentezza degli interventi potrebbe, almeno in linea teorica, aver innalzato il pericolo del contagio.

“Insomma- dicono dalla Cub – la vicenda poteva essere gestita in un altro modo, in maniera da risolvere il tutto con il meno possibile di rischio esposizione al contagio”.

In tutto questo, un dato importante è anche, per la tutela del lavoro e “per quel che riguarda gli operatori positivi”, la necessità di attivare da parte del gestore “la procedura di denuncia di infortunio, come previsto da circolare Inail del 13 marzo 2020”.

Intanto, questa mattina, sullo stesso tema è giunta una lettera al Comune di Firenze firmata  dall’Associazione per la Difesa dei Diritti delle Persone Non Autosufficienti (Adina)  e dall’Associazione Toscana Paraplegici Onlus. Ecco le richieste contenute nella missiva: rassicurazioni sulla presenza e sull’utilizzo di tutti i Dispositivi di Protezione Individuale necessari a chi opera, la necessità di monitorare in modo preciso la situazione nelle strutture, anche attraverso i tamponi, sia per quanto riguarda l’utenza che per chi ci opera, adeguati spazi per il distanziamento tra chi è malato e chi risulta negativo al Covid-19, corrette procedure digestione delle salme di persone decedute all’interno delle strutture. Inoltre, la possibilità di effetturare videochiamate tra chi è ospite delle strutture e nuclei familiari. Ancora: se i livelli occupazioni all’interno delle RSA e RA sono adeguati alle necessità, dal momento che a livello nazionale si parla della richiesta di equiparare queste strutture agli ospedali per ottenere personale aggiuntivo e necessario. Inoltre, si chiede se gli indumenti sporchi dei parenti ricoverati vengano fatti ritirare dai parenti, che magari non possono sostenere le spese di pulizia degli stessi all’interno delle strutture, o se sono state previste agevolazioni.

Domande cui, come sottolinea il gruppo comunale Spc, è necessario dare risposte. “Sappiamo che parte di queste competenze è nazionale e regionale – dicono Palagi e Bundu – il Comune di Firenze però è l’ente di riferimento della cittadinanza. Con la lettera di questa mattina si chiedono principalmente funzioni di controllo e di informazione, da cui nemmeno il Consiglio dovrebbe potersi sottrarre. Per svolgere la nostra funzione abbiamo però bisogno di avere un minimo di strumenti. Per questo chiediamo la convocazione in forma telematica della Commissione 4, per poter essere informati di quali risposte si vogliono dare alle questioni sollevate da ADINA e ATP, che raccolgono numerose domande e preoccupazioni diffuse anche sul nostro territorio, come nel resto del Paese”.

“Ci rivolgiamo direttamente ai consiglieri – dicono da Adina – perché mai come in questo momento è importante come non mai il ruolo della politica, e il fatto che i consiglieri comunali siano coinvolti dentro ai meccanismi decisionali”.

 

 

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