Firenze – Il problema è: in cosa consiste l’affermata urgenza da parte dell’Asl da indurre l’ente, nel corso della trattativa con i sindacati per un cambio d’appalto già critico, ad annunciare una procedura d’urgenza per disporre la chusura temporanea della struttura e a disporre l’allontanamento in ordine sparso degli utenti dell’Rsa Le Civette (38 anziani per 30 operatrici e operatori) e Centro Diurno Alzheimer (ad ora, 15 anziani affetti da Alzheimer)? La domanda parrebbe del tutto peregrina, in quanto, è la stessa Azienda Usl toscana Centro a informare le parti sindacali che si tratta di una decisione presa a “seguito di una valutazione strutturale e dgli impianti, al fine di ripristinare le condizioni igienico sanitarie. Ed è per procedere a questo ripristino, che richiede manutenzione ordinaria e straordinaria, che la struttura viene temporaneamente chiusa. Dov’è dunque la mancanza di chiarezza? Sta nel fatto dice Paola Sabatini, di Cub Sanità, che la decisione è stata comunicata alle parti sindacali nel corso di una trattativa che riguardava altri temi, ma soprattutto, che, ben conoscendo le situazioni critiche della struttura, si stava ipotizzando un altro tipo di modalità per consentire il ripristino della struttura. La “mancanza di chiarezza” sul punto, ha fatto scattare, da parte dei sindacati, lo stato di agitazione, prodromo, se emergeranno altri nodi, di sciopero. Anche perché, come spiega Paola Sabatini della Cub Sanità, “ci è stata comunicata la chiusura parziale della Rsa mentre si stava svolgendo una trattativa e soprattutto nel corso della quale di questa criticità non si era mai parlato”. La procedura d’urgenza comporta un disagio enorme, per utenti, famigliari lavoratori per l’incertezza sul loro futuro, visto che l’ipotesi tese a garantire la continuità non sono state poi espletate. Come mai, dal momento che la sede non è mai stata dichiarata ufficialmente inagibile?
Un fulmine a ciel sereno dunque per i sindacati e i lavoratori, dal momento che sembrava ormai andato a buon fine il progetto con cui l’Asl, per affrontare la situazione resa nota con comunicazione del 6 ottobre, aveva “concordato” un’ “uscita” di 14 utenti in blocco dalla struttura per andarsene in un’altra “tutti insieme”. Un punto importante, che consentiva agli utenti di trovarsi meno spaesati, rispetto alla sistemazione a goccia, ovvero uno qui, uno là, due da un’altra parte, ma permetteva anche di mantenere nella continuità assistenziale il gruppo dei lavoratori. L’Rsa Le Civette, struttura di proprietà dell’AUSL Toscana, è gestita dalla Cooperativa Proges. .
La cronistoria – Nel corso di un incontro sindacale, il 9 ottobre i lavoratori avevano appreso “che la chiusura temporanea riguardava un modulo”, che avrebbe coinvolto circa 6 lavoratrici e il centro diurno che ne occupa circa altri 10. Il tutto avrebbe dovuto riguardare personale e utenti per un periodo di circa 9 mesi. “Le 6 lavoratrici – spiegano Cgil, Cisl e Cub – avrebbero dovuto seguire, con l’istituto del distacco, la diversa allocazione di 14 utenti presso un’altra RSA”.
In conseguenza a quanto stabilito, il 12 ottobre i sindacati avevano fornito alla Cooperativa una rosa di nomi di lavoratrici e lavoratori che, “volontariamente e per senso di responsabilità”, si sono resi disponibili “al trasferimento che, per richiesta di gestore e committente, avrebbe dovuto concludersi entro venerdì 13 ottobre”.
Ma, nella stessa mattinata di ieri, “abbiamo appreso che questa operazione di trasferimento era saltata e che gli utenti della struttura verranno smistati presso altre RSA, generando così un esubero nel personale impiegato presso Le Civette. Nel corso dell’incontro odierno la AUSL Toscana Centro ci ha assicurato che nel corso dei prossimi 15 giorni opererà assieme alle OOSS ed alla Cooperativa Proges affinché tutto il personale venga ricollocato”.
Un nuovo corso dunque per il confronto, dove di fatto i sindacati si vedono davanti una siutazione che fino a qualche ora fa non era stata prospettata in modo così drammatico, , ovvero con la chiusura, seppure temporanea, della struttura. Ovviamente, il fronte sindacale dichiara che, se nel corso delle trattative “e qualora le soluzioni individuate dovessero nuovamente interrompersi” si aprirà la strada per “iniziative di protesta e di sciopero”. I disagi irguardano tutti: i lavoratori, gli utenti e famiglie.
Rimane la domanda iniziale, al netto del fatto che la struttura non è stata ufficialmente mai dichiarata inagibile: cosa è successo di improvviso, nel corso di una trattativa riguardante gli aspetti gestionali, per indurre l’AUSL e il gestore, nel corso stesso del confronto, a prospettare la chiusura temporanea della struttura e soprattutto questo nuovo modulo di ricollocazione a goccia degli utenti a scapito delle famiglie e dei lavoratori?
“Apprendiamo nel frattempo – aggiunge Sabatini – che la riduzione dell’attività riguarderà anche la riabilitazione allocata negli stessi locali dell’Rsa che comprende i quartieri 1.2,3 dopoché che erano stati chiusi, negli anni, i presidi per la riabilitazione dei quartieri 1 e 3”.