La risposta prodiana al delriano “Cambiando l’Italia” non si è fatta attendere. L’ultima “fatica letteraria” si fa per dire (visto che il libro l’ha scritto il giornalista Marco Damilano) del professore scandianese arriva nei giorni di tregenda per il Premier Rottamatore quando si ha la chiara impressione che chi non è con lui, “è fuori” come direbbe Briatore alzando il dito accusatore. E che non solo ci sia un Partito unico (in tutto l’arco costituzionale) ma addirittura sia retto da un uomo solo al comando.
“Romano Prodi, missione incompiuta” è una sorta di intervista-sfogatoio dellìex Premier nonché ex Presidente Ue: laddove per “missione incompiuta” si riferisce al Pd renziano, lo stesso che lo ha impallinato nella corsa all’elezione da Presidente della Repubblica. dopo la storia dei 101 franchi tiratori, Prodi ricorda che nessuno, a parte una timida dichiarazione di Rosaria Bindi, ha osato, nell’entourage del Partito democratico alzare la voce in sua difesa. “Perché non ero controllabile – confessa il professore – decida lei se questo è per le mie virtù o per le mie mancanze”.
Ma il libro-intervista a Prodi va ben oltre e in controluce si ha la netta impressione che l’ex Presidente (ma mai della Repubblica) consideri la strada tracciata da Renzi e i suoi una letterale deriva verso una democrazia matura e bipolare (“tre premier non eletti sono un intervallo troppo lungo della democrazia e questo è un Paese sì scalabile ma la scala la devono fornire gli elettori”). E che alla fine, caduto anche l’ultimo vero o presunto one man show, voleranno ulteriori stracci.