Ormai l’emergenza abitativa, a fronte anche della recente crisi economica, si sta trasformando in un boomerang sociale. Su questo tema la Chiesa toscana è da anni che si sta impegnando per trovare, con tutte le parti sociali interessate, delle soluzioni concrete. In particolare il vescovo di Livorno, monsignor Simone Giusti, laureato in architettura, ha da tempo lanciato non solo appelli ma anche idee concrete. Il primo a rispondere è stato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che ha inviato al vescovo una lettera ufficiale. “Caro vescovo, lei coglie – scrive il governatore Rossi – una delle problematiche più complesse e angoscianti che abbiamo di fronte. Nel 2010, infatti, si contavano in Toscana 5.023 provvedimenti di sfratto emessi, di cui 564 per finita locazione e ben 4.336 per morosità. Tra questi c’è sicuramente una percentuale rilevante di casi riconducibili alla crisi: persone che hanno perso il lavoro, che sono state messe in mobilità o in cassa integrazione, che hanno dovuto chiudere una attività, oppure che sono state colpite da una malattia. grave, da un infortunio, dalla morte di un componente della famiglia che ha causato la riduzione del reddito. Sempre nel 2010 ci sono state 22 mila domande per case popolari in lista di attesa e sono stati eseguiti 2.650 sfratti”.
Il presidente Toscano sottolinea come “una politica nazionale per l’edilizia popolare è inesistente. Dunque dobbiamo rimboccarci le maniche”. Quindi l’elenco delle cose fatte dal governo toscano, che ha “stanziato 90 milioni di euro per il recupero e l’incremento dell’edilizia residenziale pubblica e 4 milioni di euro a sostengo degli inquilini morosi ”incolpevoli”. “Nella finanziaria approvata – prosegue Rossi – dal consiglio regionale su proposta della giunta sono previsti impegni per la revisione normativa riguardante l’edilizia residenziale pubblica e la possibilità di utilizzare per social-housing parte del patrimonio immobiliare dismesso delle Asl e di altri enti. Abbiamo aperto il bando per assicurare un contributo per l’affitto ai giovani e alle giovani coppie che intendono metter su casa in modo autonomo dalla famiglia di origine”.
Sottolineando i buoni rapporti tra Regione e vescovi toscani, con la messa a disposizione da parte di quest’ultimi anche di parte del loro patrimonio immobiliare, Rossi chiede che questa azione sia “nuovamente rilanciata e rafforzata, studiando insieme nuove modalità di collaborazione, per progettare e realizzare interventi, anche in via sperimentale, che vadano nella direzione del sostegno alle fasce deboli della popolazione e, in ultima istanza, a difesa e sviluppo della coesione sociale della Toscana”. Una prima occasione pubblica per tornare a riflettere sulla questione ci sarà il 23 gennaio nella sala del Consiglio comunale di Livorno promosso dal progetto culturale diocesano, insieme al Comune , dove si parlerà di come innovare le politiche sociali a sostegno della famiglia.