La vicenda del nuovo negozio Ikea di Pisa inizia nel 2005. Il gruppo svedese chiede ai Comuni di Pisa e di Vecchiano (Pisa) di realizzare il suo store nei pressi del casello autostradale Pisa Nord della A11. Il progetto viene realizzato, discusso, revisionato. Ikea attende una risposta da parte delle pubbliche amministrazioni, che però tacciono. Tacciono per 6 lunghi anni, tanto che il colosso svedese dell’arredamento si spazientisce e, nel maggio del 2011, comunica al Comune di Pisa la sua rinuncia a costruire il nuovo negozio. Un investimento da 70 milioni di euro e che avrebbe garantito al territorio pisano 350 nuovi posti di lavoro viene messo a rischio. A questo punto il Comune di Pisa e la Regione Toscana intervengono ed il Governatore, Enrico Rossi, decide di metterci la faccia pur di garantire l’apertura del nuovo punto vendita Ikea di Pisa. Grazie alla mediazione del presidente della Regione, lo store aprirà nel 2013, anche se con dimensioni molto ridotte rispetto al progetto originale. Ieri, 31 gennaio, il presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso, ha dichiarato però che 6 anni sono davvero troppi per ottenere un permesso e che l’Unione Europea ha ben presente la vicenda della realizzazione del nuovo punto vendita Ikea a Pisa. Anche se vi sono casi addirittura peggiori in Germania, quello toscano, ha detto Barroso a Bruxelles, rimane un esempio negativo per il mercato unico. «Non consento a nessuno di denigrare la Toscana. Neanche al presidente Barroso», è stata la secca ed immediata risposta del presidente della Regione. «Il presidente Barroso – ha continuato Rossi – avrebbe piuttosto dovuto chiedersi come mai per anni e anni l’Ikea si sia ostinata a richiedere al Comune di Vecchiano licenze non solo per il suo insediamento ma anche per un centro commerciale, i cui volumi sarebbero stati in netto contrasto con le previsioni urbanistiche e con la qualità ambientale dell’area». Secondo il Governatore il presidente Barroso non avrebbe ben presente tutta la storia dell’insediamento Ikea nel Pisano. «Nel luglio scorso – ha proseguito – io stesso mi sono interessato al problema e ho incontrato i vertici di Ikea. In autunno, sulla base alle intese rapidamente raggiunte con il Comune di Pisa, la multinazionale ha potuto fare la sua scelta e decidere il proprio investimento. A febbraio il comune di Pisa approverà la variante e in primavera si aprirà il cantiere. Da luglio a febbraio: sono proprio i tempi cinesi a cui fa riferimento il presidente Barroso. Lo stesso amministratore delegato di Ikea ha riconosciuto la serietà e l’affidabilità del comportamento della Regione Toscana, della città di Pisa e delle istituzioni locali. Potrei inviare al presidente Barroso tante lettere di ringraziamento che riceviamo da imprese che desiderano insediarsi in Toscana e che possono farlo in tempi brevi». «È singolare poi – ha concluso – che il presidente Barroso si riferisca in modo specifico alla Toscana e alla città di Pisa, procurando ad entrambe un gravissimo danno di immagine, denigrando il loro buon nome e rischiando di compromettere l’interesse delle imprese per i nostri territori. Mentre cita genericamente la Germania, dove i tempi sarebbero ancora peggiori. Non facciamo le vittime, ma rivendichiamo con orgoglio il nostro lavoro. Come insegna il presidente Monti, l’Europa deve imparare a rispettarci. E se per farlo occorre battere il pugno sul tavolo lo farò senza problemi, proprio domani a Bruxelles, dove mi sto recando per una serie di incontri».
1 Febbraio 2012
Rossi risponde a Barroso sulla vicenda del nuovo store Ikea di Pisa
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