Firenze – Il governatore della Toscana Enrico Rossi è indagato a Firenze per la gara da 4 miliardi di euro del Trasporto pubblico locale (Tpl). L’inchiesta, col nome di Rossi che si aggiunge ad altri sei indagati, partirebbe da un esposto alla Procura di Mobit Scarl, la cordata di imprese (14 consorzi e 26 imprese toscane, da Cap ad Ataf a Linea), che uscì sconfitta dal bando di gara. A essere sotto indagine, l’intera commissione che aggiudicò il bando e due dirigenti regionali. Per tutti loro l’accusa è di turbativa d’asta. Sotto la lente degli investigatori, è la trasparenza e aderenza ai principi di legge dell’intero percorso che portò alla vittoria di Autolinee Toscane, legata alla società francese Ratp, la stessa della tramvia fiorentina.
Alla notizia riportata da alcuni quotidiani stamattina, il governatore Enrico Rossi reagisce con un lungo post sulla sua pagina Facebook. “A volte – scrive – ricevere un avviso di garanzia è segno del fatto che si fanno cose importanti a favore dei cittadini e che si toccano interessi che non vogliono mettersi da parte e accettare gli esiti di gare regolari e trasparenti.
Mi era già accaduto per la realizzazione dei quattro nuovi e moderni ospedali di Massa, Lucca Pistoia e Prato, che hanno contribuito in modo detetrfmibante a gestire bene in Toscana la lotta contro il Coronavirus. Ora è capitato nuovamente a causa di un esposto fatto dalla cordata di imprese che ha perso la gara regionale per il trasporto pubblico locale su gomma”. Ricordando che l’associazione di imprese che ha presentato l’esposto “ha perso regolarmente tutti i ricorsi”, ottenendo però il ritardo della partenza del servizio, il presidente Rossi scrive: “Le accuse sono infamanti e ridicole. Aspetto il momento giusto per procedere a querelare i calunniatori a cui consiglio di prepararsi a pagare per le loro diffamazioni”.
“Per quanto mi riguarda – chiarisce Rossi – l’accusa è di avere rilasciato, il 13 novembre 2015, dichiarazioni sull’esito provvisorio della gara, prima della sua conclusione formale. In realtà, coloro che hanno presentato l’esposto nascondono il fatto che la notizia già da un mese era di pubblico dominio e che la stampa e le agenzie nazionali l’avevano ampiamente riportata, poiché la seduta della commissione per l’apertura delle buste era stata pubblica, come prevede la legge, e quindi tutti erano a conoscenza del risultato.
La cosa più vergognosa e triste di questa vicenda è che con la strumentalizzazione della giustizia amministrativa e ora persino di quella penale si è sviluppato un contenzioso che ha ritardato di almeno 4 anni la partenza del nuovo servizio di trasporto pubblico locale, provocando un danno alle casse regionale di due milioni di euro per ogni mese, e impedendo ai cittadini di beneficiare da anni di un trasporto pubblico locale moderno e con autobus nuovi. Questa purtroppo è l’Italia.
La verità è che se non verranno modificate queste procedure, che impediscono alle pubbliche amministrazioni di arrivare in tempi brevi e nel rispetto della legalità al risultato, non potrà mai esserci ripresa e crescita della ricchezza e dell’occupazione. Mi auguro che questi giorni di consultazioni da parte del governo abbiano fatto capire che è importante non solo stabilire cosa fare ma anche come farlo e entro quali tempi”.
“Piena solidarietà al Presidente Rossi per le accuse strumentali e denigratorie rivoltegli in merito alla vicenda della gara del trasporto pubblico”. È il messaggio che la consigliera Titta Meucci e l’assessore Stefania Saccardi, Italia Viva, rivolgono al presidente Rossi. “Piena fiducia – aggiungono Meucci e Saccardi – nelle parole del Presidente e nelle sue dichiarazioni nelle quali manifesta la propria estraneità ai fatti. Ancor più grave ci sembra la strumentalità della vicenda. Non accettare un esito legale di una gara pubblica, confermato dalla massima autorità amministrativa, bloccando così la partenza di un servizio pubblico, ci lascia sconcertati. A Rossi, e a tutta la commissione e ai dirigenti regionali coinvolti in questa triste vicenda, va tutto il nostro sostegno”.
«L’inchiesta sulla gara del Tpl in Toscana, che oggi vede indagato anche il presidente della Regione Rossi, conferma che Fratelli d’Italia aveva ragione a pretendere chiarezza. Siamo stati i primi a sollevare dubbi su un appalto miliardario che ha di fatto consegnato in mani francesi il trasporto pubblico locale toscano. Quando ho incontrato a Prato i vertici della cooperativa Cap ho potuto constatare di persona i tanti aspetti poco chiari di una gara che abbiamo criticato fin dall’inizio. Spetterà alla magistratura verificare se sono stati commessi reati o meno ma noi continueremo a tenere accesi i riflettori sul caso, nell’interesse dei cittadini toscani». È quanto dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.