Firenze – Simul stabunt, simul cadent. Usa il latino, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, rispondendo alle domande di un gruppo di giornalisti a margine della presentazione del Piano Paesaggistico della Regione Toscana, che gli chiedono un commento-risposta a ciò che Parrini, il segretario regionale del Pd, aveva dichiarato ieri a proposito del governatore: “Il governatore Enrico Rossi – aveva detto Parrini – dovrà essere meno uomo solo al comando, e gli assessori e i consiglieri del Pd saranno più protagonisti nella costruzione delle scelte. Rossi ballerà in nostra compagnia e noi gli daremo una mano a governare e non soffrire di solitudine”.
Un invito chiaro a fare attenzione al “ballo”, quello di Parrini, un “ballo” che lungi dall’essere in “solitario”, dovrebbe, secondo il segretario regionale piddino, “tenere conto” di altri ballerini. Ma cosa vuol dire? “Se questo significa più contributi da parte loro – dice oggi Rossi, rispondendo alle sollecitazioni dei giornalisti – bene. Per quanto ci riguarda, andremo avanti come al solito, lavorando duro come al solito. Lo devo a quei cittadini che hanno votato per me: sono un presidente legittimamente eletto per voto popolare, come lo è il consiglio regionale. Io continuerò a lavorare, come al solito, per il bene della Toscana”. E se le cose non andranno bene? “Mi sfiduceranno e si andrà tutti a casa”. Simul stabunt, simul cadent, appunto.
Intanto che ci siamo, Rossi si leva anche un’altro sassolino. Sollecitato da un giornalista, risponde sia sull’affaire Consip, sia sulla questione dei “pugni chiusi e bandiera rossa”. Sulla richiesta di dimissioni del ministro Luca Lotti, Rossi si dice convinto che a dover parlare, chiarendo posizioni e situazioni, sia il Presidente del Consiglio, vale a dire Gentiloni. Una posizione che parrebbe in contrasto con quella assunta dal alcuni esponenti di Mdp, propensi alle dimissioni. “Continuo a ritenere che essere in una formazione politica non voglia dire uniformare necessariamente il proprio pensiero – commenta Rossi – su questa vicenda, penso che la parola spetti al premier”. Infine, il secondo punto toccato è la polemica innestata sui simboli della sinistra dallo stesso Renzi, che ha definito cantare Bandiera rossa da “macchietta”, come il “pugno chiuso”, dicendo anche che non basta tutto ciò per essere sinistra.
“E’ necessario smettere di irridere i simboli del movimento operaio storico – risponde Rossi – anche se non sono mai stato un entusiasta di inni e bandiere, è necessario rispettare i simboli della nostra tradizione. C’è una storia, quella del Movimento operaio: non ci sto che i suoi simboli vengano denigrati. Si feriscono le persone e questo lo si fa ormai da troppo tempo”. E poi non si sa perché, conclude Rossi, non si possa cantare, pur riconoscendosi di sinistra, Bandiera Rossa, o anche (addirittura!) l’Internazionale.