La ripresa dell’occupazione è trainata dall’elemento femminile. E il 20% delle imprese è donna

Ovvero le donne che fecero l’impresa, letteralmente parlando: “ormai” il 20% delle aziende reggiane sono guidate o fondate da donne. Spiccano il settore dei servizi e la dimensione “micro” dell’attività. Anche l’occupazione cresce ed è sempre più rosa…

La presenza delle donne nel tessuto imprenditoriale della provincia di Reggio Emilia ha raggiunto le 9.985 imprese, il 18,4% sul totale delle aziende presenti nel territorio reggiano.

Un universo che si allarga e – come emerge dall’analisi di genere sull’imprenditoria reggiana effettuata dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio – presenta caratteristiche che la differenziano, a volte in modo molto evidente, da quella maschile.

L’imprenditoria rosa, innanzitutto, si caratterizza per una maggiore concentrazione nel settore dei servizi, dove operano oltre 6.700 aziende condotte da donne, più dei due terzi del totale, contro il 46,7% nel caso delle imprese maschili. Contemporaneamente, quello femminile risulta un segmento imprenditoriale poco “industrializzato”, poiché solo 13 imprese su 100 costituite da donne operano nell’industria, compreso il settore edile, a fronte di quasi 40 su 100 per quelle maschili.

Una minore presenza nel settore industriale fa sì che l’imprenditoria femminile sia anche un po’ meno “artigiana” di quella maschile: un quarto delle imprese guidate da donne sono artigiane (2.533), mentre quelle maschili, con 7.452 aziende, rappresentano il 35,7% del totale.

Il tessuto imprenditoriale femminile della provincia di Reggio Emilia si distingue anche per la sua spiccata dimensione “micro”. Il numero medio di addetti per impresa raggiunge le 3 unità contro le 4,8 di quelle maschili; oltre a ciò, poco più di 92 imprese su 100 guidate da donne non hanno oltre i 5 addetti, di cui quasi 46 su 100 hanno solo un addetto (4.568).

La forma giuridica adottata dalle “capitane d’impresa” riflette quindi tale configurazione dimensionale: le imprese femminili, più frequentemente di quelle maschili, sono costituite come ditta individuale (63,7% contro 49,5%), scontando un gap proprio sulle forme più strutturate, che vanno da quella di società di persone (15,5 contro 20,4%) a quella di società di capitali (18,9 contro 26,5%). Negli ultimi anni, però, anche l’imprenditoria femminile si sta irrobustendo alla luce di una crescita proprio delle società di capitali rispetto alla dinamica delle ditte individuali e delle società di persone: considerando gli ultimi cinque anni, la quota di società di capitali è cresciuta di oltre due punti e mezzo percentuali (da 16,3% a 18,9%) a fronte di un calo della quota delle imprese individuali (da 64,4% a 63,7%) e delle società di persone (da 17,5% a 15,5%).

Negli ultimi anni, poi, anche il fare impresa al femminile si sta trasformando e l’avventura imprenditoriale è vista come un’opportunità, non solo come semplice autoimpiego ma anche come piena affermazione professionale post formativa.

Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui la presenza giovanile è maggiore tra le imprese femminili: quasi 11 imprese rosa su 100, ovvero 1.090 su 9.985, sono guidate da under 35, mentre quelle a conduzione maschile si fermano al 7,5% (3.312 su 44.143).

Oltre all’età delle imprenditrici, anche l’età dell’impresa è inferiore rispetto a quella delle aziende a guida maschile, infatti quasi un terzo delle imprese femminili registrate a fine giugno 2019 è stata iscritta dal 2015 in poi (quota che scende al 22% per quelle maschili).

Leggermente superiore rispetto a quanto avviene per le imprese maschili è la partecipazione straniera: sono infatti il 16,5% delle femminili totali le imprese straniere gestite da donne (1.643), mentre per quelle a conduzione maschile la quota scende al 14,9%, effetto di una forte presenza femminile nei settori ad alta intensità di imprenditorialità straniera quali il sistema moda e il commercio.

Prosegue il percorso di miglioramento dell’occupazione in provincia di Reggio Emilia. La conferma viene dai dati aggiornati al primo trimestre 2019 e calcolati come media degli ultimi dodici mesi.

Le cifre dicono che gli occupati nelle imprese reggiane passano da 236 a 244 mila unità, crescita da imputare sia ad un aumento della componente maschile (da 134 a 137 mila), ma ancor più a quella femminile (da 102 a 107 mila).

“Un dato – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi, particolarmente importante, perché sino ad oggi la ripresa dell’occupazione e la flessione del tasso di disoccupazione aveva riguardato in larga prevalenza la componente maschile, mentre per le donne non si erano registrati significativi abbattimenti del livello di disoccupazione”.

Il confronto con la situazione osservata un anno fa, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia su dati Istat, mostra un tasso di occupazione 15-64 anni pari al 70%, quasi due punti percentuale in più rispetto al primo trimestre del 2018, quando il dato si era fermato al 68,2%. Relativamente al dato disaggregato per sesso, il tasso di occupazione 15-64 passa, per gli uomini, da 76,3% a 77,9%, mentre quello femminile raggiunge il 62% dal 59,9% di un anno prima.

La crescita tendenziale dell’occupazione è determinata principalmente dalla componente del lavoro dipendente che, rispetto ad un anno fa, è aumentata di 7.000 unità passando da 183 a 190 mila occupati (+3,8%). Sono un migliaio in più anche i lavoratori indipendenti, che passano da 53 a 54 mila (+1,9%).

Il maggiore impulso all’occupazione provinciale viene dal settore dell’industria. Il dato medio aggiornato al primo trimestre 2019 registra un +9,2% nei lavoratori dipendenti (da 65 a 71 mila) rispetto allo stesso dato del 2018, mentre gli indipendenti sono rimasti stabili.

In crescita del 14,2% anche i lavoratori delle costruzioni che passano da 14 a 16 mila unità, incremento da imputare in toto alla componente “indipendente”. Stesso andamento per gli occupati delle “altre attività dei servizi”, cresciuti di 1.000 unità grazie al +1,1% degli imprenditori.

In lieve flessione gli occupati dell’agricoltura che scendono da 7 a 6 mila occupati, mentre rimane stabile a 50 mila unità il settore del “commercio e turismo”.

Per quanto riguarda le persone in cerca di occupazione, i dati 2019 mostrano che in provincia di Reggio Emilia sono 10mila gli appartenenti a questa categoria, con una flessione del 16,7% rispetto ai 12 mila dello stesso periodo dell’anno passato. Il tasso di disoccupazione del primo trimestre 2019, calcolato come media degli ultimi dodici mesi si attesta al 4,1%, 2,3% per i maschi e 6,4% per le donne (era al 6,8% a fine 2018).

Sul versante dell’occupazione giovanile, il tasso di disoccupazione nella fascia d’età 15-24 anni si è più che dimezzato, passando dal 24,5% all’11,5% inferiore, quindi, sia alla media dell’Emilia-Romagna (17,6%) e ancor più rispetto al dato nazionale (32%).

 

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