Rosa Maria Di Giorgi: “Senza cultura e scuola saremmo una periferia del mondo”

rosa maria di giorgi lancia la sua candidatura alle primarie per sindaco di firenze, ma non si sa se le primarie si faranno

Firenze Rosa Maria Di Giorgi è un’esponente di spicco della vita pubblica e in particolare nel settori della cultura e della scuola: una significativa esperienza come consigliere comunale poi come Assessore alla Cultura e successivamente all’Educazione nel Comune di Firenze   quindi Presidente della Fondazione Orchestra della Toscana .

Dal 2013 fino al settembre scorso ha svolto un’intensa attività parlamentare come  Senatrice  poi come Vice Presidente vicaria del Senato  e dal  2018 al 2022 come componente della Camera dei  Deputati.  

Oggi è Presidente dell’ISIA Firenze (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) e del Conservatorio di Musica “Luigi Cherubini” di Firenze.  

Di recente ha manifestato la sua volontà di candidarsi come Sindaco di Firenze. Ne parliamo in questa intervista. 

Ha annunciato di voler partecipare alle primarie Pd per la candidatura a Sindaco di Firenze. Quali le ragioni di fondo di questa sua entrata in campo? 

“Credo che stiamo vivendo in un momento particolarmente critico per la democrazia: le ultime elezioni amministrative hanno confermato, purtroppo, la disaffezione crescente dei cittadini verso la politica in generale e verso il voto in particolare. In momenti del genere bisogna che la politica trovi il modo per riavvicinarsi ai cittadini. E allora, l’impressione che la scelta del prossimo candidato sindaco per Firenze avvenisse tra 4 mura, in circoli ristretti, mi ha spinto ad uscire allo scoperto. Firenze merita un dibattito alla luce del sole. Merita che le persone siano consapevoli di chi vuole prendersi la responsabilità di governare una città così meravigliosa ed allo stesso tempo delicata. Una città che non può essere usata, come troppe volte avvenuto nel recente passato, come trampolino di lancio per altri traguardi. Firenze deve essere il punto di arrivo di una carriera politica, casomai. Il fatto che in tanti mi chiedessero di candidarmi ha fatto il resto. Io ho avuto tanti incarichi amministrativi ed istituzionali, di prestigio, e credo a questo punto di poter dare un contributo a Firenze. Come Firenze, appunto, si merita”.

La sua lunga esperienza nel campo della cultura anche a livello nazionale e quella di amministratore comunale è già una indicazione programmatica?

“Cultura, certo. Ma non dimentichiamo la scuola. Un Paese senza cultura, è un Paese senza identità. In balia degli eventi, delle mode. In Italia poi questo concetto è ancora più vero: si pensi solo allo straordinario patrimonio artistico e culturale che abbiamo, e a cosa rappresenti anche in termini economici e di creazione di lavoro per i nostri giovani. Ma la cultura senza la scuola non esiste. Una scuola che sappia formare alla democrazia e che risponda anche alle nuove esigenze del sapere tecnico-scientifico, che però non deve mai essere ridotto ad  un’ arida sequenza di formule, ma deve stare all’interno di quell’Umanesimo che oggi più che mai è fondamentale per dare chiavi di interpretazioni corrette in un mondo in tumultuoso cambiamento. Si pensi solo alla questione dell’intelligenza artificiale. Senza Cultura e senza scuola saremmo condannati ad essere una periferia del mondo. Firenze e l’Italia non lo meritano”.

Quali sono i problemi più rilevanti di cui Firenze attende la soluzione?

“La prima domanda a cui dobbiamo rispondere è: “che città vogliamo per il futuro, non solo prossimo?”.  Da questo punto di vista, io credo sia indiscutibile che Firenze abbia un problema di riequilibrio tra residenza a turismo (che non va demonizzato perché porta ricchezza, ma certamente va regolamentato) anche in funzione di un miglioramento dei servizi. C’è un problema di mobilità. E poi certamente le infrastrutture, aeroporto e Alta Velocità in primis. In alcune zone c’è un problema evidente di sicurezza. Dobbiamo dare risposte al commercio, all’artigianato. Dobbiamo unire la capacità di creare eventi attrattivi con quella di diffondere e promuovere cultura sul territorio. Le nostre istituzioni culturali devono tornare ad essere un punto di riferimento mondiale, perché lo meritano. Infine, combattere la solitudine. Siamo per fortuna una società ed una città in cui si vive a lungo, ma spesso si vive l’ultima parte della propria vita da soli. Quasi ‘sopportati. Invece io voglio che i cosiddetti ‘anziani’, diventino un motore del futuro, non un fardello del passato”.

E quali le questioni più urgenti? 

“Non credo nelle urgenze, ma in una programmazione che dia risposte concrete ai bisogni dei cittadini. Quindi tutto quello che ho detto è parimenti importante. Le dirò di più: vorrei eliminare, per quanto possibile, dal vocabolario politico la parola urgenza perché è il contrario della programmazione. Chi governa attraverso le urgenze rischia di perdere il quadro complessivo della realtà, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Programmazione, credibilità, controllo dei risultati. Questa è la ricetta a cui vorrei ispirarmi”.

 Ma si faranno le primarie del Pd o di coalizione?

“L’importante non sono le primarie come strumento, ma come filosofia. Le primarie servono per dare alla città il modo di esprimersi. Ma se diventano una trappola per eliminare concorrenti scomodi, allora perdono la loro ragion d’essere. Ripeto, io ho deciso di rompere gli indugi presentando la mia candidatura proprio per fare in modo che ci fosse una discussione alla luce del sole. Vedremo cosa accadrà. Al momento le risposte che ho avuto non mi sembrano francamente all’altezza della mia proposta”. 

 

 

 

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