Prato – Continuano le indagini sulla morte di un uomo e una donna di nazionalità cinese, entrambi di 35 anni, per asfissia a causa di un incendio sviluppatosi in appartamento di Vaiano (Prato), alla Tignamica, mentre una donna di 46 anni insieme al figlio è stata trasportata al pronto soccorso per accertamenti.
L’appartamento, a quanto pare, era stato trasformato in una confezione, con diverse postazioni di lavoro, anche se la proprietaria dell’abitazione, ha detto di aver affittato ai coniugi cinesi, ma di aver inviato una diffida lo scorso 3 agosto all’affittuaria cinese con cui intimava a rimuovere i macchinari e il dormitorio abusivo. Su questo sono in corso accertamenti.
Il ricordo è subito andato alla tragedia della Teresa Moda, la confezione di via Toscana al Macrolotto di Prato, dove, il 1 dicembre 2013 morirono sette operai cinesi in un incendio e numerose sono state le dichiarazioni da parte dei rappresentanti delle istituzioni, che hanno commentato l’accaduto come un fatto gravissimo anche perché vìola palesemente i diritti umani e si fa beffa delle leggi a tutela dei lavoratori.
E se c’è chi sollecita i cittadini a denunciare le situazioni sospette,e a collaborare con gli organi competenti per impedire la nascita di queste abitazioni-laboratorio, il vicesindaco di Prato Faggi sottolinea: ” La tragedia che si è consumata alla Tignamica, anche se maturata in un contesto molto diverso, ci convince che è necessario continuare sulla strada dei controlli e delle verifiche su cui ci siamo impegnati in questi ultimi anni”.
Faggi ricorda il lavoro svolto dai 70 ispettori assunti dalla Regione nell’ambito del “Piano Lavoro Sicuro”: “Sono state chiuse più di 100 confezioni inadeguate e periodicamente facciamo incontri con sindacati e associazioni di categoria,ma adesso abbiamo di fronte una nuova sfida, quella di individuare i nuovi luoghi di produzione, che, in nome dell’abbattimento dei costi della produzione, non sono più i classici capannoni ma sono garage, soffitte o mansarde, come nel caso della Tignamica”.
Quello che è accaduto dimostra, conclude Faggi che “sui cinesi non c’è quella consapevole responsabilizzazione, per cui è necessaria una ancora maggiore collaborazione da parte di tutti, in primo luogo degli imprenditori e dei proprietari degli immobili, ai quali chiediamo che dopo aver affittato vadano oltre i controlli formali, attuando invece controlli attenti e assidui che possano evitare rischi per le persone e le proprietà. Questo soggiacere tutto all’idea della produzione è insopportabile e, purtroppo, ha prodotto questa nuova e intollerabile tragedia”.