Rocco, puoi ancora stupirci con una grande squadra

Firenze – Ho provato simpatia per mister Commisso. Ieri. Per la prima volta, dopo aver bacchettato quando tutti (tutti) lo omaggiavano. Più affogava cercando le parole del suo italiano brockolino, ockey?, più si incartava menando accuse e ceffoni metaforici a destra e a manca, ockey?, più si capiva che avrebbe strangolato uno a uno i giornalisti della conferenza stampa in DAD, ockey?, più a forza di ockey comunicava le sue angosce di miliardario offeso e deluso, ecco: più andava avanti, ed è andato avanti parecchio, e più mi sarebbe piaciuto essere lì, per dargli una pacca sulle spalle e dirgli: ockey Rocco, sei uno di noi, Firenze non ti ha capito, ora dacci dentro, hai fatto qualche errore, forse troppi, ma puoi ancora stupirci con una grande squadra e riportarci in Europa come si conviene a un nobile blasone. Fargli sentire piena empatia, insomma, non come quel salame imbarazzato di ufficio stampa che, gli si leggeva in faccia, pensava ahi ahi, che figura di merda!

Perché in sostanza, nella sua beata ingenuità di tycoon che si è fatto con le proprie mani e non sopporta d’esser chiamato zio d’America, meno che mai le critiche a Iachini, ai giocatori, alla famiglia (già, la famiglia che centra?), in sostanza, dicevo, Commisso ha tutte le ragioni. Ha speso lo spendibile, ci ha messo l’anima, ha progettato glorie su glorie future, e dopo avergli baciato a lungo la pantofola come una stracciona qualsiasi, Firenze gli si è rivoltata contro. Insopportabile, inaccettabile. E giustamente, dal suo punto di vista, ai giornalisti dice: brutti mascalzoni, ma che diavolo volete? Che differenza fa se arriviamo tredicesimi invece di decimi? Errori? Chi non li fa? Ma voi che siete tanto bravi a criticare, com’è che non sopportate le mie critiche? Ockey? Allora facciamo così: a casa mia, alle partite della mia squadra lascio entrare chi pare a me. Quelli che hanno esagerato o che esagerano sono pregati di pagarsi il biglietto.

E qui casca l’asino. Ovvero: è la stampa, bellezza, e tu non puoi farci proprio niente. La stampa, cane da guardia dei tycoon. Specie dei tycoon maldestri. Degli elefanti in cristalleria che credono di cavarsela esibendo portafogli ipertrofici e annunciando prima meraviglie, poi punizioni ad personam. Rocco, ol’ chap, non si fa. You can’t do that. Ockey?

Peraltro non è vero che i giornalisti di Firenze con la Fiorentina ci fanno i soldi. Gli stipendi sono per lo più modesti e per chi non è in organico ogni articolo frutta sì e no dieci euro lordi. Però è vero che con la Fiorentina tengono in piedi tiratura e audience dei loro media. In questo la Viola è la gallina dalle uova d’oro, la droga di una tifoseria che ha poco altro per la testa. A parte il virus non c’è che Fiorentina. Tre quotidiani più una stampa off off, qualche periodico, una decina tra radio e tv più una quantità crescente di giornali on line.

E tutti i giorni scrivono e parlano di Fiorentina, notizie vere e di fantasia, curiosità, pettegolezzi, invenzioni pure, inimicizie, forse bassi interessi di procuratori, gialli improbabili, strategie di mercato, acquisti e vendite, commenti di questo e quello. Una produzione sterminata di articoli e chiacchiere anche quando non ci sarebbe proprio nulla da dire. Anzi, è proprio se da dire non c’è nulla che il rumore che si scatena e più incalza la creatività redazionale. Roba da pazzi, da uscire di cervello. Prima dell’esplosione dei media di Fiorentina si occupavano sei o sette giornalisti, non di più. Nel dopo partita le interviste si facevano negli spogliatoi coi giocatori ancora sotto la doccia. Oggi che è tutta una formalità con le conferenze stampa del prepartita per dire le solite amenità, cronisti e commentatori non si contano. Centinaia? Più o meno. E tutti, ovviamente, allenatori della nazionale con la ricetta dello scudetto in tasca, basta chiedere.

Ecco, è questo il punto che la categoria dovrebbe considerare attentamente. Di troppa informazione, specie se disinformante, si può uccidere e si può morire. Invece di fare gli offesi di maniera per l’incazzatura di Commisso e gridare per l’ennesima, inutile volta alla libertà di stampa sotto schiaffo, meglio sarebbe se si sfrondasse il campo di troppe presenze dilettantesche. Meglio se si scrivessero certezze e non articolesse tanto per riempir le pagine e occupare i palinsesti. La Fiorentina fa vendere? Mica tanto se poi i giornali chiudono e quelli che restano sono alla canna del gas.

Forse conviene rifletterci. E forse anche al simpatico Commisso bene farebbe uno shampoo al cavallo per rientrare in sé, chiedere tregua e organizzare bene una frittata finora venuta male per troppe ambizioni e scarsa esperienza italiana.

D’altra parte, più che dalle intenzioni, le avventure sportive si giudicano dai risultati. Né si può dire che la viola sia stata brillantissima. Lo vogliamo dire che qualche critica non era immeritata?

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