Ci ha lasciati un grande reggiano di adozione, l’ottantatreenne Ro (Rodolfo) Marcenaro, definito su Artribune “uno dei mostri sacri della satira disegnata nazionale” e scomparso per complicazioni sanitarie legate al covid.
È difficile incasellare in una definizione schematica la sua figura di artista impegnato e versatilissimo, ciò per l’estremo eclettismo con cui seppe declinare durante la vita la propria spumeggiante verve creativa, acuminata e sempre capace di suggerire il giusto equilibrio fra leggerezza, riflessione, risata intelligente e difesa dei valori morali che lo ispiravano.
Nelle sue opere sapeva passare da soggetti semplici, di una sintesi ficcante, d’immediata lettura, veri focus concettuali che “emergevano” dalle tavole con plasticità tridimensionale divertendoci e provocandoci, alla ricreazione di scene e ambientazioni ribollenti, ricolme di personaggi, di particolari, capaci di ricordare in chiave fumettistica e scanzonata i microcosmi brulicanti dei lavori di un Brueghel.
Sapeva mutare il proprio registro espressivo dalla dimensione creativa pura di opere ispirate da una necessità poetica, narrativa, a quella necessaria negli arguti e ricchissimi materiali visivi concepiti a fini esplicativi, didattici, per progetti di rilevanza sociale, di utilità, fin illustrando supporti come depliant, guide, manifesti di istituzioni pubbliche, amministrazioni, materiali scolastici.
Un segno, il suo, che parlava ai bambini, che parlava alla parte di bambino presente negli adulti e agli adulti come tali, per indurre a cogliere attraverso la sua lucida lente pirotecnica e ricca di colori e forme gli aspetti anche più complessi della società e della natura umana. Tutto ciò sempre con divertita ironia e geniale caricaturalità deformante e calibrata.
L’elenco delle sue opere per quantità e tipologia è qui impossibile, Marcenaro s’è mosso infatti da un contesto disciplinare all’altro, collaborando con artisti e soggetti di ogni estrazione. Fu pioniere dell’animazione televisiva già nel ’58 con i celebri Carosello in plastilina per Fernet Branca con cui vinse un Leone di Bronzo a Cannes. Diresse due fra le prime televisioni private (Tvs e TeleCiocco). Ha collaborato negli anni con Panorama, Espansione, Panorama Mese, Epoca, Rassegna Sindacale, La Repubblica, Il Venerdì di Repubblica, La Gazzetta dello Sport, “Sette” del Corriere della Sera, l’Europeo.
Sviluppò il filone della video-animazione con un proprio studio di produzione, cui tutta la sua famiglia partecipava, in particolare il figlio Umberto. Si ricordano di questo periodo in particolare le sigle di apertura e chiusura della Trasmissione “Fluff” di Rai 3, per Andrea Barbato nel 1990, e la serie di nove videoclip del 1991 per la casa discografica Speed, creati per l’album “Matto come un gatto” di Gino Paoli, tra cui il noto “Quattro amici al bar”, riconosciuto nel 1996 tra i migliori dieci del mondo. Marcenaro ha saputo spaziare dalla pubblicità alla satira, all’enogastronomia, alla didattica, vinto premi prestigiosi, utilizzato le nuove tecnologie, decorato ceramiche, disegnato francobolli.
“La scomparsa di Ro Marcenaro lascia un vuoto nel mondo dell’illustrazione, del fumetto e del cartone animato italiano. Marcenaro è stato un vero artista, libero nella sua fantasia e con una forte passione civile” ha commentato Luca Milano, direttore di Rai Ragazzi. “Dalla sua bottega artigiana vicino Reggio Emilia sono nate alcune serie molto belle e ancora oggi popolari su Rai Yoyo. I suoi cartoni animati erano spesso in rima, eredi di una grande tradizione di poeti e cantastorie, in grado di mostrare ai bambini la ricchezza della nostra lingua e il potere della fantasia”.
Innumerevoli sono i premi vinti nel campo della satira. Nel 1993, il suo volume “Dov’è finito Bettino” venne riconosciuto come il libro più divertente dell’anno e ricevette l’ambitissimo Premio di satira politica di Forte dei Marmi. A seguire “Il Presidente del Consilvio”, che ripeterà nell’anno successivo col titolo “Ex Voto”. “L’Asino”, che pubblica online con Fabio Santilli e Melanton (Antonio Mele) dal settembre del 2007, vinse nel 2009 ancora a Forte dei Marmi.
L’impegno fu sempre una sua cifra. Dal Manifesto Comunista a fumetti del ‘76, all’imponente lavoro con cui ha illustrato i 135 articoli della Costituzione italiana per i giovani, sapendo addolcire il tratto satirico da “pirata di lungo corso” della matita per arrivare alle nuove generazioni con efficacia educativa. Sempre a suo agio con i giovanissimi, ha realizzato con essi il “fumetto più lungo del mondo” – una striscia di 160 metri in cui si narrano le disavventure di un migrante che cerca il suo futuro in Italia e dalle cui vignette trasse un fumetto di 40 pagine, colorato dai bambini. Un’altra collaborazione ancora per i piccoli fu l’illustrazione di un’opera letteraria di Sergio Sghedoni, musicista e scrittore, dedicata alla musica per spiegarne, attraverso la favola, le regole e i misteri.
Ancora nella letteratura per ragazzi, citiamo il “Catechismo dei Fanciulli” del 1994, un interattivo su Dvd realizzato per la Conferenza Episcopale italiana; il “Barone di Munchausen”, per Panini, in 36 tavole, che vinse nel 1995 il Premio Andersen di letteratura per ragazzi. Ancora poi il “Candido” di Voltaire a fumetti per Feltrinelli. Nel 2000, ben cinquantadue libri animati per la Rai, ventisei puntate di “La cuocarina”, una serie in animazione sulla cucina italiana, due serie di “A danza con Vanessa” per insegnare la danza classica e “I balletti di Vanessa”, trasposizione a cartoni animati dei più celebri balletti classici.
La scomparsa di Marcenaro, che viveva e lavorava a Stiolo di San Martino in Rio, ha colpito fortemente la comunità ed è già rimbalzata sulle cronache nazionali e degli ambienti artistici a lui legati. Il sindaco di Reggio Luca Vecchi così lo ha ricordato: “La scomparsa di Ro Marcenaro priva la comunità di Reggio Emilia di uno degli intellettuali più curiosi, attivi e culturalmente fecondi degli ultimi decenni”.