Firenze – Forza e coraggio, dopo aprile viene maggio. Mai come adesso questo antico detto, che esorta a guardare con speranza al futuro, è apparso appropriato e denso di significati. Un periodo drammatico e triste ma le molte persone che si adoperano con coraggio e abnegazione ci danno la forza di guardare avanti. E questo ricorda che Giorgio La Pira, quando parlava di situazioni difficili, concludeva dicendo: “coraggio e avanti !”
Ma la pregnanza del suddetto proverbio è nel il suo riferimento a maggio, il mese delle rose, il più fulgido della primavera, non a caso il mese dedicato alla Madonna, al canto, alla poesia.
Nella celebre ballata “Ben venga maggio” Agnolo Poliziano, descrive quella che già all’epoca era un’antica tradizione: il Calendimaggio, allorché ragazzi e ragazze si scambiavano ramoscelli fioriti (detti appunto “maggi”) o ne appendevano uno sulla porta di casa delle fanciulla amata
E voi, donzelle, a schiera
con li vostri amadori,
che di rose e di fiori,
vi fate belle il maggio
Maggio, dunque, stagione dell’amore della giovinezza:
Ciascuna balli e canti
di questa schiera nostra.
Ecco che i dolci amanti
van per voi, belle, in giostra.
Il riferimento alla giostra ci ricorda che questo era un mese propizio per la guerra, sia per motivi climatici, si per poter avere nutrimento per gli uomini e per i cavalli, come ha fatto presente Vanoli nel suo recente libro sulla primavera. E quindi anche il mese dei simulacri di guerra, come i tornei cavallereschi.
Ma l’aspetto prevalente è quello idillico..
Leopardi, dopo la splendida immagine de “il maggio odoroso” in A Silvia, scriveva ne Le ricordanze “…Torna maggio e ramoscelli e suoni/van gli amanti recando alle fanciulle…” sottolineando che il fiorire della natura è sempre stato celebrato, fin dai tempi più lontani, con canti, danze, oranmenti floreali e vegetali.
E Francesco Guccini nella Canzone dei dodici mesi rifacendosi al Poliziano canta:
Ben venga Maggio e il gonfalone amico / ben venga primavera
ben venga Maggio, ben venga la rosa /che è dei poeti il fiore
Le tradizioni del Maggio sono antichissime, di epoca precristiana. Nel Medioevo si sono accresciute di composizioni poetiche, canti, rappresentazioni. Sono continuate nelle campagne toscane fino qualche decennio fa e ne viene conservata la memoria da gruppi folk, da cultori di canti popolari o in feste locali .
In particolare, nell’Italia centro-settentrionale, è ancora vivo il ricordo del Calendimaggio che aveva una funzione propiziatoria; in cambio di doni (uova, vino, dolci), i giovani cantavano stornelli in ottave. Ad esempio,
“ O massaina dalla gonnella a strisce, datemi un uovo che maggio fiorisce“.
Oppure
Siam venuti a farvi festa e omaggio / o brava gente ora che torna maggio,
come ricorda Leopoldo Baroni nel pregevole libro I Maggi (1954) che si avvale di una prefazione di Eugenio Montale. E Alessandro D’Ancona , nel fondamentale saggio Origini del teatro in Italia (1877) sottolineava che si cantava alle Calende di maggio, talora al modo di serenata.
Proprio da questi estemporanei canti in ottave nasce e si sviluppa la grande tradizione dei poeti popolari improvvisatori.
Nel Nord Europa si celebrava invece una sorta di halloween primaverile: la notte di Santa Valpurga (dal tedesco Walpurgisnacht,), il 30 aprile. Era la notte magica della veglia in cui si cacciavano le streghe (personalizzazione di ogni paura) e si strappavano le frasche dai noccioli per costruire le bacchette dei maghi, e il primo maggio rappresentava, appunto, il passaggio dal timore delle forze del male alla luce della primavera, una notte liberatoria dalle vecchie paure e bene augurante per la nuova stagione e in, particolare, dei raccolti estivi.
Riti propiziatori dei germani e dei celti ai quali fu sovrapposta la festa cristiana di Santa Valpurga ,da cui il nome.
Foto: Calendimaggio dal sito del comune di Carmignano