Il sindaco Dario Nardella ha conferito l’onorificenza ‘Le chiavi della città di Firenze’ all’attore indiano Irrfan Khan, ospite del 14/o River to River Florence Indian Film Festival, diretto da Selvaggia Velo, che gli dedica la prima retrospettiva europea dei suoi film. L’attore, emozionato, ha detto: “Grazie per questo riconoscimento. Spero che siano anche le chiavi dei cuori degli abitanti di questa splendida città, che mi ha incantato, cercherò la serratura“. Il sindaco ha poi parlato del legame che ha Firenze con l’India, raccontando la storia del nome del Ponte all’Indiano, ricordando inoltre che le chiavi sono la riproduzione fedele delle chiavi delle antiche porte di Firenze. Ha poi concluso invitando l’attore a tornare, “ora che è un cittadino fiorentino“.
“Sono estremamente onorato di trovarmi in questo paese perché l’Italia – spiega Irrfan Khan – è la culla dei grandi maestri del cinema, da Pasolini a Rossellini, conosciamo tutti i grandi registi italiani che hanno certamente formato e plasmato il cinema di tutto il mondo, con un’influenza ben oltre i confini nazionali”
L’attore, ospite del 14° River to River Florence Indian Film Festival è a Firenze per presentare la prima italiana di Qissa di Anup Singh, primo film del suo omaggio, ambientato nell’India postcoloniale racconta la storia di una bambina cresciuta come fosse un maschio dal padre e data in sposo ad una ragazza. Il festival presenterà inoltre a prima italiana di Paan Singh Tomar di Tigmanshu Dhulia e Il destino nel nome di Mira Nair (venerdì 12 dicembre, ore 16.30). In programma anche sette episodi della terza stagione della serie americana Hbo In Treatment, di cui l’attore è stato protagonista.
“Uno dei film a cui tengo maggiormente è Paan Sing Tomar che rivela come sta cambiando il cinema indiano e quale altra direzione stia iniziando a prendere. Quissa, invece, pur essendo di un regista indiano, ha comunque un linguaggio più europeo, che può attirare anche un pubblico più vasto e più universale, e può connettere con linguaggi non strettamente indiani. Parlando con Selvaggia Velo – prosegue l’attore – quello che abbiamo cercato di fare è inserire tanti diversi ‘colori’ in questa retrospettiva, in modo che risultasse un quadro variegato del mio lavoro di attore”
“A volte è semplicemente la storia che ti prende così tanto che vuoi partecipare alla sua narrazione – ha concluso Khan – non c’è mai un intento di trasmettere un messaggio sociale particolare. Il messaggio c’è sempre, in me: è la storia del film che deve tirarlo fuori. Tu come attore reagisci alla storia del film e il concetto è quello di condividere quello che è dentro di te con il pubblico”