Ritorno nella Grande Città del futuro, smart, verde e sostenibile

Firenze – Città del futuro, una sfida e anche un nuovo inizio: urbanistico, architettonico, economico, sociale. Del fatto che le città si stanno riaffermando come svincoli fondamentali per la società che sta faticosamente e caoticamente prendendo forma, è ormai un punto assodato. Ed è proprio su questo gigantesco tema, sul nuovo volto delle città, che si fonda il convegno, organizzato dall’Ordine degli Architetti toscani, “Le città del futuro, quale architettura?” come passaggio necessario in prospettiva dell’avvicinamento del VIII Congresso Nazionale #7 degli Architetti. Il convegno si è tenuto questa mattina al Dipartimento di Architettura, piazza Ghiberti/Santa Verdiana, a Firenze.

Una città che viene studiata e approcciata in modi molto diversi, secondo un nutrito ventaglio di prospettive che non si limitano a dati tecnici o strettamente addetti ai lavori, come dimostra il calendario dell’evento. Infatti, come sottolineano molti dei relatori, la figura dell’Architetto rimane “maestro” fondamentale nel leggere le evoluzioni della “città”, proprio per la sua capacità di unire umanesimo e tecnica.

Dando un’occhiata alla prospettiva delle città future, alcuni punti sono veri e propri dati da cui non si potrà prescindere. Un  aspetto molto importante, il superamento, o meglio, l’azzeramento della frattura fra città – campagna, che porterà a valutare il territorio come entità profondamente connessa, inglobata in un’unica elaborazione concettuale. Interconnessione logistica, strutturale, spazio integrato fra i tre elementi della produttività, della residenzialità, della socialità. Insomma, quando si parlerà di città, nel futuro, s’intenderà sempre più qualcosa che comprende l’accezione “territorio”. Qualcosa il cui primo, timido step potrebbe individuarsi nella costituzione delle “città metropolitane”.

“Il vero punto focale che si giocherà nelle città del futuro – spiega la presidente dell’ordine degli architetti di Firenze Serena Biancalani – è il principio della pianificazione. Il futuro è questo: rotta la frattura città campagna, per giungere a una omologazione reale la pianificazione è un passaggio obbligato. Un appuntamento che non possiamo mancare.  Un esempio? Londra, che ha un progetto di pianificazione che giunge al 2050″. il che significa almeno due cose: da un lato, che si ha bene in mente l’obiettivo, dall’altro, che il percorso per raggiungerlo tramite il Piano è indipendente dal colore politico. Insomma il “Piano” necessario per agganciare il futuro e permettere che la Città si sviluppi secondo i nuovi “fatti” tecnici, sociali, innovativi, è “prescindibile” dalla politica. La quale inoltre, soprattutto in Italia, dimostra di avere poca consapevolezza e passo troppo lento per star dietro al futuro.

Una città connessa al territorio, collegata, dialogante, è il contrario del concetto che finora ha resistito, con le sue manchevolezze che si tramutano in cadute economiche e sociali. Basti pensare che l’idea della “disconnettività” ha creato finora piccoli mondi chiusi e asfittici come le grandi periferie europee, le banlieues in cui nasce, cresce e si fortificano disagio e incomunicabilità.

Per ovviare a questo, è necessario che città e territorio divengano un groviglio armonico di passaggi in e out, dentro e fuori, che fanno in modo che avvenga realmente la ricomposizione della storica frattura città-campagna, città-territorio.

“Bisogna che venga ripensato il rapporto col territorio, sull’esempio delle grandi città europee, che vedono una crescita a strati intorno a un nucleo “aperto”. Per fare un esempio, è normale per un turista europeo scegliere l’albergo in base alle fermate della tramvia, anche se, rispetto a Firenze, si trattasse di albergare ad Empoli. Non importa lo spazio, se è connesso in modo semplice e lineare. Allora tutto il territorio diventa “città””. Con un’avvertenza, fondamentale: “Se non si utilizza la pianificazione  nel tempo, il rischio è di muoverci sempre nell’emergenza”. Con tutto ciò che questo comporta.

Una sfida che non è solo architettonica, urbanistica, socio-politica ma è, forse in primis, economica. A spiegarlo, Lorenzo Bellicini, direttore di CRESME, che mette il dito su due dati nuovi: da un lato, il ritorno verso la città come luogo di opportunità innovazione e servizi (tanto più che con i tagli operati ai bilanci, i piccoli comuni o i territori isolati restano sempre più fuori dal flusso), poi, il fatto che le città e i territori (forse meglio le città-territorio) sono i giocatori delle nuove sfide globali.

E in questo, Firenze e il suo territorio giocano un ruolo non da poco, dal momento che si posizionano fra i “poli” della “competizione delle città-territorio, almeno in Italia, fra cui spiccano Milano, Torino, bene Bologna e anche Firenze.

Del resto, il rinnovato interesse per la città, spiega Bellicini, aggancia due novità: da un lato, la “riurbanizzazione” della popolazione anche europea; dall’altro, la comprensione che “il Pil passa per le città”. Per quanto riguarda il primo punto, le stime sono dell’Onu: anche nella vecchia Europa, le città tornano a espandersi, sia per la crescita demografica che la ha investite a partire dal 2000, sia per la loro “attrattività”. E a espandersi sono soprattutto le capitali.

Se la competitività passa ormai per le città, i piani per il loro sviluppo non solo devono essere a lungo termine, ma anche dotarsi di strumenti che indagano allo stesso momento mobilità, scuole, distretti economici e culturali, sostenibilità … per tutti, straordinario il piano di cui si è dotata Stoccolma per “SimbioCity”, un piano che va da qui al 2040, in cui si predispone che l’80% dei residenti non userà l’auto, le emissioni verranno abbattute del 50% rispetto agli altri distretti urbani,si realizzano 760 chilometri di piste ciclabili, il 55% delle aree saranno verdi e la raccolta differenziata sfiorerà il 100%.

Perché, continua il direttore di Cresme, “si è compreso che ci troviamo in una fase di transizione e la competizione non è più sulla sola scala europea, ma è mondiale”. Perciò tutti questi piani, pur nelle loro specificità, hanno alcuni elementi trasversali, primo fra tutti la previsione di una crescita demografica per gestire la quale è prevista sì trasformazione ma anche nuova urbanizzazione. Poi, il tema della smart city che va alla gestione delle nuove frontiere della tecnologia; un piano climatico e della sostenibilità, la nuova mobilità e infine anche le forme e le nuove tipologie degli edifici. Città sempre più smart, più grandi, più verdi e più “dialoganti”.

 

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