Firenze – Stamattina, sotto la pioggia, un folto gruppo di ristoratori fiorentini si è ritrovato per protestare contro le condizioni che il governo avrebbe previsto per le riaperture. Da piazza Duomo fin sotto le finestre di Palazzo Vecchio, con una piccola interruzione, il corteo ha portato le istanze dei ristoratori fiorentini, fra cui i titolari di molti noti esercizi storici. Tutti insieme, per dire che ormai la situazione è tale che, senza aiuti, senza i soldi promessi e mai arrivati, quei ristoranti non riapriranno. Mai più.
Non è dunque la riapertura veloce, quella che preme, ma modalità che consentano, come dicono gli stessi ristoratori, di poter ripartire davvero. Ma per far questo, servono, come dicono i ristoratori, i soldi. Intanto, le spese crescono, gli affitti seppure esorbitanti, vanno pagati, e il lavoro continua ovviamente a mancare. E i soldi promessi dal governo non arrivano. “I conti non li sanno fare – dicono i ristoratori – i nostri ragazzi, i nostri dipendenti, non hanno ancora preso la cassa integrazione. Dopo due mesi, euro zero. Complimenti”.
Inoltre, riaprendo, come dice un ristoratore, “si ha il 100% di spese cpntro un 20% di guadagno. Il gioco non vale la candela”. E poi, benissimo la regola del raddoppio dello spazio esterno. Per chi ce l’ha. E per chi non ce l’ha? Si chiedono i ristoratori. “Bisogna provvedere a tutti. Da questa situazione non si può uscire che tutti insieme”.
Una situazione insomma che è ai limiti della sopravvivenza. Un settore, che, a livello nazionale, conta 1 milione e 200mila lavoratori. A Firenze i ristoranti sono circa 1500. In Toscana, sono oltre 27.900 aziende. Intanto, la promessa è : il 2 giugno in piazza. A Roma, o forse addirittura a Bruxelles.