L'ordine regionale dei geologici denuncia una scarsa conoscenza nel settore della gestione idrica, poichè non si applicano i modelli idrogeologici più sofisticati e avanzati che permettono di fare bilanci e previsioni realistici sulle disponibilità idriche degli acquiferi, che in altre regioni d'Italia già verrebbero utilizzati. Non è il primo anno che la Toscana si trova ad affrontare il rischio siccità. Anche se le precipitazioni di questi giorni, in particolar modo quelle nevose, danno qualche moderata speranza, per l'approvvigionamento idrico e la ricarica delle falde acquifere siamo alle prese con un inverno siccitoso che non ha consentito di recuperare i livelli negli invasi, e nelle falde acquifere. Alle condizioni meteorologicher avverse alla ricarica degli acquiferi, si somma però la mancanza di una valutazione attendibile e costantemente aggiornata sulla risorsa idrica sotterranea, mentre altre Regioni come l'Emilia-Romagna «sono riuscite ad avere una conoscenza idrogeologica del loro territorio dettagliata e costantemente aggiornata», dichiara la presidente dell'ordine dei geologi della Toscana Maria Teresa Fagioli. «C'è da domandarsi come mai le tecniche di quantificazione e studio della risorsa idrica sotterranea non siano applicate dalla stragrande maggioranza degli enti di controllo e di gestione della Toscana – prosegue Fagioli – , che preferiscono ancora applicare il solo ”principio geometrico”, ovvero usare il solo compasso per tracciare le aree di salvaguardia per i pozzi ad uso idropotabile».
Per l'Autorità di Bacino del Fiume Arno, con gli invasi attuali e con le reali difficoltà nel poterne realizzare altri, l'obbiettivo prioritario è cercare di ottimizzare la risorsa, razionalizzare la gestione degli acquedotti, migliorare la riduzione delle perdite possibili e far pagare tariffe coerenti con il valore che ha la risorsa stessa. Bilancino ha oggi 37 milioni di metri cubi contro i 69 milioni di quando è al massimo invaso: le simulazioni indicano il 50% della possibilità che si riempia per l'estate Le falde risentono della mancata ricarica del periodo autunnale e quella del periodo primaverile probabilmente non sarà sufficiente.
Secondo l'ordine degli esperti delle risorse del sottosuolo e della difesa del suolo, potrebbero essere realizzati nuovi invasi, anche più piccoli di Bilancino, ma soprattutto occorre mettere mano ad un affinamento sistematico di conoscenza e programmazione dell’uso della risorsa idrica, su oggettive basi scientifiche e senza più trascurare la parte più abbondante e pregiata della risorsa idrica: le falde. Inoltre sono improcrastinabili gli interventi di monitoraggio, riparazione e manutenzione del "colabrodo" che è la rete di distribuzione di acqua potabile.
Le questioni di grande attualità legate alla risorsa idrica, non ultima la siccità, saranno trattate in occasione del seminario «Difesa del suolo: normativa, competenze, prospettive”, domani 3 febbraio a Firenze (9:00 -13:00 all'Auditorium Folco Portinari), teso a focalizzare il quadro sulla rilevanza della gestione idrica per la sicurezza delle popolazioni, degli insediamenti, delle infrastrutture. All'incontro parteciperanno Raffaella Mariani, VIII commissione della Camera dei Deputati, Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici; Anna Rita Bramerini assessore regionale Ambiente, Difesa del suolo e servizio idrico integrato, Maria Teresa Fagioli presidente Ordine dei Geologi della Toscana. Per informazioni e iscrizioni: http://fondazione.geologitoscana.it.; tel. 055 2340878 segreteria@fondazione.geologitoscana.it
Le dichiarazioni
L'Ordine dei geologi della Toscana sollecita una migliore e più oculata gestione della risorsa idrica. «Buon senso vorrebbe che ogni volta che si parla di limitazione dell'uso dell'acqua, come nelle emergenze idriche, si sapesse bene dove e quanta acqua abbiamo nelle falde, e magari anche di che qualità – dichiara il presidente dell'ordine, Maria Teresa Fagioli – . Purtroppo però, le acque sotterranee hanno il brutto difetto di non essere visibili. Per il loro studio, anche solo qualitativo, sono necessari strumenti tecnico scientifici raffinati e un impegno conoscitivo approfondito e continuativo per ottenere stime attendibili. E troppo spesso purtroppo gli enti pubblici toscani si sono arresi davanti a tali complessità, di qui la mancanza per la nostra Regione di un modello idrogeologico quantitativo, di dettaglio, di tutti gli acquiferi significativi e conseguentemente di un bilancio realistico per le acque sotterranee».
Foto www.meteoweb.eu Lago artificiale di Bilancino ai minimi storici (novembre 2011)