Riparte la Viola in modalità baby contro l’Inter degli ex

Firenze – Si parte. Quel che è stato è stato. Ora siamo tutti curiosi di vedere quel che sarà. La Fiorentina fa mostra di una rosa ineccepibile: un tecnico bravo, sicuramente migliore di quello che c’era, anche se ci vuole poco; venticinque giocatori viola di buon livello, giovani, che sembra “ci credano”, oltre a dare sufficienti garanzie di fitness tecnica (non manca nulla, tutti i ruoli sono ben coperti).

Cosa dire delle scelte di mercato? Se rivoluzione doveva essere è bene che sia stata radicale. Due anni fa fu ridicolo dire che era “finito un ciclo” mentre veniva confermata in toto la squadra titolare (con le sole novità, che tra l’altro ammontavano a perfette integrazioni, di Kalinic e Astori).

Quest’anno se non altro tutto è più chiaro: in primis il bilancio, il ridimensionamento del monte ingaggi, poi l’epurazione di quella che era stata la squadra di Pradé-Montella  (manca da piazzare Mati Fernandez ed è fatta), quindi il ringiovanimento dei ranghi (non di quello tecnico, purtroppo, giacché Corvino è confermato pressoché a vita). E qui c’è poco da commentare. L’unico mio rammarico è la svendita affrettata di Ilicic, un giocatore che forse poteva diventare leader della nuova Fiorentina, e che comunque poteva farci ricavare di più di quei miseri cinque milioni e mezzo che ha speso l’Atalanta (quasi la metà di quello che è costato, nello stesso ruolo, Saponara e un quarto di quello che costerà Dias!).

Qualche legittimo dubbio ce l’ho anche sui nuovi acquisti in difesa, memore dei misfatti passati di Corvino; del quale risuonano ancora alti i giuramenti su Brivio e Tagliani in Nazionale ed è ancora troppo fresca la memoria degli “affari” Da Costa, Mazuch, Hegazi, Benalouane, Salcedo, Diks, Milic per scommettere a occhi chiusi su chi è arrivato. Tra l’altro non ho ben capito l’arrivo all’ultim’ora di Pezzella, che sarebbe un lusso per la panchina, giacché è costato tre milioni più di Vitor Hugo, e che non vorrei fosse già un pentimento per quell’acquisto. Vedremo. Mi piace poco anche la conferma di Babacar, ma a gennaio arriva Vlahovic, e forse si dissipa l’ultima perplessità. Il resto mi piace.

Contro l’Inter ci sarà una verifica importante. Non penso tanto ai giocatori, ai quali andrà concesso il tempo necessario per esprimersi, ma al gioco. Pioli intende ripartire da un 4-2-3-1. Chi mi segue su questo giornale sa del mio scetticismo su questo schema. Lo scorso anno mi è sembrato un insulto al buon senso assistere all’eterno ballottaggio per i due posti a centrocampo tra Badelj e Vecino, o all’esilio in difesa di un ottimo mediano come Sanchez per lasciar posto a … Tello o a Milic sulle fasce! Io in assoluto ritengo che due soli mediani a centrocampo siano poco se si tiene agli equilibri e se ci si preoccupa (cosa che avviene di regola in Italia) di proteggere adeguatamente la difesa.

In questo precampionato, poi, ho visto che anche a livello internazionale c’è qualche ripensamento su quello schema. Non è un caso che gli “eroi” delle partite più importanti alle quali abbiamo sinora assistito siano i Casemiro, i Jorginho, i Lucas Leiva, i Montolivo: quei “registi”, quei “metodisti”, quei vertici bassi di un centrocampo a tre o di un rombo, che nessuna versione del centrocampo a due contempla. E forse non è un caso che anche Mourinho, convertito al 4-2-3-1 in Premier, abbia giocato la finale di Supercoppa europea contro il Real con Herrera centrale basso tra Matic e Pogba.

Di sicuro, infine, non è casuale la sconfitta della Juve contro la Lazio: in una partita nella quale si sono evidenziate le carenze di un centrocampo coi soli Pjanic e Khedira, soprattutto a questo livello di preparazione fisica, contro una squadra che ha fatto della densità e del pressing là in mezzo la sua forza.

Pioli, quando allenava la Lazio, giocava un 4-3-3 o una sua variante. Con l’Inter aveva adottato il 4-2-3-1 che gli aveva lasciato De Boer. Non vorrei che gli esiti opposti delle sue due avventure non avessero quella scelta di schema come discriminante. Consola soltanto sapere che, all’occorrenza, quegli schemi li sa far giocare, tutt’e due. Io comunque auspico che la Viola adotti presto un centrocampo con Sanchez, Veretout e Benassi (pessima idea averlo provato esterno nella trequarti), con Badelj (sempreché non vada all’Inter a completare uno dei più sensazionali trapianti completi di reparto che si ricordino nella storia del calcio) come alternativa e con Chiesa e Eysseric (o Hagi o Saponara o Dias) in aiuto al centravanti, in un 4-3-2-1 che ritengo il gioco più idoneo per una squadra che deve ripartire con la dovuta prudenza e rispettando (non come con Sousa) le caratteristiche naturali dei suoi giocatori.

E allora mi espongo anche ad un pronostico: con il 4-3-2-1 la Viola andrà in Europa; con il 4-2-3-1 finirà tra l’ottavo e il decimo posto. Quello che comunque conterà di più sarà la valorizzazione dei tanti giovani che la Fiorentina coltiva. E anche per questo la scelta dello schema non sarà indifferente. Intanto misuriamoci, specularmente, contro l’Inter degli ex Vecino e Borja Valero. E auguriamoci di non cominciare coi rimpianti.

 

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