Rinaldo chiude in bellezza la stagione dell’opera

Al Valli presenti anche tanti stranieri e giovani

Cristina Fabbri

Al Valli è tornato Rinaldo, tutto imbellettato coi suoi abiti sfarzosi che profumano di passato e che ha fatto tornare alla mente il 1985 ai numerosi che, ieri sera, erano tra il pubblico come 27 anni fa. Un Rinaldo però un po’ diverso da quel che ci si aspettava – vuoi perché all’ultimo chi doveva interpretarlo (Marina De Liso) per un’indisposizione ha ceduto la scena a Delphine Galou, la quale coraggiosamente ha deciso di vestire i panni del protagonista dell’opera, in tre atti, proposta per la prima volta da Georg Friedrich Handel nel 1711.
All’epoca il venticinquenne Handel, appena giunto a Londra, ricevette la proposta di mettere in musica il dramma ricavato da un episodio della “Gerusalemme Liberata” del Tasso. Sarebbe stata la prima opera italiana espressamente composta per un teatro inglese. Fu un successo immediato e indiscusso: il titolo sbaragliò, nell’arco di sette stagioni, tutti gli altri in cartellone per numero di repliche.

Ieri a proporlo al pubblico reggiano, così come 25 anni fa, è stato Pier Luigi Pizzi: uno spettacolo storico ma ancora freschissimo, che ha calcato nuovamente il palco del Municipale grazie alla coproduzione tra il Teatro Alighieri di Ravenna, I Teatri di Reggio e il Comune di Ferrara. Rispetto a come si era presentato la prima volta, ne è stata ridotta la durata a due ore e mezzo (intervallo incluso) e utilizzata un’orchestra più snella. In un marmoreo salone di palazzo, i personaggi si sono alternati sulla scena. In azzurro-bianco-oro i cristiani, in rosso porpora i saraceni. Il pubblico è stato trasportato nelle vicende amorose tra il cavaliere Rinaldo e Almirena, quest’ultima figlia di Goffredo, condottiero dell’armata cristiana. A lei Handel assegnò due arie memorabili e anche ieri la sua interprete, Maria Grazia Schiavo, ha strappato lunghi applausi dopo l’aria “Lascia che io pianga”.
Sempre d’effetto gli “omini neri” – mascherati come nel teatro giapponese kabuki – che hanno contribuito a rendere la scena accattivante, spostando barche, troni e cavalli sui quali si trovavano i protagonisti. Hanno alzato i loro mantelli, lunghi e svolazzanti, dando dinamicità all’opera. Un vero e proprio squadrone di macchine sceniche umanizzate che si è rivelato ancora una volta “l’asso nella manica” della proposta di Pizzi.

Con “Rinaldo” si è conclusa la stagione d’opera del Valli. Una conclusione col botto che ha richiamato tanti stranieri e giovani tra il pubblico. Ma non dimentichiamo quel che ha rappresentato in passato: Rinaldo fu la prima affermazione di Handel nel mondo teatrale inglese, tappa fondamentale non solo per il successo personale dell’autore ma anche per i destini dell’opera italiana a Londra. Ed è ora tra gli spettacoli più belli firmati da Pizzi. Insomma, quella di ieri era un’occasione degna di nota per tutti per andare a teatro. Se ve la siete persa, fate ancora in tempo: domenica (29 aprile) si replica.

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