Rimozione Concordia, Gabrielli: “finito il tempo delle parole”

Nella giornata di ieri, sabato 3 maggio, il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, è tornato a parlare della vicenda Concordia. “Nessuna discordia sulla Concordia”, ha dichiarato con un gioco di parole. Dopo il blocco dei lavori del 30 aprile, l’installazione dei cassoni è ripresa venerdì 2 maggio. Al momento l’Osservatorio sui lavori di rimozione del relitto ha dato il via libera solo all’installazione del secondo dei 19 cassoni previsti per il rigalleggiamento, ma nelle prossime ore Costa Crociere ed il consorzio incaricato della rimozione della nave naufragata il 13 gennaio 2012 (Titan Salvage e Micoperi) dovrebbero presentare allo stesso Osservatorio i documenti richiesti per chiarire come saranno portati a termine i lavori. “Aspettiamo nelle prossime ore le integrazioni richieste”, ha dichiarato Gabrielli. “E’ finito il tempo delle parole. Ora mi aspetto l’individuazione del porto di destinazione”, ha concluso.

La guerra dei porti, comunque, continua a tenere banco. Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ed il Ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, sono tornati a parteggiare per la soluzione italiana. In particolare il Governatore toscano ritiene che Piombino possa essere pronta ad accogliere la Concordia una volta rimessa in galleggiamento. Anche il responsabile mare di Legambiente, Sebastiano Venneri, ha sostenuto la necessità che il relitto venga smaltito in  un porto italiano. Questo in quanto devono essere ridotti al minimo i rischi per l’ambiente marino e, di conseguenza, va selezionato un porto vicino al Giglio. Che la Concordia lasci l’isola dell’Arcipelago toscano con un traino o con la meganave olandese Vanguard, ha poca importanza. Secondo Venneri nella nave ci sono ancora almeno 100 tonnellate di olio pesante ed altre sostanze inquinanti. Scegliere di non smaltire questi liquidi in un porto italiano vorrebbe dire rischiare uno sversamento in mare. La soluzione del traino sarebbe, secondo Legambiente, quella migliore. La decisione di trasportare il relitto in Turchia con la Vanguard, invece, porterebbe con sé il rischio di “un vero e proprio disastro ambientale”.

Il danno ambientale per la tragedia della Concordia, secondo una prima stima, sarebbe di circa 13.000.000 di euro. Il Ministero dell’Ambiente dovrà però quantificare esattamente quanto patito dall’ambiente marino a causa del disastro del Giglio una volta che il relitto verrà rimosso. In ogni caso, ha concluso Venneri, sarebbe da evitare un ulteriore danno per l’ambiente marino, dato che con la soluzione del trasferimento della Concordia in Turchia, “il rischio ambientale sarebbe notevole”.

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