Pisa – E’ stata rimossa dal Comune l’edicola in Borgo Stretto nel centro di Pisa, confiscata anni fa ad un clan mafioso e data in gestione all’associazione Libera.
La decisione ha sollevato critiche e polemiche. Nel giustificarla, Maria Punzo, presidente della 3^ Commissione Consiliare Permanente, ha detto che al posto dell’edicola sarà messa un targa, “mentre i disegni, se possibile, verranno recuperati e ricollocati in un luogo simbolico come già suggerito dal capogruppo della Lega, Alessandro Bargagna“.
“La rimozione – ha spiegato Punzo – non è stato un atto vile né tanto meno intimidatorio, come qualcuno ha detto, ma una necessaria rimozione di una struttura fatiscente e in disuso da quasi due anni, oltretutto in un’area sottoposta a vincolo architettonico, tutta la zona di Borgo è in fase di riqualificazione, iniziata già da qualche settimana, che si estenderà a breve sull’intera via. La scelta dell’orario per la sua rimozione è stata dettata dal buon senso per evitare disagi alle attività commerciali in un’area di intenso passaggio pedonale diurno”. Su Facebook il deputato leghista Edoardo Ziello ha definito l’edicola “una carcassa di ferro degradata”.
Sull’episodio si sono appuntate le critiche dell’assessore regionale Vittorio Bugli: “Chiediamo – ha detto – che il sindaco dia una spiegazione riguardo a questa decisione unilaterale, arrivata come un fulmine a ciel sereno, quando ancora era in corso un confronto per trovare soluzioni adeguate. Una decisione che rischia, oggi, di vanificare anche l’opera di sensibilizzazione sfociata in un progetto avviato con gli studenti delle scuole pisane, cancellando il lavoro fatto nei mesi scorsi e i messaggi di speranza che i ragazzi avevano affidato alle decine di lettere esposte nell’edicola in una bacheca”.
“Vedere così malamente messo al tappeto l’impegno di giovani che da un momento all’altro, senza preavvisi, si sono visti togliere questo importante simbolo e con esso materiale realizzato da ragazzi delle scuole – ha proseguito Bugli – è un segnale negativo e preoccupante. Sono giovani che attraverso l’utilizzo di questo bene confiscato marcavano il loro impegno di cittadini atti vi per la lotta alle mafie dando esempio un concreto di come questa battaglia debba essere condotta tutti insieme.