Rimborsopoli: indagine “burla”? Nessun reato e nessun indagato

Dalla Procura arriva una specie di inchiesta sui rimborsi da viaggio dei nostri amministratori. Ma non c’è nulla di illegittimo semmai di inopportuno

E’ già stato scritto da Manfredi del Carlino e da altri; sui discutibili (alcuni) rimborsi in cui sono incappati negli ultimi tempi gli amministratori reggiani non c’è ombra di illegittimità, semmai di opportunità specie in tempi in cui un surplus di buoni esempi e atteggiamenti immacolati non è mai troppo. Ora si rincorrono le voci di stampa su una presunta indagine che il Procuratore Capo Giorgio Grandinetti avrebbe aperto sul digestivo di Capelli o il biglietto museale di Salsi. Per cercare di capire cioè se quei 12 euro complessivi sarebbero cioè da ascrivere o meno al corretto registro delle restituzioni pubbliche a rappresentanti in trasferta. La Rimborsopoli locale tocca sostanzialmente bravi ragazzi e magari conoscenti e amici e restituisce al contrario un quadro tutto sommato accettabile rispetto ai vergognosi sputtanamenti di soldi pubblici che arrivano da altre parti d’Italia. Dalle Regioni soprattutto, su cui si chiude un occhio perché sono già stati individuati gli enti locali da sacrificare sull’altare della spending review.

Certo, i giornalisti fanno il loro mestiere e le opposizioni anche. Nel quasi quotidiano “giro” in Tribunale non è parso vero imbattersi nei solerti consiglieri di Progetto Reggio Irali e Iotti recatisi colà per incotrare Grandinetti ed esporre i loro dubbi su viaggi e viaggetti di assessori e compagnia bella a spese della comunità. Questo giornale web non si è mai caratterizzato troppo per indulgenza verso la classe politica in generale ma ci sembra che la canea scatenata in questo caso sia eccessiva. E che l’inchiesta tanto sbandierata riempirà forse qualche pagina di quotidiano e si risolverà in una bolla di sapone. La figuraccia in cui qualcuno è incappato serva di lezione; piuttosto, ribadiamo un concetto e una proposta che da questo magazine rilanciamo periodicamente. La stragrande maggioranza degli incarichi amministrativi locali, fatta eccezione per pochissime figure, dovrebbe essere intrapresa gratuitamente dai candidati o aspiranti amministratori, specie se già titolari di una professione dignitosa. Perché tempi e modi sono del tutto compatibili. Come dimostrato in molte altre occasioni, la selezione della classe dei nostri rappresentanti sarebbe al rialzo, non al ribasso, perché si affaccerebbero sulla scena dell’agognato bene comune solo coloro che sono baciati da una reale vocazione e non chi, attraverso i partiti, è alla caccia di una facile visibilità e di un altrettanto facile stipendio.

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