Successo di pubblico alla serata di presentazione (giovedì 30 aprile, negli accoglienti e artistici spazi di “Rossi Fotografi”, in centro storico) di “Tabula rosa – 77 variazioni senza tema né tempo”, nuovo titolo della collana Myricae (poesia) di thedotcompany.
Molti amici e amiche (vecchi e nuovi) e nessuna personalità (o figura, o maschera) politica all’appuntamento, come espressamente voluto dall’autore.
Un’atmosfera calda e informale, gioviale e luminosa, impreziosita dai colori dell’atelier fotografico (allestito per l’occasione dal titolare Enrico Rossi e dalla figlia Alessandra) e da un ottimo buffet preparato dalla pasticceria Poli, di cui sui tavoli non è rimasto niente.
Special guests dell’evento l’esibizione dal vivo (musica per archi) di due giovani e promettenti strumentiste diplomate al “Peri”, ossia Cecilia Bolognesi al violino ed Elde Lini al violoncello, che hanno proposto un repertorio capace di spaziare dalla classica al jazz.
Molto apprezzata, poi, la lettura (improvvisata) di alcuni componimenti, affidata anche a un bambino di 10 anni accompagnato dal babbo, e i curiosi siparietti situazionistici (tra teatro dell’assurdo e filosofia strutturalista) inscenati dall’histrio Piccinini – in stato di trance ipnotica – con la complicità del suo pubblico, incredibilmente divertito e partecipe.
La serata (una cinquantina le persone presenti, arrivate dalle 19.30 alle 21.30, e tanti gli assenti giustificati) è terminata con un bis delle musiciste, con l’autore appartato in un’altra stanza a firmare con dedica le copie del libro (18 quelle vendute sul posto), “un libro-scrigno complesso e articolato, che va esplorato a lungo e a più livelli… un’opera multipla e sincera, non banale, sofferta e aperta: ricca di citazioni colte o di scene di vita quotidiana, di personaggi e trabocchetti semantici, retorici e linguistici, con frequenti scambi di persona e cambi di ritmo, salti di registro e tripli sensi; un diario-sudario da compulsare in silenzio e con l’anima sgombra, libera da pregiudizi e conformismi” (Alberto Ego).
Insomma, un viaggio lento e intimo, da godere in diretta e metabolizzare piano piano, tassello dopo tassello, in attesa che il continuum si faccia unicum e dunque si squaderni nel suo insieme concentrico, fino a disvelare un discorso (un percorso frontale o laterale) coerente e conseguente.
“Un’avventura linguistica – ha spiegato il critico letterario prof. Armando Lapazienza, cugino del filologo Salvatore Dellasapienza – ora sensoriale ora trascendentale (…) Un piccolo capolavoro di ricerca che si snoda e riannoda in componimenti-talismani che, perla dopo perla, danno forma a un libro tacitamente perfetto, che li contiene e sigilla in tutto il loro essere incontenibili e talvolta volutamente incontinenti: un’ostrica di scrittura contemporanea seducente proprio perché esuberante anche quando sulla pagina prevalgono gli spazi bianchi o i puntini di sospensione (…) Una raccolta non certo adatta ai novellini dell’approssimazione (in quanto inclini, appunto, all’elucubratio praecox), né alle menti pigre o agre della Nuova Zelanda”.