Firenze – La Camera ha approvato in tempi rapidi la legge delega di riforma del Terzo Settore: questo atto legislativo, fortemente voluto dal premier Matteo Renzi dà un nuovo assetto al vasto mondo del volontariato, dell’associazionismo e dell’impresa sociale. Abbiamo rivolto alcune domande al Sottosegretario al Lavoro e Politiche Sociali On. Luigi Bobba, che è stato l’artefice principale del testo di legge ed ha seguito l’iter parlamentare per conto del Governo
L’approvazione rapida della legge alla Camera esprime anche un’ampia condivisione di questa proposta del Governo?
“In Commissione Affari Sociali c’è stato un dialogo serrato con tutte le forze politiche, non privo di ostacoli, ma sicuramente proficuo e costruttivo che ha portato al voto finale del 9 aprile scorso. Sono pienamente soddisfatto per il lavoro svolto e per l’impegno profuso dalla Camera. Adesso riprenderemo i lavori in Senato con l’auspicio che si possa mantenere lo stesso passo”.
Qual è la caratteristica di fondo di questa legge-delega?
“Si ha finalmente una definizione normativa del Terzo settore, che viene dotato di una legislazione organica, ispirata ai principi della chiarificazione e semplificazione normativa. Il Terzo settore è una realtà molto importante: possiamo davvero dire che questa è una delle grandi riforme che trasformeranno il Paese e contribuiranno ad offrire nuove opportunità al cittadino, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, secondo il dettato costituzionale”.
A cominciare dalla definizione di Terzo settore, che finora mancava….
“Infatti. L’art. 1 del disegno di legge recita: “Per Terzo Settore s’intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche e solidaristiche e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività d’interesse generale anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale nonché attraverso forme di mutualità”
Quali gli altri aspetti più innovativi?
“E’ la prima volta che un Governo decide di riformare un settore così delicato e significativo per la vita economica e sociale del nostro Paese. Si vuole offrire un profilo chiaro a tutto il mondo del Terzo Settore (soprattutto per quanto riguarda la disciplina degli enti e le diverse legislazioni di settore) attraverso una legislazione che non sia astratta ma sia, in qualche modo, “dentro” a ciò che già sta cambiando. Penso, ad esempio, alla previsione di un registro unico delle organizzazioni non profit (definendo, così, un perimetro chiaro delle organizzazioni a cui fanno riferimento i principi costituzionali). E penso alla necessità di un riordino nel campo della legislazione fiscale. Infatti, il D.lgs. n. 460/1997 ha subito modifiche nel corso del tempo e si sono aggiunti altri decreti e regolamenti”.
Oltre che di semplificazione, Lei ha parlato anche di “chiarificazione”. In che senso?
“Oggi, il criterio meramente formalistico e astratto del “senza scopo di lucro” fa sì che vengano trattate allo stesso modo realtà assai diverse (ad esempio, una società sportiva dilettantistica rivolta ai ragazzi di un quartiere difficile ed un centro fitness in una grande città). Occorre, dunque, individuare strumenti per una reale misurazione dell’impatto sociale al fine di poter effettuare davvero una diversificazione fra le organizzazioni : “separare il grano dal loglio”, per usare l’espressione del Presidente Renzi! Questa sarà, quindi, una grande sfida per il futuro, proprio per far sì che quell’impegno programmatico delle istituzioni sia effettivamente commisurato alla produzione di beni comuni e di attività di interesse generale”.
Insomma, una svolta culturale che investe non solo le associazione ma anche le istituzioni?
“Il progetto di riforma sul Terzo settore vuole dare piena attuazione all’articolo 118 della nostra Costituzione che all’ultimo comma recita: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.
Occorre, però, definire quale deve essere il compito delle istituzioni nel rapporto con i soggetti e le organizzazioni, ma anche con i cittadini singoli, che decidono liberamente di svolgere attività di interesse generale. Con tale dicitura si intendono le attività che hanno a che fare con il bene comune e della comunità secondo il principio di sussidiarietà, ovvero secondo il principio per cui la responsabilità di trovare risposte ai bisogni dei cittadini non nasce esclusivamente dall’alto (dallo Stato, dalla legge) ma scaturisce, anche, dalla comunità e dalle reti sociali, familiari a livello locale”.
Dai decreti delegati dovrebbe “uscire” un codice del Terzo settore. Di cosa si tratta?
“Redigere un Codice del Terzo Settore, è di particolare rilevanza, in quanto nel tempo si è stratificata una ampia mole di provvedimenti normativi ad esso dedicati, spesso in modo non organico. Una legislazione che è stata definita a “canne d’organo” per sottolineare come alle diverse famiglie di attori e soggetti del Terzo Settore sia stata dedicata nel tempo una legge ad hoc (volontariato L. 266/1991; cooperazione sociale – L. 381/1991; associazionismo pro-sociale – L. 383/2000; imprese sociali – d.lgs. 155/2006), il che ha prodotto in molti casi sovrapposizioni e disfunzionalità. Pertanto, il Governo è convinto che questo sia un passaggio piccolo, ma importante nel disegno complessivo di dare al nostro Paese gli strumenti istituzionali per la realizzazione di una società coesa, inclusiva ed economicamente sostenibile”.
Oltre all’assetto normativo ci sono nuove risorse che devono essere messe in campo
“La legge di stabilità ha già previsto 50 milioni euro per quest’anno, 140 per il 2016 e 190 per il 2107. Ma sono risorse che dovranno ancora essere incrementate e questo potrà avvenire quando saranno varati i decreti delegati”.
Questa legge potrà dare nuovo impulso alle imprese sociali?
“Certamente. Sono previsti sia l’ ampliamento dei campi d’attività dell’impresa sociale, sia la possibilità di distribuzione degli utili, seppur entro limiti prestabiliti, che significa una remunerazione per chi investe in questo settore, ed inoltre, un fondo rotativo per queste imprese che potranno finanziarsi per realizzare interventi importanti nei vari settori. Tutto ciò può dar vita ad una nuova stagione di sviluppo di imprese sociali, non solo nella forma di cooperative sociali ma anche avvalendosi di altre forme giuridiche (imprese che incorporano il valore sociale come obiettivo e missione, così come hanno fatto le cooperative sociali). Si può anche determinare una “contaminazione” positiva tra mondo for profit e mondo non profit. Si tratta, infatti, di soggetti che possono creare quell’innovazione sociale, senza la quale il sistema di welfare non è in grado di soddisfare tutti i bisogni dei cittadini”.
Nel Disegno di legge si prevede il Servizio civile universale. Di che si tratta?
“Di un’opportunità per tutti i giovani che sia non solo un servizio alla comunità ma anche un’esperienza utile alla propria vita e una possibilità di primo inserimento professionale. Con il Servizio civile universale sarà molto ampliata la possibilità di accedere a questa esperienza, anche grazie a misure specifiche finanziate con risorse appositamente stanziate dalla Legge di stabilità, cui si affiancheranno altre risorse contenute nel piano Garanzia giovani e provenienti da altre fonti.
Il Servizio civile che, entro il 2017,dovrebbe contare su più di 100 mila giovani, è visto come un grande investimento in termini di motivazioni e di valori, nella vita delle persone, sviluppando sia il senso di appartenenza al proprio Paese, sia l’interesse per i problemi sociali, rappresenta un incubatore di un grande “vivaio” di vocazioni al volontariato”.
Quali sono i passaggi che hanno preceduto l’approvazione dell’aula?
“Mi preme sottolineare che la legge delega è stata varata dopo un percorso di partecipazione, iniziato con la presentazione on line delle linee guida cui è seguita una consultazione pubblica alla quale hanno partecipato più di mille soggetti fra associazioni, cooperative, fondazioni e organismi del mondo del volontariato”.
Quali tempi si prevedono per l’approvazione definitiva?
“Se non ci saranno contrattempi l’iter parlamentare potrebbe terminare prima dell’estate per poi passare, finalmente, alla stesura dei decreti legislativi . E anche questo sarà un percorso impegnativo perché se per alcuni aspetti della riforma le idee sono abbastanza chiare ,su altre questioni, come il riordino e la semplificazione della disciplina degli enti, il quadro unitario delle leggi di settore e, soprattutto, la materia fiscale, occorre fare i conti con la complessità delle tematiche se vogliamo avere una normativa efficace”.