Riforma Province, Gestri: “momento di estrema difficoltà”

Prato – E’ già avviato il percorso per la trasformazione delle Province in enti territoriali di secondo livello, ma sulle tappe della trasformazione e su cosa diventeranno concretamente le attuali Province i punti oscuri non sono pochi. Ancora ballerina per esempio è la data delle elezioni per il nuovo presidente, fissate inizialmente per il 28 settembre e poi rimandate. Attualmente la data concordata in via ufficiosa è quella del 12 ottobre 2014, salvo ulteriori slittamenti.

Nella mattina di oggi, giovedì 7 agosto, a palazzo Buonamici il presidente della Provincia di Prato, Lamberto Gestri, ed il segretario dell’ente Massimo Migani hanno chiarito il quadro generale della trasformazione sottolinando anche le molte incertezze che a tutt’oggi restano.

“E’ un momento di estrema difficoltà. Da una parte la gestione della trasformazione, con i decreti applicativi rimandati da luglio a settembre e le decisioni su competenze e funzioni tutte da prendere, dall’altra le enormi difficoltà del fuoco incrociato di tagli e patto di stabilità – ha detto Gestri – Rispetto alla scorsa legislatura le risorse della Provincia sono state quasi dimezzate, a danno del territorio e dei cittadini. Stiamo cercando di portare avanti investimenti e servizi in ogni modo. Ieri abbiamo pubblicato il bando per la vendita di palazzo Novellucci, una scelta dolorosa, ma necessaria per garantire gli impegni presi”.

“Le incertezze sulla data delle elezioni ci costringono a costituire l’ufficio elettorale e andare avanti con i tempi previsti dalla legge attualmente vigente che stabilisce come termine per le elezioni il 30 settembre– aggiunge Migani – La data di ottobre è solo ufficiosa e se non venisse convertita in legge ci troveremo improvvisamente fuori tempo massimo”.

La trasformazione delle Province non può certo considerarsi un automatismo, bensì richiede un consapevole impegno degli amministratori che dovranno affrontare alcuni nodi principali: la composizione degli organi, l’attribuzione delle funzioni, la conseguente definizione delle strutture amministrative. Per la riforma delle Province e delle Città metropolitane (legge n. 56/2014) la fase di attuazione si è appena aperta con una circolare del Ministero dell’interno (1 luglio 2014 n. 32) e intanto Anci e Upi nazionali il 18 giugno scorso hanno firmato un’intesa impegnandosi a garantire collaborazione e integrazione tra Comuni e Province e dando indicazioni di massima, ma puntuali, sui nodi più importanti del riordino.

I NUOVI ENTI, COME SARANNO – La legge 56 opera un profondo riordino del ruolo delle Province, che vengono confermate enti titolari di alcune specifiche funzioni fondamentali di programmazione, coordinamento e gestione di politiche e servizi di area vasta. Allo stesso tempo, anche per agevolare l’instaurazione del collegamento funzionale con i Comuni, la legge prevede intese tra le Province e i Comuni del territorio, per la gestione unitaria di nuove e ulteriori funzioni e servizi che oggi sono frammentati tra i due livelli di governo, cioè impropriamente esercitati da enti o agenzie operanti in ambito infra-regionale. Le FUNZIONI FONDAMENTALI stabilite dalla legge riguardano il PTC e la Tutela e la valorizzazione dell’AMBIENTE. La pianificazione dei TRASPORTI in ambito provinciale e l’autorizzazione e il controllo in materia di trasporto privato. La costruzione e la gestione delle STRADE provinciali e la regolazione della VIABILITA’ su di esse. La programmazione della RETE SCOLASTICA e l’EDILIZIA SCOLASTICA. NUOVE FUNZIONI sono raccolta e elaborazione dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali, controllo fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e Pari opportunità. Inoltre predisposizione di documenti di gara, ruolo di stazione appaltante, monitoraggio dei contratti di servizio e organizzazione di concorsi (d’intesa con i Comuni). A questo si aggiunge l’esercizio di tutte le funzioni oggi impropriamente demandate a società e consorzi in particolare per i servizi a rilevanza economica. Upi e Anci nell’accordo firmato sottolineano che il principio di coordinamento della finanza pubblica impedisce allo Stato e alle Regioni di allocare le funzioni di rilevanza economica su altre strutture e che tali funzioni devono essere attribuite alle Province in forma singola o associata, tanto più che la legge prevede misure premiali in favore delle Regioni che riorganizzano prevedendo la soppressione di uno o più enti o agenzie. Nell’accordo infine si sottolinea che anche le funzioni amministrative oggi sono attribuite in modo frammentato e disperso in strutture appartenenti ai vari livelli del governo locale (per esempio in materia di difesa del suolo e prevenzione delle calamità). Queste potrebbero essere oggetto di appositi accordi nel territorio per individuare le modalità di esercizio ottimale, ricomponendo in modo organico le relative funzioni ad un unico livello di governo.

TEMPISTICA NORME APPLICATIVE – Il Governo ha mancato l’appuntamento dell’8 luglio, data annunciata per la pubblicazione delle norme applicative rimandate a settembre e la conferenza unificata Stato-Regioni non si è ancora espressa sulle funzioni provinciali oggetto del riordino da attribuire ai vari livelli di governo e sulle competenze. Dovranno essere stabiliti anche i criteri per individuare beni e risorse finanziarie, umane, strumentali e organizzative connesse all’esercizio delle funzioni da trasferire. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, il termine sarebbe quindi l’8 ottobre 2014, la Regione provvede a dare attuazione al riordino per la parte di sua competenza.

LE ELEZIONI PROVINCIALI – Ecco le tappe per l’elezione di nuovi presidente e consigli provinciali. Prendendo per buona la data ufficiosa del 12 ottobre la tabella di marcia prevede entro il 2 settembre la convocazione dei comizi elettorali, fra il 21 e il 22 settembre la presentazione delle candidature a presidente della Provincia (sottoscritte da almeno il 15% degli aventi diritto al voto) e delle liste con i candidati per il Consiglio provinciale (sottoscritte da almeno il 5% degli elettori). Poi, a controlli avvenuti, pubblicazione sul sito della Provincia. Le elezioni si svolgono domenica 12 ottobre e nei giorni successivi ci sarà la proclamazione dei risultati. L’ufficio elettorale è costituito dalla Provincia e vi prendono parte dirigenti, funzionari e altri dipendenti dell’ente.

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA dura in carica 4 anni. Sono eleggibili i sindaci della Provincia il cui mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni. Solo per le prime elezioni sono eleggibili i consiglieri provinciali uscenti. Il corpo elettorale è formato dai sindaci dei Comuni della provincia e dai Consiglieri dei Comuni della provincia. Ciascun elettore vota per un solo candidato alla carica di presidente della provincia. Il voto è ponderato ed è eletto il candidato che consegue il maggior numero di voti sulla base della ponderazione. In caso di parità di voti è eletto il candidato più giovane. Il presidente della Provincia decade dalla carica in caso di cessazione dalla carica di sindaco.

Il CONSIGLIO PROVINCIALE
dura in carica 2 anni. Prato rientra tra gli enti con popolazione fino a 300 mila abitanti e quindi il Consiglio è composto dal presidente e da 10 componenti. Il Consiglio provinciale è eletto dai sindaci e dai Consiglieri comunali dei Comuni della Provincia. Sono eleggibili a Consigliere provinciale i sindaci comunali in carica, i consiglieri comunali in carica. Solo per le prime elezioni sono eleggibili i Consiglieri provinciali uscenti. Ciascun elettore esprime un solo voto per uno dei candidati, che viene ponderato. Sono eletti i candidati che conseguono la maggiore cifra individuale ponderata. A parità di cifra individuale ponderata, è proclamato eletto il candidato appartenente al sesso meno rappresentato tra gli eletti, se ancora in parità il più giovane. La cessazione dalla carica di Consigliere comunale o sindaco comporta la decadenza da consigliere provinciale.

VOTO PONDERATO – Ciascun elettore esprime un voto che viene ponderato sulla base di un indice determinato in relazione alla popolazione complessiva della fascia demografica del comune in cui si è sindaci o consiglieri. Nella provincia di Prato il risultato del rapporto tra popolazione del Comune di Prato e popolazione della Provincia è maggiore di 45 (75,414). Pertanto la parte eccedente (30,414) deve essere redistribuita, proporzionalmente, tra le fasce demografiche diverse da quella cui appartiene Prato. Il valore percentuale di ogni fascia non potrà superare la cifra di 35, salvo la fascia demografica cui appartiene il comune che supera 45. Solo a partire dal 2017 vige il riequilibrio della rappresentanza di genere.

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