Riforma Cartabia, allarme Fsp: “Aumenta il senso di impunità”

Firenze – La riforma Cartabia messa sotto la lente a Firenze nel corso del convegno “Effetti della riforma Cartabia sulle attività della Polizia giudiziaria” organizzato dal Sindacato della Polizia giudiziaria (Fsp) a Firenze.

“E’ indispensabile rivedere alcune previsioni della riforma Cartabia, perché aver posto come limite alla procedibilità d’ufficio per alcuni delitti contro la persona e contro il patrimonio la pena edittale detentiva non superiore nel minimo a due anni lascia moltissime vittime di reati gravi e odiosi abbandonati a se stessi e, troppo spesso, in condizione di non poter chiedere e ottenere giustizia, legando le mani agli operatori di polizia giudiziaria – dice Valter Mazzetti,  Segretario generale Fsp Polizia di Stato, nel corso del convegno – c’è un evidente e pericoloso scollamento della previsione normativa dalla realtà, che di fatto si tradurrà in una drastica riduzione del livello di sicurezza e tutela delle vittime che si potrà garantire. Questo perché far dipendere il perseguimento di reati anche di serio allarme sociale dalla sola volontà e dalle sole ‘forze’ della vittima significherà, in molti contesti del nostro territorio profondamente segnati da manifestazioni di prepotenza criminale, che gli autori non saranno neppure perseguiti, e ciò aumenterà ulteriormente il già diffuso senso di impunità che oggi registriamo”.

Il confronto si è basato soprattutto sugli aspetti relativi all’attività di polizia giudiziaria e, in particolare, al fatto che il D.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 contiene una significativa estensione del regime di procedibilità a querela, in rapporto a centrali figure di reato contro la persona e contro il patrimonio. Una modifica improntata al perseguimento degli obiettivi del P.N.R.R., che punta a una riduzione del 25% dei tempi medi del processo penale entro il 2026, ed è finalizzata ad esiti di deflazione processuale e penitenziaria.

“L’obiettivo – ha aggiunto Mazzetti – è deflazionare il sistema dai procedimenti avviati senza un concreto interesse della persona offesa, ma l’effetto sarà esattamente l’opposto. Chi vorrà sporgere querela in maniera pretestuosa continuerà a farlo, e chi invece non sarà nelle condizioni psicologiche o economico-sociali per poterlo fare resterà in balìa del prepotente di turno. Vuol dire che se il ras del quartiere, o peggio, vuole darmi un avvertimento o zittirmi e mi frattura un osso con una prognosi fino a 40 giorni noi poliziotti non potremo arrestarlo senza querela… e quanti denunceranno il ras del quartiere?”.

“La formulazione della norma non deve fuorviare – avvisa Mazzetti -. I reati che hanno come pena edittale un minimo di due anni, ma che nel massimo possono arrivare a pene altissime, sono tanti e sono estremamente gravi. Inoltre, anche alla luce della poca chiarezza e della mancanza di presupposti per l’attuazione di alcune previsioni, ci sono svariate ipotesi in cui per la polizia giudiziaria sarà estremamente farraginoso persino identificare e coinvolgere la persona offesa, e tutto si tradurrà in una ulteriore complicazione dell’iter che porta al procedimento giudiziario. Il nostro allarme – ha concluso – va ad aggiungersi a quello già lanciato da più parti in merito ad altre fondamentali questioni come ad esempio quella della prescrizione, e rende davvero urgente correggere quelle previsioni che rischiano di vanificare il lavoro di chi deve garantire sicurezza e giustizia”.

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