Rifiuti: senza impianti la Toscana rischia alti costi e inquinamento

Firenze – Non perseguire l’autosufficienza impiantistica, per la Toscana della gestione dei rifiuti comporterebbe tre conseguenze negative: aumento dei costi di gestione e quindi di tariffe e prezzi per cittadini ed imprese rispetto ai valori attuali; aumento vertiginoso delle emissioni di gas serra, con impatto ambientale e aumento dei costi; mancanza di sicurezza ed affidabilità di uno dei sistemi centrali per garantire qualità della vita e competitività dei territori toscani. Rischi che la Toscana non può correre.

Con queste parole Nicola Perini, presidente di Confservizi Cispel Toscana, è intervenuto alla presentazione del rapporto Sfide e opportunità per la gestione efficiente dei rifiuti in Toscana al 2030realizzato da REF Ricerche e promosso da Confindustria Toscana e Confservizi Cispel Toscana, presentato oggi a Firenze nell’Auditorium del Consiglio Regionale, con il patrocinio di ANCI Toscana, alla presenza tra gli altri del presidente della Regione Eugenio Giani e dell’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni.

Alla base della discussione, al centro anche di una tavola rotonda che ha visto coinvolti i presidenti dei gruppi consiliari, il rapporto REF Ricerche promosso dalle due Associazioni, che da un lato certifica come la strada intrapresa per raggiungere l’obiettivo del 65% di riciclo al 2030 sia quella giusta (le aziende toscane hanno presentato progetti di digestione anaerobica e piattaforme di riciclo all’interno dei finanziamenti del PNRR per 400 milioni di euro di investimenti), ma dall’altro segnala un fabbisogno impiantistico per recupero energetico/riciclo chimico al 2030 nella nostra regione: 597 mila tonnellate di rifiuti (334 mila di rifiuti urbani, 192 mila di rifiuti speciali, 71 mila di capacità di riserva e di eventuale picco). Uno scenario che vale tra gli 800 e i 900 milioni di euro di investimenti, circa 2.500 addetti in più e benefici ambientali ed economici che ammontano a 36,5 milioni di euro l’anno.

La Regione ha avviato nei giorni scorsi l’iter di approvazione del nuovo Piano Rifiuti, la Giunta e tutti i gruppi consiliari hanno dichiarato la volontà di chiudere il ciclo dei rifiuti in Toscana in una logica di prossimità e autosufficienza. Una premessa importante che può consentire un lavoro comune. “È aperta una fase decisiva per risolvere il problema rifiuti ed evitare i rischi di crisi ed incertezza – prosegue Perini – All’avvio dell’iter di Piano si affianca l’avviso pubblico regionale per le proposte impiantistiche che scade il 14 marzo, e i bandi del MITE per l’economia circolare che scadono sempre il 14 marzo. Le imprese stanno facendo la propria parte proponendo progetti ed investendo, ma occorre che tutti si muovano nella stessa direzione, con l’obiettivo di garantire in pochi anni l’autosufficienza nel rispetto del principio di prossimità” conclude il presidente di Confservizi Cispel Toscana.

“Dallo studio emerge chiaramente, che se la Toscana non farà un piano rifiuti che preveda una dotazione impiantistica adeguata, nel 2030 avremo un gap importante di gestione ovvero ci saranno rifiuti industriali e urbani, che non troveranno soluzione in Toscana” sottolinea il presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi. “Questo significa che dobbiamo lavorare su una impiantistica all’avanguardia dotata delle migliori tecnologie disponibili per avere minori impatti ambientali – aggiunge Bigazzi – e perseguire con decisione il principio di autosufficienza del nostro territorio; per fare questo dobbiamo utilizzare tutte le tipologie di gestione dei rifiuti che sono riconosciute a livello europeo, con anche l’obiettivo di ridurre i costi per le aziende. In quest’ottica, diventa fondamentale, per risolvere il problema dei rifiuti, una partnership pubblico-privato che attivi una virtuosa collaborazione fra imprese pubbliche e private”.

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