Superata la crisi dei missili sovietici a Cuba (ottobre 1962) in risposta ai missili nucleari PGM-Jupiter statunitensi schierati in Italia (nelle Murge, tra Basilicata e Puglia), Turchia e Gran Bretagna, non si era più sentita la minaccia di ricorrere all’impiego di armi nucleari. La fine della guerra fredda e il dissolvimento dell’Unione Sovietica avevano fatto sperare che il rischio fosse svanito.
Sono passati sessant’anni. L’invasione dell’ Ucraina ripropone questioni che si pensavano risolte da tempo. Ancora lo scorso aprile c’era una ragionevole fiducia nella prudenza delle parti in contrasto, ma oggi la situazione sta peggiorando.
Il 16 giugno 2021 il vertice Putin-Biden a Ginevra aveva l’obiettivo di mantenere la “stabilità nucleare” e “gettare le basi per future misure di controllo degli armamenti e di riduzione dei rischi”. Il dialogo USA-Russia sulla stabilità strategica (SSD) aveva avuto inizio nel luglio successivo, e nel secondo, positivo incontro del 30 settembre vennero istituiti due gruppi di lavoro: “sui principi e gli obiettivi per il futuro controllo degli armamenti”. A pochi giorni dall’invasione dell’Ucraina, il dialogo per discutere limiti agli arsenali nucleari è stato sospeso e il 6 giugno il portavoce del Cremlino Dmitry Pescov ha dichiarato improbabile la ripresa dei colloqui.
Nel passato esponenti del governo russo avevano escluso la possibilità che Mosca ricorresse alle armi nucleari. Ancora nel 2018, Putin, a un incontro di esperti di politica internazionale, parlando della strategia russa, aveva detto che il ricorso alle armi nucleari “avrebbe significato una catastrofe globale”, quindi aveva promesso che la Russia non avrebbe mai attaccato per prima. Inoltre, il mese scorso il ministro della difesa Sergey Shoigu aveva affermato che dal punto di vista militare questo tipo di armi non è necessario e Sergey Lavrov, il ministro degli esteri, aveva ribadito che in Ucraina sarebbero state usate solo armi convenzionali.
Dopo l’inizio dell’invasione (24 febbraio) Putin ha annunciato di aver posto in stato di alto allerta le forze nucleari russe. Verosimilmente intendeva le armi nucleari tattiche, di potenza inferiore a quella delle bombe che, all’inizio dell’agosto 1945, avevano distrutto Hiroshima e Nagasaki (attualmente ce ne sarebbero circa 230 americane e da 1.000 a 2.000 russe, ma il dato è incerto), lasciando quindi nei depositi russi le spaventose bombe H, la cui potenza può superare quella di venti milioni di tonnellate di tritolo.
La situazione è cambiata anche in seguito alle contro-offensive ucraine. La probabilità del ricorso alle armi nucleari sta crescendo. La guerra di aggressione non ha dato i risultati che la Russia si prefiggeva. I referendum – non riconosciuti internazionalmente – hanno deciso l’adesione alla Russia delle province di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, che rappresentano circa il 15% del territorio dell’Ucraina. Un attacco delle forze ucraine a queste ragioni configurerebbe un attacco al territorio russo. Il 20 settembre Putin, in un recente discorso dai toni durissimi, ha ammonito che alla minaccia verso l’integrità territoriale della Russia “Sappiano che le abbiamo anche noi, tante armi e che useremmo tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere la Russia e il suo popolo. E questo non è un bluff”.
Il giorno seguente Dmitry Medvedev ha allargato la minaccia: ogni tipo di arma disponibile negli arsenali russi potrà essere impiegato, incluse le armi nucleari strategiche per difendere il suo territorio. Lavrov alla domanda se la Russia avrebbe usato armi nucleari per difendere le regioni dell’Ucraina annesse, ha risposto: “Tutte le leggi e le strategie della Federazione Russa valgono per tutti i suoi territori” e che le regioni dell’Ucraina annesse“ sono sotto la totale protezione dello stato“.
Il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, ha esortato la Russia a prendere in considerazione l’utilizzo di un’arma nucleare a bassa intensità in Ucraina, dopo la notizia del ritiro delle truppe russe da Lyman. Parole chiare e allarmanti. Ma altre dichiarazioni sono più tranquillizzanti.
L’ambasciatore russo in Francia, Alexei Meshkov, ha spiegato che «nella dottrina russa, ci sono soltanto due motivi per i quali noi potremmo utilizzare armi nucleari: un attacco con armi nucleari contro la Russia o i suoi alleati, o un attacco con armi convenzionali che metta in pericolo la nostra stessa esistenza. (…..) Per ora non ci sono motivi di utilizzare armi nucleari tattiche».
Joe Biden ha chiesto a Putin di non ricorrere alle armi nucleari: “Non farlo! Non farlo! Non farlo! Cambierebbe la fisionomia della guerra come non è mai accaduto (….) Una guerra nucleare non potrà essere mai vinta e non deve essere combattuta”; ha aggiunto che la risposta americana sarebbe “consequential”: “in relazione all’ampiezza dell’attacco verrà commisurata la nostra risposta”.
Max Hess, fellow del Foreign Policy Research Institute, ha scritto che se Putin userà le cosiddette armi nuclear tattiche, non ci sarà più alcun negoziato e Putin avrà chiuso per sempre con l’Occidente e probabilmente anche Cina, India, Sud Africa, BRICS e il resto del mondo si schiererebbero contro di lui. Jens Stoltenberg, Segretario generale della NATO, ha detto all’Agenzia Reuters che le trenta nazioni dell’alleanza difensiva occidentale resteranno calme e non si lasceranno trascinare in questa pericolosa retorica nucleare. Jake Sullivan, consigliere di Biden per la sicurezza nazionale, pochi giorni fa ha detto di aver ammonito funzionari russi, in conversazioni private, delle catastrofiche conseguenze se la Russia avesse usato le armi nucleari. D’altra parte però osservatori occidentali competenti sostengono di non aver rilevato alcun movimento intorno agli arsenali delle circa 2000 piccole armi nucleari tattiche, quelle che possono essere lanciate da missili a breve raggio.
Gli esperti sono divisi rispetto alla possibilità che Putin ricorra alle armi nucleari. James N. Acton, codirettore del Carnegie Endowment for International Peace, ha scritto che il Presidente russo ha dichiarato che la Russia oggi è una delle massime potenze nucleari nel mondo e che “nessuno può dubitare che un attacco diretto al nostro Paese porterebbe alla sconfitta e a terribili conseguenze a ogni potenziale aggressore”.
All’inizio di settembre Valerij Zaluzhnyi, comandante in capo delle forze armate Ucraine, ha ammonito “Esiste il rischio che, in determinate circostanze, la Russia ricorra all’impiego di armi nucleari tattiche”; ciò potrebbe portare a un conflitto nucleare limitato con altre potenze nucleari: “Ogni passo concreto verso l’uso di armi nucleari tattiche deve essere bloccato con ogni mezzo a disposizione di tutti i paesi del mondo”
Dello stesso parere è Rose Gottemoeller, vice segrataria della NATO dal 2016 al 2019: “Noi tutti siamo preoccupati; se viene costretto all’angolo, Putin potrebbe rispondere in modo orribile, ricorrendo all’impiego di armi di distruzioni di massa. ( ….) Nessuno può sapere cosa farà e come noi reagiremmo”. Considera anche che sipotrebbe ricorrere ad altre misure per piegare l’Ucraina, accentuando gli attacchi alle strutture civili e condannando il Paese al buio e al freddo invernale, tagliando le forniture elettriche. Anche il generale in pensione Barry McCaffrey ritiene che vi sia “clearly a danger” di attacchi con armi nucleari tattiche nel caso che Putin sia ridotto alla disperazione.
Di parere diverso è Justin Bronk, del Royal United Services Institute, che ritiene che Putin abbia scarsi vantaggi dall’uso di armi nucleari tattiche: “Contrariamente a quanto si crede, non sono molto efficaci, al di là del loro impatto simbolico, e se ne dovrebbe impiegare un numero enorme per spostare i rapporti di forze. (…..) Le forze militari ucraine e russe in genere sono molto vicine sul terreno, così che sarebbe difficile evitare un fratricidio; inoltre le ricadute radioattive contaminerebbero anche altri Paesi, Russia inclusa”. Il generale Sir Richard Shirreff, vice comandante in Europa del Supremo Comando Alleato dal 2011 al 2014, ammette che il rischio ci sia, ma che non sia grande, perché queste sono spade a doppio taglio: potrebbero danneggiare gli stessi russi se i venti spirassero da Ovest. La minaccia che la Russia ricorra a queste bombe di bassa potenza non può essere presa alla leggera, ma, secondo William Burns della stessa CIA, non vi sono evidenze che rafforzino questa preoccupazione..
Paradossalmente, mentre la guerra infuria e la minaccia dell’impiego di armi nucleari incombe, la Russia sta considerando la possibilità di un incontro tra negoziatori russi e statunitensi per discutere sul trattato per il controllo delle armi nucleari strategiche; Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli esteri, ha detto che la Russia è favorevole alla ripresa delle ispezioni previste dal trattato New START.
Qualche dato. Dalla fine della guerra a oggi altri otto stati hanno costruito le loro bombe nucleari; si è giunti a disporne decine di migliaia, soprattutto da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica.

Oggi, con la fine della guerra fredda, molte migliaia sono state smembrate o disattivate; sono circa 15.000 le testate ancora presenti nel mondo. In Italia ne rimangono circa ottanta, sotto il controllo degli Stati Uniti. La Russia, ancorché il suo PIL sia solo come quello dell’Italia e il suo bilancio militare solo un decimo di quello degli Stati Uniti, è una formidabile potenza nucleare.
Ritengo che si possa concludere che il rischio c’è, ma è basso. Non certo perché Putin si faccia scrupolo per le vite e le strutture che andrebbero distrutte; abbiamo abbondanti esempi della sua indifferenza rispetto a questi disastri. Forse avrebbe esitazioni di fronte all’inquinamento radioattivo che ne conseguirebbe su parte del territorio, e soprattutto di fronte alla esecrazione mondiale verso il suo paese: ci auguriamo che non sia abbastanza folle da rompere il tabù contro l’uso delle armi nucleari, un tabù che ha resistito 75 anni.
Il margine di incertezza è enorme. In ogni caso, è difficile trattare questo angosciante problema, perché la situazione in Ucraina non è statica ed è possibile che in questo stesso momento nuovi fatti possano modificare, speriamo in meglio, il quadro politico e militare.
Superata la crisi dei missili sovietici a Cuba (ottobre 1962) in risposta ai missili nucleari PGM-Jupiter statunitensi schierati in Italia (nelle Murge, tra Basilicata e Puglia), Turchia e Gran Bretagna, non si era più sentita la minaccia di ricorrere all’impiego di armi nucleari. La fine della guerra fredda e il dissolvimento dell’Unione Sovietica avevano fatto sperare che il rischio fosse svanito.
Sono passati sessant’anni. L’invasione dell’ Ucraina ripropone questioni che si pensavano risolte da tempo. Ancora lo scorso aprile c’era una ragionevole fiducia nella prudenza delle parti in contrasto, ma oggi la situazione sta peggiorando.
Il 16 giugno 2021 il vertice Putin-Biden a Ginevra aveva l’obiettivo di mantenere la “stabilità nucleare” e “gettare le basi per future misure di controllo degli armamenti e di riduzione dei rischi”. Il dialogo USA-Russia sulla stabilità strategica (SSD) aveva avuto inizio nel luglio successivo, e nel secondo, positivo incontro del 30 settembre vennero istituiti due gruppi di lavoro: “sui principi e gli obiettivi per il futuro controllo degli armamenti”. A pochi giorni dall’invasione dell’Ucraina, il dialogo per discutere limiti agli arsenali nucleari è stato sospeso e il 6 giugno il portavoce del Cremlino Dmitry Pescov ha dichiarato improbabile la ripresa dei colloqui.
Nel passato esponenti del governo russo avevano escluso la possibilità che Mosca ricorresse alle armi nucleari. Ancora nel 2018, Putin, a un incontro di esperti di politica internazionale, parlando della strategia russa, aveva detto che il ricorso alle armi nucleari “avrebbe significato una catastrofe globale”, quindi aveva promesso che la Russia non avrebbe mai attaccato per prima. Inoltre, il mese scorso il ministro della difesa Sergey Shoigu aveva affermato che dal punto di vista militare questo tipo di armi non è necessario e Sergey Lavrov, il ministro degli esteri, aveva ribadito che in Ucraina sarebbero state usate solo armi convenzionali.
Dopo l’inizio dell’invasione (24 febbraio) Putin ha annunciato di aver posto in stato di alto allerta le forze nucleari russe. Verosimilmente intendeva le armi nucleari tattiche, di potenza inferiore a quella delle bombe che, all’inizio dell’agosto 1945, avevano distrutto Hiroshima e Nagasaki (attualmente ce ne sarebbero circa 230 americane e da 1.000 a 2.000 russe, ma il dato è incerto),
lasciando quindi nei depositi russi le spaventose bombe H, la cui potenza può superare quella di venti milioni di tonnellate di tritolo. La situazione è cambiata anche in seguito alle contro-offensive ucraine.
La probabilità del ricorso alle armi nucleari sta crescendo. La guerra di aggressione non ha dato i risultati che la Russia si prefiggeva. I referendum – non riconosciuti internazionalmente – hanno deciso l’adesione alla Russia delle province di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, che rappresentano circa il 15% del territorio dell’Ucraina. Un attacco delle forze ucraine a queste ragioni configurerebbe un attacco al territorio russo. Il 20 settembre Putin, in un recente discorso dai toni durissimi, ha ammonito che alla minaccia verso l’integrità territoriale della Russia “Sappiano che le abbiamo anche noi, tante armi e che useremmo tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere la Russia e il suo popolo. E questo non è un bluff”.
Il giorno seguente Dmitry Medvedev ha allargato la minaccia: ogni tipo di arma disponibile negli arsenali russi potrà essere impiegato, incluse le armi nucleari strategiche per difendere il suo territorio.
Lavrov alla domanda se la Russia avrebbe usato armi nucleari per difendere le regioni dell’Ucraina annesse, ha risposto: “Tutte le leggi e le strategie della Federazione Russa valgono per tutti i suoi territori” e che le regioni dell’Ucraina annesse“ sono sotto la totale protezione dello stato“.
Il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, ha esortato la Russia a prendere in considerazione l’utilizzo di un’arma nucleare a bassa intensità in Ucraina, dopo la notizia del ritiro delle truppe russe da Lyman.
Parole chiare e allarmanti. Ma altre dichiarazioni sono più tranquillizzanti.
L’ambasciatore russo in Francia, Alexei Meshkov, ha spiegato che «nella dottrina russa, ci sono soltanto due motivi per i quali noi potremmo utilizzare armi nucleari: un attacco con armi nucleari contro la Russia o i suoi alleati, o un attacco con armi convenzionali che metta in pericolo la nostra stessa esistenza. (…..) Per ora non ci sono motivi di utilizzare armi nucleari tattiche».
Joe Biden ha chiesto a Putin di non ricorrere alle armi nucleari: “Non farlo! Non farlo! Non farlo! Cambierebbe la fisionomia della guerra come non è mai accaduto (….) Una guerra nucleare non potrà essere mai vinta e non deve essere combattuta”; ha aggiunto che la risposta americana sarebbe “consequential”: “in relazione all’ampiezza dell’attacco verrà commisurata la nostra risposta”.
Max Hess, fellow del Foreign Policy Research Institute, ha scritto che se Putin userà le cosiddette armi nuclear tattiche, non ci sarà più alcun negoziato e Putin avrà chiuso per sempre con l’Occidente e probabilmente anche Cina, India, Sud Africa, BRICS e il resto del mondo si schiererebbero contro di lui.
Jens Stoltenberg, Segratario generale della NATO, ha detto all’Agenzia Reuters che le trenta nazioni dell’alleanza difensiva occidentale resteranno calme e non si lasceranno trascinare in questa pericolosa retorica nucleare.
Jake Sullivan, consigliere di Biden per la sicurezza nazionale, pochi giorni fa ha detto di aver ammonit o funzionari russi, in conversazioni private, delle catastrofiche conseguenze se la Russia avesse usato le armi nucleari.
D’altra parte pperò osservatori occidentali competenti sostengono di non aver rilevato alcun movimento intorno agli arsenali delle circa 2000 piccole armi nucleari tattiche, quelle che possono essere lancjate da missili a breve raggio.
Gli esperti sono divisi rispetto alla possibilità che Putin ricorra alle armi nucleari.
James N. Acton, codirettore del Carnegie Endowment for International Peace, ha scritto che il Presidente russo ha dichiarato che la Russia oggi è una delle massime potenze nucleari nel mondo e che “nessuno può dubitare che un attacco diretto al nostro Paese porterebbe alla sconfitta e a terribili conseguenze a ogni potenziale aggressore”.
All’inizio di settembre Valerij Zaluzhnyi, comandante in capo delle forze armate Ucraine, ha ammonito “Esiste il rischio che, in determinate circostanze, la Russia ricorra all’impiego di armi nucleari tattiche”; ciò potrebbe portare a un conflitto nucleare limitato con altre potenze nucleari: “Ogni passo concreto verso l’uso di armi nucleari tattiche deve essere bloccato con ogni mezzo a disposizione di tutti i paesi del mondo”
Dello stesso parere è Rose Gottemoeller, vice segrataria della NATO dal 2016 al 2019: “Noi tutti siamo preoccupati; se viene costretto all’angolo, Putin potrebbe rispondere in modo orribile, ricorrendo all’impiego di armi di distruzioni di massa. ( ….) Nessuno può sapere cosa farà e come noi reagiremmo”. Considera anche che sipotrebbe ricorrere ad altre misure per piegare l’Ucraina, accentuando gli attacchi alle strutture civili e condannando il Paese al buio e al freddo invernale, tagliando le forniture elettriche.
Anche il generale in pensione Barry McCaffrey ritiene che vi sia “clearly a danger” di attacchi con armi nucleari tattiche nel caso che Putin sia ridotto alla disperazione.
Di parere diverso è Justin Bronk, del Royal United Services Institute, che ritiene che Putin abbia scarsi vantaggi dall’uso di armi nucleari tattiche: “Contrariamente a quanto si crede, non sono molto efficaci, al di là del loro impatto simbolico, e se ne dovrebbe impiegare un numero enorme per spostare i rapporti di forze. (…..) Le forze militari ucraine e russe in genere sono molto vicine sul terreno, così che sarebbe difficile evitare un fratricidio; inoltre le ricadute radioattive contaminerebbero anche altri Paesi, Russia inclusa”.
Il generale Sir Richard Shirreff, vice comandante in Europa del Supremo Comando Alleato dal 2011 al 2014, ammette che il rischio ci sia, ma che non sia grande, perché queste sono spade a doppio taglio: potrebbero danneggiare gli stessi russi se i venti spirassero da Ovest.
La minaccia che la Russia ricorra a queste bombe di bassa potenza non può essere presa alla leggera, ma, secondo William Burns della stessa CIA, non vi sono evidenze che rafforzino questa preoccupazione..
Paradossalmente, mentre la guerra infuria e la minaccia dell’impiego di armi nucleari incombe, la Russia sta considerando la possibilità di un incontro tra negoziatori russi e statunitensi per discutere sul trattato per il controllo delle armi nucleari strategiche; Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli esteri, ha detto che la Russia è favorevole alla ripresa delle ispezioni previste dal trattato New START.
Qualche dato. Dalla fine della guerra a oggi altri otto stati hanno costruito le loro bombe nucleari; si è giunti a disporne decine di migliaia, soprattutto da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica.
Oggi, con la fine della guerra fredda, molte migliaia sono state smembrate o disattivate;sono circa 15.000 le testate ancora presenti nel mondo. In Italia ne rimangono circaottanta, sotto il controllo degli Stati Uniti. La Russia, ancorché il suo PIL sia solo come quello dell’Italia e il suo bilancio militare solo un decimo di quello degli Stati Uniti, è una formidabile potenza nucleare.
Ritengo che si possa concludere che il rischio c’è, ma è basso. Non certo perché Putin si faccia scrupolo per le vite e le strutture che andrebbero distrutte; abbiamo abbondanti esempi della sua indifferenza rispetto a questi disastri. Forse avrebbe esitazioni di fronte all’inquinamento radioattivo che ne conseguirebbe su parte del territorio, e soprattutto di fronte alla esecrazione mondiale verso il suo paese: ci auguriamo che non sia abbastanza folle da rompere il tabù contro l’uso delle armi nucleari, un tabù che ha resistito 75 anni.
Il margine di incertezza è enorme.
In ogni caso, è difficile trattare questo angosciante problema, perché la situazione in Ucraina non è statica ed è possibile che in questo stesso momento nuovi fatti possano modificare, speriamo in meglio, il quadro politico e militare.
Roberto Fieschi