Firenze – “Andrea Giorgio vicesindaco”, “Mirko Dormentoni prossimo candidato sindaco”, “imminente rimpasto in giunta ai danni di Cecilia del Re”, assessora all’Urbanistica. Se tutte le voci di una nuova corsa alle poltrone innescata dal terremoto Elly Schlein fossero fondate, allora sono vere le più funeste previsioni sul destino del Pd. Esse presuppongono che a poco più di un anno dalle elezioni comunali a Firenze, Dario Nardella rivoluzioni la sua compagine amministrativa per ricalibrarla sui risultati delle primarie che sono andate nel peggiore dei modi per chi si era proposto come sostenitore e coordinatore della mozione di Stefano Bonaccini.
Se lo facesse, sarebbe un pessimo segnale per il corso avviato dalla nuova segreteria. Sarebbe come una sorta di spoil system all’italiana sul modello di ciò che accade quando cambia presidente negli Stati Uniti. In parole povere: l’”ora tocca a me” prescinde totalmente dall’esperienza e dalla competenza, per privilegiare le aspirazioni di singoli che hanno tutto da dimostrare, e questo a pochi mesi dalla conclusione della Consiliatura.
Ma il motivo principale perché si rifletta e si approfondisca la linea che verrà impressa al partito è un altro. Tutti i commentatori concordano sul fatto che, se il Pd vuole riconquistare iniziativa politica e favore degli elettori, occorre che i nuovi vertici riescano nell’impresa di integrare le due anime, quella moderata (per lo più di origine cattolica-liberale) e quella che recupera con convinzione e radicalità i temi e i valori della sinistra.
Ciò significa che i perdenti non sono veri perdenti, ma coloro che non sono riusciti a convincere gli elettori della bontà della loro visione del futuro di questo paese e i vincenti, lo sono in quanto hanno dimostrato una forte capacità di mettersi in sintonia con il loro elettorato tradizionale di sinistra da tempo disorientato e deluso. Elly Schlein avrà un futuro come leader solo se riuscirà, con saggezza e intelligenza, a far cooperare gli uni e gli altri, a distribuire incarichi con misura e secondo le capacità. A scegliere per esempio candidati sindaci a Prato e Firenze che abbiano le caratteristiche giuste per guidare le due città.
A tenere insieme le due anime saranno i programmi discussi e approfonditi da tutto il partito che rifletteranno le idee e gli obiettivi di fondo che la nuova segreteria avrà posto alla base della sua azione politica. Siamo pertanto sicuri che Nardella non farà alcun rimpasto e non aprirà alcuna stagione di resa dei conti e lunghi coltelli. Così come siamo sicuri che la segretaria del Pd avrà presto modo di dimostrare che la guerra per bande è finalmente conclusa.