Quando siamo arrivati a Cavezzo il 29 maggio dello scorso anno non eravamo pronti. A Reggio città la scossa si era sentita forte, ma non aveva fatto danni. Quando siamo arrivati nella Bassa abbiamo cominciato a capire quello che era accaduto perché più ci avvicinavamo alla zona dell’epicentro diventava sempre più evidente la distruzione del terremoto. Ma a Cavezzo non eravamo pronti, perché è difficile raccontare un paese spazzato via in una manciata di secondi. Non c’era panico tra le macerie, solo silenzio. Sono seguiti giorni di tendopoli e transenne, bilanci e ferite. Con le nostre telecamere pochi giorni dopo siamo entrati nella zona rossa di Reggiolo, in un centro storico deserto e irreale. Ci ha accompagnato una persona che aveva appena perso il suo negozio. “E’ un disastro, ma ricominceremo” aveva detto. Ed è andata così.
Un anno dopo, nonostante la crisi, la burocrazia e i ritardi l’Emilia si è rialzata. Resta ancora tanto da fare, ma il colpo non è stato fatale. Molte aziende hanno ripreso a produrre dopo il crollo dei capannoni, gli scaffali dei caseifici che hanno subito danni immani sono di nuovo pieni di forme. Le macerie rimosse ammontano a 359 mila tonnellate, i cantieri aperti sono stati 1.313 di cui 1.059 già chiusi. Complessivamente sono stati avviati 23 programmi di intervento, per 15 milioni di euro, per un ammontare di macerie da rimuovere pari ad oltre 430 mila tonnellate di detriti. “Molto e’ stato fatto e molto abbiamo da fare” ha spiegato mercoledì in conferenza stampa l’assessore alle Attività produttive della Regione Giancarlo Muzzarelli, ricordando che “siamo partiti da zero e senza un centesimo, senza una norma, ma abbiamo cercato di trovare una risposta strategica e di dare il buon esempio”. “La reazione della comunità è stata straordinaria – ha aggiunto – per far riprendere la vita sociale e produttiva mantenendo le radici senza fermarsi”.
Dei 45 mila sfollati, sono solo 68 le persone ancora fuori casa e che vivono attualmente in albergo. Si ricostruiscono le abitazioni (33 mila case inagibili): il totale delle pratiche in corso per l’erogazione dei contributi è di di 2.660 di cui 600 in pagamento. I contributi concessi sono oltre quasi 40 milioni di euro, di questi 11 milioni sono già in liquidazione. Le case le cui pratiche sono gia’ state accettate sono, infatti, 3.700 e 800 gli immobili ad uso produttivo, commerciale e di servizi. Si aggiungono 39 milioni stanziati per il ripristino delle case pubbliche. E riparte anche l’economia, nonostante i danni e la crisi: 1.056 le imprese che hanno richiesto contributi (15 milioni di euro) per la delocalizzazione temporanea nelle aree individuate dai Comuni, 386 le domande per il ripristino del potenziale agricolo produttivo (27,5 milioni di euro) e 109 le domande giunte alla piattaforma Sfinge. E se il terremoto ha causato un picco di cassa integrati che nel novembre 2012 ha toccato il record di oltre 40 mila lavoratori interessati, questi sono scesi a circa 2.700. Tuttavia sono 1.100 i posti persi nel commercio e nella ristorazione, per un totale di 4.800 posti di lavoro dipendente che sono scomparsi.
Tra le attività più colpite ci sono i caseifici del Parmigiano Reggiano. Sono state migliaia le forme distrutte dal sisma, ma grazie alla solidarietà un patrimonio di inestimabile valore non è andato perduto. E i i produttori per ringraziare e mostrare come si sono rialzati dopo la tragedia nei finesettimana di sabato 25 e domenica 26 maggio 2013 e di sabato 1 e domenica 2 giugno 2013 sarà possibile toccare con mano la ricostruzione e la ripresa dell’attività visitando i caseifici e magazzini.
E’ passato un anno e resta ancora molto da fare. Ma l’Emilia non è stata piegata dal terremoto.
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